dinamica economica strutturale
Nuova concezione della d. e. che si propone di studiare i movimenti nel tempo delle grandezze economiche di base, come il prodotto interno lordo, il consumo totale, gli investimenti totali, l’occupazione totale e così via, in relazione alla variazione nel tempo delle loro componenti, ossia in relazione al mutamento della loro struttura. La dinamica dei sistemi economici moderni, a cominciare dall’inizio della Rivoluzione industriale, rivela molto chiaramente che esiste un legame intrinseco tra i movimenti delle grandezze globali e la variazione della loro struttura.
Non è sempre facile, nel breve periodo, distinguere le variazioni strutturali genuine (ossia i cambiamenti nella composizione delle variabili economiche che sono permanenti e irreversibili) da quelle che sono puramente transitorie e reversibili. Ma via via che il tempo trascorre, le variazioni transitorie, nell’una o nell’altra direzione, si elidono a vicenda, mentre i cambiamenti strutturali non solo permangono, ma tendono ad accentuarsi. Nello studio di questi movimenti dinamici, la teoria economica ha troppo spesso confuso i due tipi di variazioni e inoltre ha generalmente considerato lo studio dei cambiamenti strutturali come se fosse subordinato e complementare a quello dei movimenti macroeconomici. Un’analisi più accurata ha però rivelato che i movimenti dinamici macroeconomici non sono affatto un’espressione semplificata di quelli dinamici strutturali, quasi che questi si possano ignorare. Ci si è accorti che lo studio della d. e. s. non è semplicemente complementare a quello della d. macroeconomica. È qualcosa di più profondo. In molti casi i risultati dell’analisi dell’una possono dimostrarsi addirittura incompatibili con quelli dell’altra.
Essenzialmente i due approcci incorporano due diverse visioni del mondo industriale. La visione che è sottostante al modello tradizionale aggregato di crescita economica incorpora una configurazione del sistema che è al massimo di espansione stazionaria. La visione della d. e. s. ha invece origine da una concezione del sistema economico in cui le sue componenti sono in continua evoluzione. Più precisamente, si può dire che la visione macroeconomica tradizionale ha sempre considerato un modello economico multi-settoriale come se fosse una più semplice specificazione dettagliata, in quanto disaggregata, delle sue stesse grandezze aggregate. A questa stregua, le analisi condotte con modelli multi-settoriali sono state considerate come complementari, in quanto specificazioni di quelle condotte con un tradizionale modello di crescita macroeconomica. Ma questo approccio si è rivelato insufficiente per un appropriato sviluppo di una genuina analisi della d. e. strutturale.
Naturalmente, un qualsiasi modello multi-settoriale è caratterizzato, a un certo momento nel tempo, da una particolare struttura e la dimensione aggregata della produzione dell’intero sistema economico risulterà da una media ponderata delle produzioni dei vari settori, le ponderazioni essendo determinate dalle proporzioni settoriali rispetto alla produzione aggregata. Queste proporzioni per l’intero sistema derivano da un lato dalla tecnologia in applicazione nelle varie branche produttive e dall’altro dalla composizione della domanda settoriale. Ne segue che sia la tecnologia sia la domanda, tra loro combinate, verranno a plasmare la struttura dell’intero sistema economico. Questa struttura sarà però specifica a ciascun singolo periodo del tempo. Pertanto, allorché in questa analisi si introduce l’elemento tempo, l’intera struttura verrà a cambiare progressivamente. È proprio questo che fa cadere la complementarità tra i due approcci sopra precisati. Naturalmente si possono in astratto immaginare particolari tipi di sistemi economici che crescono in termini assoluti, ma nello stesso tempo mantengono le quantità relative assolutamente costanti. Secondo alcune ricerche (L.L. Pasinetti, Structural change and economic growth, 1981), si è potuto però dimostrare che questi sono casi particolari (sebbene agli stessi sia stata dedicata quasi tutta la letteratura sulla crescita economica – incluso il modello del matematico J. Von Neumann). In effetti, questi casi sono davvero così particolari da escludere che possano mai verificarsi nella realtà economica. Emergono, invece, come i casi veramente realistici quelli nei quali sia la produttività delle varie industrie del sistema economico sia la domanda esercitata dai consumatori e dai produttori evolvono nel tempo in modo diverso l’una dall’altra. In tutti questi casi, la d. s. della produttività da un lato e la d. s. della domanda dall’altra danno luogo a una d. s. complessiva che possiamo ben definire vera, perché è quella in cui le grandezze relative sono in continua evoluzione. È ciò che avviene in tutti i sistemi industriali. Ed è proprio questo l’oggetto delle indagini e delle ricerche della d. e. strutturale, cui tuttavia, finora, gli economisti teorici hanno prestato poca attenzione. Eppure sono proprio tali ricerche che dovranno essere maggiormente incoraggiate, per poter capire le caratteristiche e modellare le esigenze della società globalizzata postindustriale che sta evolvendosi nel terzo millennio.