DELLA ROCCA, Dino
Figlio di Ranieri. di Ubertino, apparteneva ad una famiglia originaria della Maremma pisana.
Visdomini di Rocca a Palmento - da cui prendevano il nome - presso Campiglia Marittima, si trasferirono a Pisa, dove il nonno del D., Ubertino, abitava già nel 1228, pur mantenendo sempre sia il possesso del castello avito sia stretti rapporti con la Maremma. A Pisa i Della Rocca abitarono nel quartiere di Mezzol prima, nel sec. XIII, nella "cappella" di S. Paolo all'Orto, poi, nel sec. XIV, in quella di S. Lorenzo alla Rivolta. Alla vita politica cittadina i Della Rocca parteciparono attivamente solo dal terzo decennio del sec. XIV, quando ebbero come rappresentanti di maggior spicco, fino alla metà del secolo, il D. e Tinuccio, appartenente ad un ramo della casata che discendeva da un Gherardo vissuto nella seconda metà del Duecento.
La prima notizia sul D. risale al secondo semestre del 1322, allorché fu podestà di Lucca, mentre suo padre Ranieri venne nominato capitano dell'isola d'Elba per il primo semestre del 1324. Mancano notizie sul D. per gli anni successivi, fino al periodo della signoria del conte Bonifazio Novello Della Gherardesca del quale Tinuccio Della Rocca fu uno dei consiglieri più ascoltati. A fianco di Tinuccio il D. ottenne incarichi importanti e delicati: ambasciatore a Napoli nel giugno del 1330 per trattare la pace con il re Roberto d'Angiò, e a Suvereto nel giugno 1331 per stipulare i patti tra Pisa e Massa Marittima, nel 1332 fu capitano della guerra contro Siena e, preso prigioniero a Monterotondo Marittimo nel dicembre di quello stesso anno, fu liberato solo al momento della stipulazione della pace, il 4 sett. 1333. Fece poi parte di commissioni di savi al principio del 1335 e venne nominato podestà di Campiglia Marittima per il secondo semestre di quell'anno, con l'incarico di riportare l'ordine in quella zona, turbata dalle attività sovversive e delittuose di alcuni sbanditi: nell'agosto collaborò a sedare disordini a Piombino.
Nel'agosto del 1338 fu di nuovo in Maremma, per sovrintendere ai lavori per la costruzione di un ponte sul fiume Cecina; una volta costruito il ponte, fu nell'aprile 1340 tra i savi che deliberarono l'edificazione, presso il ponte, del nuovo centro abitato di Villabuona.
L'attenzione del D. per la Maremma, attestata da questi incarichi pubblici, è confermata anche dai documenti privati. Il 6 maggio 1331, valendosi di diritti cedutigli dai creditori del defunto Fredo del fu Gherardo da Prata e dopo essere giunto a un'amichevole composizione con la figlia di Fredo. Rabellina, ottenne la metà di tre pezze di terra a Vignale. Pochi anni dopo partecipò ad una società mercantile che nel giugno del 1334 ottenne in appalto per tre anni dal Comune di Pisa le saline di Piombino e di Castiglione della Pescaia. Ma non s'interessò solo alla Maremma: forte della sua posizione politica, riuscì ad ottenere dall'arcivescovo di Lucca il 17 genn. 1334 la concessione in affitto per 25 anni, per due marche d'argento l'anno, di un podere nel Valdarno presso Pontedera, nel territorio pisano.
Dopo la morte del conte Bonifazio Novello, alla fine del 1340, Tinuccio Della Rocca, tutore del giovane conte Ranieri Novello, fu il vero signore di Pisa fino al 1347; in questa situazione i Della Rocca assunsero una posizione dominante in città e anche il D. ottenne incarichi di grande rilievo. Fu uno dei capitani che vinsero i Fiorentini il 2 ott. 1341; nella primavera successiva suo figlio Ludovico venne compreso, con altri giovani appartenenti alle maggiori casate pisane, tra gli ostaggi chiesti da Luchino Visconti come garanzia dell'alleanza con il Comune di Pisa. Questi ostaggi, allorché le relazioni tra Pisa e il Visconti si guastarono all'inizio del 1343, furono imprigionati dai Milanesi e liberati solo al momento della stipulazione della pace, il 17 ag. 1345.
Quando i Pisani ebbero conquistato Lucca il 6 luglio 1342, il D. vi fu inviato come vicario, ufficio che tenne fino al 1346. Durante questo periodo, tuttavia, egli non rimase sempre a Lucca. Tra il luglio ed il novembre del 1344 fece infatti frequentemente parte di commissioni di savi; al principio di luglio venne mandato in Valdera per provvedere alle difese della zona; e il 23 agosto venne inviato a Lucca per trattare delle somme che quel Comune doveva versare a Pisa. Era di nuovo tra i savi nel luglio 1345. Un segno del rilievo assunto dal D. nella vita della città è offerto dal fatto che il 3 marzo 1346 a Lucca gli stipendiari oltremontani e italiani della masnada a cavallo del Comune di Pisa gli donarono un altare, che essi avevano fatto erigere in onore di S. Giorgio nella navata della cattedrale pisana per ricordare la loro vittoria contro Lucca nel 1342.
L'aggressiva politica estera condotta da Tinuccio Della Rocca e lo strapotere della famiglia di quest'ultimo all'interno avevano provocato malcontenti in città e condotto alla formazione di due fazioni ostili fra loro: quella dei raspanti - i Della Rocca ed i loro seguaci, così detti perché accusati di profittare del pubblico denaro -, e quella dei bergolini che raggruppava gli esclusi dal Potere; era capeggiata dagli Alliata, dai Gambacorti e dai Della Gherardesca conti di Montescudaio, e veniva indicata con un termine derivato dal soprannome, Bergo, dato al giovane signore di Pisa Ranieri Novello Della Gherardesca dei conti di Donoratico, ancora minorenne. Con la morte di Ranieri Novello, avvenuta inattesa il 5 giugno 1347 - si disse per veleno propinatogli per volere dei Della Rocca - venne a mancare il punto di riferimento nella vita comunale e la lotta tra le fazioni si fece scoperta. Seguirono alcuni mesi d'incertezza, mentre ciascuna delle due parti cercava di assumere il controllo assoluto della città. Appartiene a questo periodo di transizione un atto privato del 13 nov. 1347 attestante che il D. aveva venduto a Coscio di Bindo Alliata per 750 lire una casa con un terreno di circa sette ettari a Visignano, nel Valdarno, non lontano da Pisa. Si compirono anche tentativi di conciliazione tra le due parti, ma la situazione non migliorò. In seguito a disordini sorti per la conferma o meno del cancelliere degli Anziani, uno dei figli del D., Ludovico, fu mandato al confino a Lucca. Poi, alla vigilia di Natale del 1347, la situazione precipitò: i bergolini insorsero con le armi ed ebbero ragione dei raspanti. Furono saccheggiate e bruciate le case del D., del fratello di questo, Uberto, nella "cappella" di S. Lorenzo alla Rivolta, come pure quella di Tinuccio in Chinzica: i Gambacorta, quella notte stessa, fecero uscire da Pisa i Della Rocca, che si rifugiarono a Volterra.
Il D., secondo una notizia fornita dal cronista lucchese Giovanni Sercambi, rientrò a Pisa col figlio Ludovico al principio di maggio del 1355, grazie all'amnistia concessa dall'imperatore Carlo IV di Lussemburgo. Dovette morire subito dopo, perché nessun'altra fonte parla di lui dopo questa data.
Il D. aveva sposato, in prime nozze Tora. figlia del conte Andrea di Gualando Della Gherardesca di Castagneto. Rimasto vedovo - Tora morì il 24 sett. 1326 - sposò Giovanna di Iucco Lanfranchi, anch'essa appartenente a un'importante famiglia pisana.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Pisa, Arch. Affiata, n. 230,c. 14v; Ibid., Comune, Divisione A, nn. 29, 52-54, 74,101, 104;Ibid., Diplom. Alliata, 1335genn. 14 e luglio 24, 336giugno 30; Diplom. Primaziale, 1332maggio 6; Diplom. Roncioni, 1349 sett. 30; Diplom. S. Silvestro, 1334 genn. 17, 1349 giugno 25; Pisa, Biblioteca del Seminario arcivescovile, Diplom.,1339 ott. 10; Cronica di Pisa,in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., XV,Mediolani 1729, coll. 1001, 1013 s., 1018 ss.; Raynerius de Grancis, De proeliis Tusciae poéma, ibid.,XI, ibid. 1727, coll. 351 AB, 352 D, 354 A; F. Dal Borgo, Raccolta di scelti diplomi pisani,Pisa 1765, pp. 393-401; G. Villani, Cronica,a cura di I. Moutier, Firenze 1823, l. X, c. 210; l. XII, c. 120; Le croniche di Giovanni Sercambi lucchese,a cura di S. Bongi, Roma 1892, in Fonti per la storia d'Italia,XIX, pp. 89, 94 s., 104; Lettres communes des papes d'Avignon. Jean XXII (1316-1334), a cura di G. Mollat, Paris 1905-1946, IX, n. 50667; R. Sardo, Cronaca di Pisa,a cura di O. Banti, Roma 1963, in Fonti per la storia d'Italia,IC, p. 86; P. Tronci, Memorie istoriche della città di Pisa,Livorno 1682, pp. 335 s., 357, 364 s.; R. Roncioni, Istorie pisane,a cura di F. Bonaini, Firenze 1844, I, 2, pp. 723, 759, 761, 784, 789, 803, 806, 809; S. Bongi, Bandi lucchesi del secolo decimoquarto tratti dai registri del R. Archivio di Stato in Lucca,Bologna 1863, pp. 240, 2509 s.; N. Toscanelli, I conti di Donoratico Della Gherardesca signori di Pisa,Pisa 1937, pp. 380, 443; G. Rossi Sabatini, Pisa al tempo dei Donoratico (1316-1347), Firenze 1938, pp. 113, 193, 201, 207, 209, 232-235; M. Tangheroni, Politica, commercio, agricoltura a Pisa nel Trecento,Pisa 1973, pp. 39, 67, 211; M. L. Ceccarelli Lemut, La Rocca di S. Silvestro, nel Medioevo ed i suoi signori,in Archeologia medievale, XII (1985), pp. 328-334.