dilettare
[dilette, in rima, indic. pres. II singol.] - Con costruzione transitiva, nel senso di " deliziare ", " procurare diletto, piacere a qualcuno " il termine compare in Rime LXI 5 Sonar bracchetti, e cacciatori aizzare, / lepri levare e isgridar le genti / ... assai credo che deggia dilettare / libero core e van d'intendimenti; Cv III VI 4 hanno di quello che loro diletta; Pd XIV 60 li organi del corpo saran forti / a tutto ciò che potrà dilettarne.
Con costrutto assoluto, in Cv II V 5 Chi è questa che ascende del diserto, piena di quelle cose che dilettano, appoggiata sopra l'amico suo ?
Con costruzione intransitiva pronominale, vale " godere ", " provare piacere ", in Vn XVIII 1 certe donne... adunate s'erano dilettandosi l'una ne la compagnia de l'altra; Cv I IV 8 molti, dilettandosi ne le male operazioni, hanno invidia a' mali operatori; IV Le dolci rime 131 e solo in lealtà far si diletta; XXII 9; Pd XXV 85 ti dilette di lei; Rime dubbie XVI 11 dilettare il core / da poi non s'è voluto in altra cosa; Fiore XL 6 sì vuol ch'uon si diletti in tutte guise, e 9. Il verbo è seguito direttamente dall'infinito, in Cv III XI 9 si dilettano studiare in Rettorica o in Musica; l'infinito è invece preceduto dalle preposizioni ‛ di ', ‛ a ', ‛ in ': Vn XXXVII 1 si cominciaro a dilettare troppo di vederla; Pg X 97 io mi dilettava di guardare; XIV 124, con uso impersonale, mi diletta / troppo di pianger; XVII 20 l'uccel ch'a cantar più si diletta; Cv III XI 9 si dilettano in intendere; IV XXVI 14, Fiore L 8 e LVII 11.
Per " dilettarsi ", con l'omissione della particella pronominale, secondo un uso frequente in antico (Contini), in Rime LX 3 e se vuol l'un de l'altro dilettare, / trattiam di nostra donna ornai, signore; Fiore XL 8 'n dilettando sua semenza grana, 11 e 13.
In Pg XII 83 Di reverenza il viso e li atti addorna, / sì che i diletti lo 'nvïarci in suso, il pronome i può essere inteso come complemento indiretto: " gli piaccia "; molte edizioni fino al Foscolo e alla '37 leggono sì ch'ei diletti: " ei meglio si interpreterebbe come dativo (anche che i), che come soggetto (‛ egli abbia caro ') "; altre lezioni sono che 'l e ch'el (Petrocchi, ad l.).
Il verbo è sostantivato in Pd VII 84 e in sua dignità mai non rivene, / se non rïempie, dove colpa vòta, / contra mal dilettar con giuste pene, e Fiore XLI 1 Del dilettar non vo chiti tua parte.