dilettanza
Di notevole frequenza specialmente nel linguaggio lirico due-trecentesco (Iacopo da Lentini, Mazzeo di Ricco, Odo delle Colonne, Rinaldo d'Aquino, Bonagiunta, Guittone, Neri de' Visdomini), il vocabolo vale " diletto ", " piacere ", in senso generico, in Pg IV 1 per dilettanze o ver per doglie; la selvaggia dilettanza di Rime LXI 11 è invece il " piacere " che dà l'andare a caccia. Col valore preciso di " piacere sensuale ", in Fiore XLI 6 tu non troverai in nulla parte / di me più bella... / né che ti doni più di dilettanza, e CLXXXVII 8, 9 e 13; cfr. anche Rime dubbie XXII 9 [l'uomo] deve... / desioso nel desio stare / d'ora d'amore... / E quel che viene in su la dilettanza / è di valer non mai sì desioso. E riferito a un godimento spirituale, in Pd XVIII 58 per sentir più dilettanza / bene operando, l'uom... / s'accorge che la sua virtute avanza.