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dimorare

di Lucia Onder - Enciclopedia Dantesca (1970)
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dimorare [dimore, indic. pres. II singol.; dimorrà, fut. III singol.]

Lucia Onder

Con costruzione intransitiva, per " far dimora, sosta ", " stare in un luogo ", in Vn XXII 5 E però dimorando ancora nel medesimo luogo, donne anche passaro presso di me; Cv III Amor che ne la mente 21 ove dimora / la donna di cui dire amor mi face; Pg I 88 di là dal mal fiume dimora; II 12 va col cuore e col corpo dimora; VII 63 aver si può diletto dimorando; VIII 122 (con costrutto impersonale); XI 129, XXVIII 94; Fiore L 3 gli passe o dimore davante.

Per " indugiare, trattenersi con l'amante ", in Fiore CLXXII 14 Po' dimora con lui e fagli festa; ugualmente il participio presente, nella locuzione ‛ esser dimorante ' che compare in rima, in CLXXb 7.

In espressione temporale, per " indugiare ", in Vn XVIII 9 dimorai alquanti dì, e Fiore LV 9 dimora un tempo san parlarne; è costruito con l'ausiliare ‛ essere ', in CC 3 e quand'i' fui un poco dimorato, / verso 'l giardin n'andai da l'altra parte. Per " durare ", in espressione figurata, in CLXXXVII 8 amendue insieme deggian affinare / lor dilettanza; e dimorasse un anno!; con costruzione impersonale in Vn III 7 Appresso ciò poco dimorava che la sua letizia si convertia in amarissimo pianto.

Per estensione vale " vivere ", in Vn XIII 7 E in questo stato dimorando, mi giunse volontade di scriverne parole rimate; Cv IV I 8 quasi ne la sua assenzia dimorando, entrai a riguardare col pensiero lo difetto umano; XXIII 10 né da credere è ch'elli [Cristo] non volesse dimorare in questa nostra vita al sommo. Il verbo è seguito dal predicativo del soggetto in Vn VII 5 15 io pover dimoro. Con uguale costruzione sintattica, nel senso di " essere ", " stare ", in Pg XIII 72 come a sparvier selvaggio / si fa però che queto non dimora.

Per " rimanere ", in Fiore LV 13 no lle dimorrà sopr'osso carne, e LXXVIII 8.

In contesto figurato, per " trovarsi ", " stare ", è detto di Amore, in Vn XXIII 21 31 piansemi Amor nel core, ove dimora, e Cv IV Le dolci rime 19 chiamo quel signore / ch'a la mia donna ne li occhi dimora (cfr. Rime LXXX 15 dove D., sempre alludendo ad Amore, parla di un segnor gentile; in Cv IV II 17 ci dà il valore allegorico: chiamo la veritade che sia meco, la quale è quello signore che ne li occhi, cioè ne le dimostrazioni de la filosofia dimora); in Le dolci rime 87 è detto della virtù che è, secondo che l'Etica dice, / un abito eligente, / lo qual dimora in mezzo solamente (cfr. Arist. Eth. nic. II 6, 1106 b 36 " Est igitur virtus habitus in medietate existens "); così in Rime LXXXIII 16 ell'è verace insegna / la qual dimostra u' la vertù dimora. Ugualmente in LXXXV 7, Vn II 4 lo spirito de la vita... / dimora ne la secretissima camera de lo cuore (così anche ai §§ 5 e 6), XXXVIII 8 2; If XVI 67 cortesia e valor dì se dimora / ne la nostra città sì come suole.

Per " consistere ", in Vn XVIII 4 in quello [il saluto della donna] dimorava la beatitudine.

Vocabolario
dimorare
dimorare v. intr. [dal lat. demorari «trattenersi, indugiare», der. di morari «ritardare, dimorare»] (io dimòro, ecc.; aus. avere, più raro essere). – 1. a. Abitare, più o meno stabilmente, in un luogo: in quel tempo dimoravo a Torino;...
dimòra
dimora dimòra s. f. [der. di dimorare]. – 1. a. Il dimorare; sosta, permanenza in un luogo: prenderai Alcun buon frutto di nostra d. (Dante); far d., dimorare o anche fermarsi, sostare in un luogo, e con uso estens. e fig., di cose, permanere,...
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