Provenzal, Dino
Letterato (Livorno 1877 - Voghera 1972), fu professore e poi preside di varie scuole medie, dimesso nel 1938 per le leggi fasciste di discriminazione razziale. Osservatore arguto e scrittore assai versatile pubblicò moltissimo su giornali e riviste.
Frutto della sua esperienza di docente furono, tra altre, le opere intese a rendere D. accessibile a tutti. Si ricordano un Dizionarietto dei nomi propri della D.C. di D. e del Canzoniere del Petrarca (Livorno 1912), Il D. dei piccoli (Firenze 1922), e infine il commento alla Commedia (Milano 1938), un commento scolastico garbato e lineare, ma senza novità di notabile rilievo.
provenzale [plur. Provenzai]. - Come aggettivo, qualifica la lingua d'oc (v.): lo tedesco [non distingue] lo volgare italico dal provenzale (Cv I VI 8). In Pg XX 61, con la gran dota provenzale Ugo Capeto indica le ricchezze e i possedimenti di Raimondo Berlinghieri, conte di Provenza, che la figlia Beatrice portò in dote a Carlo I d'Angiò. Il matrimonio fu dovuto all'abilità di Romeo di Villanova, ministro di Raimondo, contro il quale tuttavia si appuntò l'invidia dei Provenzai che fecer contra lui (Pd VI 130, sostantivato).
Ancora sostantivato in Cv IV XI 10 Così fosse piaciuto a Dio che quello che addomandò lo Provenzale fosse stato, che chi non è reda de la bontade perdesse lo retaggio de l'avere !
Dell'identificazione del Provenzale si sono occupati il Galvani, il Torraca, il Toynbee (cfr. " Bull. " X [1902-03] 406); il primo cita due versi del Trovatore Cadenetto (" Qui non ereita lo sen e 'l saver, Tenh que neys eretar degra l'aver "), che così traduce: " chi non eredita lo senno e 'l savere, Tegno che nemmeno ereditar dovria l'avere ". Busnelli-Vandelli ritengono questi versi più somiglianti alla frase dantesca di quelli di Giraldo di Borneill indicati dal Torraca: cfr. tutta la nota ad locum.
Un'occorrenza anche nella prosa latina: loquentes oïl... a meridie... Provincialibus et Apenini devexione clanduntur (VE I VIII 9).