DIGIUNO-ILEO (lat. sc. intestinum ieiunum, i. ileum)
In anatomia umana è la porzione mobile dell'intestino tenue (intestinum tenue mesenteriale) che s'inizia all'altezza della seconda vertebra lombare dalla flexura duodenoieiunalis e, descrivendo una serie d'anse o circonvoluzioni intestinali, si porta al cieco. È lungo da 6 a 8 metri; la sua metà superiore circa si chiama digiuno; ad essa segue, senza limiti netti, l'ileo, dal quale si differenzia per la parete più spessa, le pliche circolari e i villi più numerosi e più sviluppati, la mancanza dei noduli di Peyer. La porzione inferiore dell'ileo può presentare un diverticolo variabile di sede e di dimensioni (diverticolo di Meckel) residuo del dotto onfaloenterico (v. digerente, apparato; e diverticolo).
Chirurgia. - Le ferite del digiuno-ileo, qualora siano state scoperte mediante l'esplorazione laparotomica della cavità addominale, debbono essere suturate; la sutura si fa a due piani siero-muscolari ed è seguita, ove occorra, dal drenaggio della cavità peritoneale. Ferite però molto estese, o che interessino il mesentere, cosi da rendere dubbia la vitalità dell'ansa, vanno trattate con la resezione del segmento intestinale leso.
Grande importanza chirurgica hanno le perforazioni d'ulcere intestinali. L'ulcera semplice del tenue è rara (Leotta), difficile da diagnosticare, e provoca di solito, perforandosi, una peritonite acutissima alla quale può fare rimedio soltanto l'intervento immediato con sutura della perforazione e drenaggio peritoneale. Frequenti sono invece le perforazioni di ulcere da tifo, con sede d'elezione nella parte terminale dell'ileo. La perforazione di tali ulcere è talora preceduta da una fase peritonitica locale, da propagazione dei germi attraverso le pareti intestinali assottigliate; altre volte è acuta, nella cavità peritoneale libera, con dolore spontaneo vivissimo nella fossa iliaca destra, la cui parete muscolare s'irrigidisce, mentre appaiono vomiti, abbassamento della temperatura e leucocitosi. Una laparatomia precoce può portare a guarigione questi casi assai gravi, mercé la sutura della perforazione e il drenaggio della cavità peritoneale; assai aleatoria deve ritenersi, invece, la cura con l'abboccamento della perforazione alla cute, che è stata consigliata in casi gravi, soprattutto per riparare con maggior sicurezza agli accidenti occlusivi. Le perforazioni di ulcere tubercolari del tenue sono non rare, ma difficilmente avvengono nella cavità peritoneale libera; si tratta spesso di perforazioni nell'intestino con formazioni di fistole ileo-ileali o ileo-coliche, oppure di perforazioni in spazî peritoneali già delimitati da aderenze, con formazione d'ascessi piostercoracei, spesso gassosi. Questi ascessi costituiscono complicazioni assai gravi e la loro apertura porta spesso a formazione di fistole stercoracee ribelli che aggravano rapidamente le condizioni generali.
Più spesso l'opera del chirurgo è richiesta per gli effetti di stenosi cicatriziali o infiammatorie del tenue. Soprattutto la tubercolosi è in causa in questi casi; altre volte si tratta di cicatrici in anse che furono comprese in ernie strozzate e ridotte; d'esiti di processi peritonitici, ecc. La diagnosi si basa sui sintomi d'ostacolato circolo intestinale, e sui reperti radiologici, mentre la storia clinica illumina di solito sulla causa della stenosi. La cura è chirurgica: radicale, se fatta la laparatomia, s'eseguisce la resezione del segmento intestinale stenotico, seguita da entero-anastomosi terminoterminale o latero-laterale; palliativa, se si giudichi impossibile togliere l'ostacolo e vi si rimedia con l'esclusione del tratto stenotico mediante anastomosi fra un'ansa soprastante e una sottostante al restringimento.
Disturbi di canalizzazione del tenue possono essere prodotti da corpi estranei, siano essi stati accidentalmente deglutiti, siano rappresentati da calcoli biliari o da enteroliti; spesso è necessaria l'ablazione di codesti corpi mercé l'enterotomia.
I tumori del digiuno-ileo possono essere benigni o maligni. I primi, più rari, sono lipomi, fibrolipomi, spesso peduncolati, o polipi adenomatosi, che si manifestano per segni di stenosi, e per lo più perché causano l'invaginazione del segmento colpito nel lume dell'intestino a valle. Sono facilmente curabili con la resezione intestinale, previa disinvaginazione, ove occorra. I tumori maligni sono più spesso di natura sarcomatosa che epiteliale; mentre questi ultimi sono stenosanti, i sarcomi determinario invece una dilatazione del lume in corrispondenza del tratto colpito, con sintomi di diarrea più o meno sanguigna. Nell'un caso e nell'altro si tratta d'affezioni gravi, nelle quali purtroppo la diagnosi di natura spesso non è abbastanza precoce da consentire la cura radicale, e cioè la resezione dell'intestino col corrispondente mesentere.