BOLINTINEANU, Dimitrie
Nacque nei dintorni di Bucarest, a Bolintin-din-Vale, secondo alcuni nel 1819, secondo altri nel 1826. Figlio di un romeno di Macedonia per nome Cosmadi, fece i suoi studî dapprima in casa di un boiaro di Bucarest, poi al collegio di S. Sava. Fu quindi impiegato di stato, finché nel 1845 fu mandato a Parigi dall'Associazione letteraria fondata da poco a Bucarest sotto gli auspici dei fratelli Golescu ed ivi più che ai suoi studî di legge, attese a limare le poesie che aveva composte negli anni precedenti e che il Rosetti pubblicò poi a Bucarest col titolo di Melodiile Române.
Scoppiata la rivoluzione del 1848, tornò in patria e redasse, col Bălcescu e il Bolliac, il giornale Poporul Suveran (Il popolo sovrano), ma, dopo l'esito infelice della rivoluzione, fu esiliato e peregrinò in Transilvania, Turchia, Egitto e Macedonia finché si decise a tornarsene a Parigi per continuare gli studi interrotti.
Nel 1859 tornò in patria, dove fu nominato ministro degli Esteri e quindi dell'Istruzione pubblica e dei Culti. In seguito a insistenze sue, del Negri e di V.A. Urechiă, furono istituite le prime scuole romene in Macedonia.
Nel 1866 si ritirò a vita privata e si occupò solo di letteratura. Pubblicò drammi in prosa e in versi, poesie liriche, epiche e satiriche e un romanzo intitolato Elena. Morì nel 1872.
Prosatore e drammaturgo mediocre, il B. occupa invece un posto importante nella storia della poesia romena per la facilità del verso, la varietà dei metri e la vivacità orientale ed esotica del colorito. Troppo celebrato un tempo e quasi popolare, ora il B. può dirsi quasi dimenticato. Tuttavia alcune delle sue poesie, quali p. es. O fata tânărǎ pe patul morüii (Una giovinetta sul letto di morte), Cea din urmǎ noapte a lui Mihaiŭ Viteazŭ (L'ultima notte di Michele il Bravo), Fata de la Cozia (La vergine di Cozia), e Mihai scǎpând stintardul (Michele il Bravo salva la bandiera), nonostante che la prima risenta della lettura della Jeune Captive di André Chénier, la terza di quella del Tasso (episodio di Erminia riconosciuta per donna al caderle dell'elmo per cui le chiome d'oro le si spandono sulla corazza), godettero ai loro tempi di una meritata fama. Benché quasi nessuna delle sue poesie possa dirsi perfetta, in quasi tutte troviamo versi e strofe di singolare bellezza e armonia.
Scrisse in romeno: Poesii vechi ṣi nonǎ (Bucarest 1855), Melodiile rumîne (Bucarest 1858), Bataliile Românilor (Bucarest 1859), ed altre riunite più tardi in due volumi di Poezii (Bucarest 1865); e in francese, con prefazione di Philarète Chasles: Brises d'Orient, poésies roumaines traduites per l'auteur lui-même (Parigi 1886), suddivise in Fleurs du Bosphore, Légendes historiques de Roumanie, Basnes, Macédoniennes e Rêveries.
Bibl.: N. Iorga, Istoria literaturii romíneóti în veacul al XIX-lea, Vlaenii-de-Munte 1909, III, p. 37 segg.; N. I. Apostolescu, L'influence des romantiques français sur la poésie roumaine, Parigi 1909, pp. 202-237.