dimostrazione (demonstrazione)
Vocabolo caratteristico del linguaggio prosastico; lo si trova infatti una sola volta nella Commedia, mentre è abbastanza frequente nel Convivio. Esso presenta sempre il significato di " argomentazione probativa " (v. DIMOSTRARE) tranne che nell'occorrenza di Cv II I 12 dove la litterale dimostrazione indica la " spiegazione " o " esposizione " del testo della canzone secondo la lettera; in II V 16 la migliore dimostrazione de li astrologi ha appunto senso di " prova "; in XV 4 le sue demonstrazioni (della Filosofia) e in XV 7 la prima demonstrazione di questa donna (la Filosofia) ha valore tecnico; qui d. è nel senso proprio di demonstratio scientifica o scientialis (l'ἀπὸδειξις aristotelica, che è prova mediante sillogismo e quindi ἐπιστημονιχή; cfr. Anal. post. I 2, 71 b 17; 6, 75 a 30). Spiega Tommaso (Sum. theol. I II 54 2 ad 2): " demonstrationis, quae est syllogismus faciens scire "; (Comm. in Post. Anal. I 13 C): " demonstratio facit scire conclusionem necessariam, ergo oportet, quod sit ex principiis necessariis "; per la d. necessaria, che procede da principi universali e necessari per fornire conclusioni parimenti universali e necessarie, cfr. sempre il commento di Tommaso (Comm. in Post An. I 14 d " demonstratio est ex necessariis et de necessariis... quia est scientifica id est faciens scire ". La d. in tal senso è quindi la ‛ prova ' per eccellenza della verità, di cui dispone la ragione naturale, e quindi strumento produttore di scienza. Altre occorrenze in III XV 2, IV II 17, XVIII 4. In II XIII 29 l'edizione Busnelli-Vandelli e quella del '21 hanno per le sue [dimostrazioni], il testo Simonelli reca per le sue [ancelle].
Nella Commedia il termine è presente in Pd XXIV 96, sempre nel senso tecnico già detto (cfr. il silogismo di v.94): 'nverso d'ella / ogne dimostrazion mi pare ottusa: di fronte all'‛ acutezza ' della parola della verità rivelata ogni altro tentativo di provarla sembra a D. ‛ ottuso '.