SEGRE, Dino
(Pitigrilli). – Nacque a Torino il 9 maggio 1893, figlio unico di David, ex ufficiale dell’esercito di benestante famiglia ebraica, e di Lucia Ellena, cattolica.
Fin da giovanissimo appassionato di arte e letteratura, perse un anno di studi liceali per dedicarsi alla pittura che poi abbandonò. Completati gli studi classici in un collegio a Carmagnola, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Torino (Magrì, 1999, p. 13). Nel 1914 conobbe la poetessa Amalia Guglielminetti che lo introdusse negli ambienti letterari e di cui successivamente divenne amante. Si laureò in giurisprudenza nel 1916 discutendo una tesi in diritto internazionale, ma continuò a dedicarsi all’attività giornalistica e alla scrittura. Noto con lo pseudonimo Pitigrilli, si guadagnò una prima notorietà collaborando con diversi giornali e riviste.
Per ciò che concerne la scelta dello pseudonimo nella sua biografia si racconta un aneddoto: un giorno da ragazzo chiese alla madre di quale animale fosse la pelliccia che indossava. Lei rispose di petit gris. L’espressione gli piacque e ne adottò una versione italianizzata firmando i suoi scritti con il nome Pitigrilli (ibid.).
Nel novembre 1918 il suo reportage Fiume, città asiatica, apparso in L’Epoca, in contrasto con l’irredentismo del primo dopoguerra, comportò il sequestro della rivista (Pitigrilli parla di Pitigrilli, 1949; Magrì, 1999).
Negli anni Venti del Novecento Pitigrilli fu trionfatore indiscusso del mercato editoriale (L’Italia che Legge, 1927). Il carattere trasgressivo e cinico dei suoi personaggi, le vicende amorose non prive di sfumature erotiche, lo stile vivace, ironico, irriverente, ebbero molta presa sui lettori.
I romanzi e le novelle dello scrittore torinese, pur rappresentando una delle più compiute manifestazioni di produzione letteraria di consumo, non ottennero l’apprezzamento degli ambienti intellettuali e dei critici. Romanzi come Cocaina (1921), La vergine a 18 carati (1924), L’esperimento di Pott (1929), I vegetariani dell’amore (1931) o le raccolte di novelle Mammiferi di lusso (1920) e La cintura di castità (1921) risultano fra i libri a maggiore tiratura di tutto il ventennio (Giocondi, 1978). Ma la sua fama è dovuta anche a un personale stile di vita: trasgressivo e anticonformista «[...] dallo spirito caustico, giustiziere non di grandi nequizie ma di luoghi comuni» (Eco, 2016, p. 11).
Anche le pubblicazioni periodiche ideate e dirette da Pitigrilli ebbero una diffusione vastissima. La rivista letteraria Le grandi firme, fondata nel 1924 e da lui diretta fino al 1937, quando gli succedette Cesare Zavattini, contribuì alla costruzione di modelli ideali e di comportamento non in linea con la rigida etica di regime, ma in grado di far presa sull’immaginario dei lettori. Nel 1925 Pitigrilli fondò la rivista Il dramma e nel 1926 diede avvio a un altro progetto editoriale con il periodico Le grandi novelle.
Nel 1926 fu processato per oltraggio al pudore a causa dei temi ritenuti scabrosi delle sue opere più celebri, ma venne assolto. Nel corso dell’interrogatorio Pitigrilli si difese polemizzando contro la morale comune e con il consueto stile cinico e sarcastico negò di essere un «disgregatore della morale» e si definì, invece, «un fotografo della morale disgregata» (cfr. Assolto Pitigrilli, in La Stampa, 6 giugno 1926). Nel 1928 fu coinvolto in un’altra vicenda giudiziaria. Arrestato l’11 gennaio con l’accusa di aver espresso giudizi ingiuriosi contro il fascismo e contro Benito Mussolini, rimase in carcere quindici giorni. Riuscì a scagionarsi dimostrando di essere stato vittima di una calunnia ordita da Amalia Guglielminetti (con la quale aveva interrotto in maniera burrascosa la relazione amorosa e il sodalizio intellettuale), da un suo collaboratore, Anselmo Jona, e da Pietro Brandimarte, console della milizia fascista a Torino. Scagionato lo scrittore, Jona, Brandimarte e la stessa Guglieminetti furono incriminati e processati a vario titolo per i reati di calunnia e falso (Il calunnioso romanzo contro Pitigrilli, ibid., 27 gennaio 1928; L’arresto di Amalia Guglielminetti, ibid., 28 gennaio 1928).
Nel 1931, presso il consolato italiano a Parigi, sposò Deborah Senigallia, figlia di un ricco industriale torinese, che nel 1932 diede alla luce il figlio Gianni. I due non vissero mai insieme, anche se la separazione legale e poi il divorzio giunsero solo molti anni più tardi (Nella causa di separazione Pitigrilli resta sconfitto, ibid., 18 novembre 1955; Lo scrittore Pitigrilli ottiene il divorzio a ottant’anni, ibid., 10 luglio 1973).
Le vicende più controverse, che riguardano la figura dello scrittore piemontese, sono tuttavia legate al rapporto con il fascismo. Inviso agli ambienti fascisti torinesi per il carattere delle opere e per la condotta di vita, Pitigrilli mantenne un atteggiamento ambiguo nei confronti del regime. I frequenti soggiorni a Parigi gli consentirono di introdursi presso gli antifascisti esuli (in alcune occasioni incontrò anche Carlo Rosselli) e a Torino intrattenne rapporti con i giovani intellettuali aderenti al gruppo di Giustizia e Libertà (Pitigrilli lettere di una spia, 1977).
Il 15 maggio 1935 vennero arrestati, tra gli altri, Vittorio Foa, Michele Giua, Carlo Levi, Massimo Mila, Cesare Pavese, Giulio Einaudi. Foa e Giua sospettarono che Segre avesse trasmesso informazioni alla polizia politica fascista (già nel corso degli interrogatori successivi all’arresto Michele Giua definì Pitigrilli «agente provocatore», tesi che confermò anche nei Ricordi di un ex detenuto politico, 1945). L’anno precedente, nel marzo del 1934, era stato arrestato Sion Segre Amar, cugino di Pitigrilli, e l’antifascismo torinese aveva subito un altro duro colpo con l’arresto di Leone Ginzburg (Il dott. Sion Segre di Torino innanzi al tribunale speciale, in La Stampa, 6-7 novembre 1934).
Nonostante ne avesse fatto più volte richiesta, lo scrittore non ebbe mai la tessera del Partito nazionale fascista (PNF), tanto che in una lettera del 19 marzo 1938 si rivolse direttamente a Mussolini chiedendo un intervento in suo favore per ottenerla (Roma, Archivio centrale dello Stato, Segreteria particolare del Duce, f. 532.422). A seguito della promulgazione delle leggi razziali e dell’attività della Commissione per la bonifica libraria, le opere dello scrittore furono oggetto di un provvedimento che ne imponeva il ritiro dal mercato e il sequestro presso le librerie (Ministero della Cultura popolare, Gabinetto, b. 56; Segreteria particolare del Duce, f. 532.422). Nel 1940 l’interessamento di alcuni amici, che coinvolsero anche monsignor Giovanni Battista Montini e la sorella del duce Edvige Mussolini, gli evitò il confino a L’Aquila per un più mite soggiorno obbligato a Uscio sulla riviera Ligure (Magrì, 1999) che, come ricorda lui stesso, si protrasse per alcune settimane («La guerra mi condusse, per ordine del Governo, in un paesino della riviera ligure»: La piscina di Siloe, 1948, p. 53). Pitigrilli si rivolse nuovamente al capo del governo il 25 marzo 1942 e, richiamando la sua fedeltà nei confronti del regime, chiese che venisse presa in considerazione la sua istanza di riconoscimento di appartenenza alla razza ariana. La medesima pressante richiesta è contenuta in un’altra lettera indirizzata a Mussolini il 18 marzo 1943 (Roma, Archivio centrale dello Stato, Segreteria particolare del Duce, f. 532.422), alla quale Pitigrilli allegò le fotografie della sua casa distrutta dai bombardamenti nel centro di Torino.
Nel 1943 un annuncio diffuso dai microfoni di Radio Bari ammoniva a prestare particolare attenzione a Pitigrilli, definito «scrittore pornografico», ma la notizia, ripresa dal Giornale d’Italia nel gennaio del 1944, ebbe risonanza soltanto dopo la Liberazione. Tra il 25 luglio e l’8 settembre firmò con lo pseudonimo Flamel alcuni articoli molto duri contro il regime e contro Mussolini, cui si era rivolto pochi mesi prima dichiarandosi assolutamente devoto. All’annuncio della fondazione della Repubblica sociale italiana, si rifugiò in Svizzera dove, dopo un breve periodo di internamento a Bellinzona, allontanatosi dagli altri esuli antifascisti ai quali si era unito, dal gennaio del 1944 si stabilì a Losanna (Magrì, 1999, p. 200). Nell’immediato dopoguerra le testimonianze degli antifascisti torinesi lo indicarono quale responsabile delle delazioni che avevano condotto alle persecuzioni, agli arresti e ai processi contro gli esponenti del gruppo di Giustizia e Libertà (Pitigrilli l’OVRA a Torino, in La Stampa, 13 settembre 1945; Il fosco romanzo vero di Pitigrilli, ibid., 14 settembre 1945). Le prime informative all’Organizzazione per la vigilanza e la repressione dell’antifascismo (OVRA) rinvenute e attribuite a Pitigrilli furono pubblicate da Carlo Levi su L’Italia libera nel 1945 e contengono dettagliate notizie sulle attività dell’antifascismo torinese negli anni Trenta (Pitigrilli lettere di una spia, 1977). Nonostante Pitigrilli abbia cercato di respingere le accuse a lui rivolte in una serie di articoli (Pitigrilli si difende, in Il Tempo, 23 ottobre 1945; Pitigrilli scrive, in Codino rosso, 26 gennaio 1946), il 2 luglio 1946 il nome di Dino Segre comparve nell’elenco dei fiduciari dell’OVRA pubblicato nella Gazzetta ufficiale e redatto da un’apposita commissione (Elenco nominativo dei confidenti dell’OVRA, 1946). Nel 1947, pronunciandosi su istanza di Vittorio Foa, Aldo Garosci, Emilio Lussu e Michele Giua una nuova commissione confermò il ruolo di Segre come fiduciario dell’OVRA (Magrì, 1999, p. 223).
Nei primi anni Quaranta, frattanto, lo scrittore aveva avviato un percorso di riflessione che lo condusse alla conversione al cattolicesimo e a un ripensamento della sua attività letteraria.
Le ragioni della sua conversione sono affrontate in una trilogia edita tra il 1948 e il 1949: La meravigliosa avventura, La piscina di Siloe e Pitigrilli parla di Pitigrilli. In La piscina di Siloe l’autore ripercorre la sua conversione a partire dall’iniziale coinvolgimento nello spiritismo e rinnega non solo alcuni atteggiamenti caratteristici della sua vita ma, anche la sua opera: «Scrissi libri a grande successo che furono immediatamente tradotti in sedici lingue [...]. Nel sottomettermi alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana, io rinnego quei miei libri e ne vieto la ristampa, per ciò che contengono di irriverente verso la Fede e verso i sacerdoti, ma non per ciò che ho scritto contro l’ipocrisia, le menzogne convenzionali, i bassi interessi» (pp. 30 s.). In Pitigrilli parla di Pitigrilli, lo scrittore si sofferma anche sulle vicende più personali che contribuirono a questo cambiamento.
Nel 1940 Pitigrilli sposò con rito cattolico Lina Furlan, la prima donna avvocato a patrocinare una causa penale innanzi alla corte d’assise di Torino. Nel 1943 nacque il figlio Pier Maria, che prese il cognome della madre per il timore delle persecuzioni razziali. Pier Maria Furlan, divenuto psichiatra, ha poi sostenuto l’infondatezza delle accuse rivolte a suo padre come spia dell’OVRA (Prendo il cognome di mio padre Pitigrilli, in La Stampa, 5 dicembre 2016).
Nel 1948 Pitigrilli si trasferì in Argentina e avviò una collaborazione con il quotidiano La Razón, per il quale curò la rubrica peperoni dolci, e con altri periodici e riviste. Nel 1958 fece ritorno in Francia e si stabilì a Parigi, ma soggiornò spesso anche a Torino. Negli anni Cinquanta e Sessanta l’attività letteraria di Pitigrilli continuò, ma i numerosi romanzi e racconti pubblicati in quegli anni, privi dell’originalità e del carattere pungente che avevano contraddistinto la sua scrittura, non incontrarono il favore del pubblico.
Morì, nella sua casa di Torino, l’8 maggio 1975.
Opere. Con poche eccezioni, le opere di Pitigrilli furono edite per i tipi di Sonzogno, la casa milanese cui restò sempre fedele: ll Natale di Lucillo e Saturnino (Milano 1915); Le vicende guerresche di Purillo Purilli bocciato in storia (Torino 1915); Teofilo Barla e il canto detto “La bandiera dei tre colori” (Torino 1917); Amalia Guglielminetti (Milano 1919); La balbuzie; Whisky e soda; Purificazione; Il cappello sul letto (Milano 1920); Ingannami bene (Milano 1920); Mammiferi di lusso (Milano 1920); La cintura di castità (Milano 1921); Cocaina (Milano 1921); Oltraggio al pudore (Milano 1922); La vergine a 18 carati (Milano 1924); Pitigrilli in tribunale col pittore Adolfo Magnini, il dottor Aristide Raimondi ed altri imputati di oltraggio al pudore a mezzo della stampa (Napoli 1926); L’esperimento di Pott (Milano 1929); I vegetariani dell’amore (Milano 1931); Dolicocefala bionda (Milano 1936); Le amanti; La decadenza del paradosso (Torino 1938); Il farmacista a cavallo (Milano 1948); Lezioni d’amore (Milano 1948); La meravigliosa avventura (Milano 1948); Mosè e il cavaliere Levi (Milano 1948); La piscina di Siloe (Milano 1948); Saturno (Milano 1948); Pitigrilli parla di Pitigrilli.(Milano 1949); Apollinaria poemetto seguito da cinque novelle (Milano 1950); L’ombelico di Adamo (Milano 1951); Peperoni dolci (Milano 1951); Il sesso degli angioli (Milano 1952); Dizionario antiballistico (Milano 1953); La moglie di Putifarre (Milano 1953); Come quando fuori piove (Milano 1954); Gusto per il mistero (Milano 1954); L’affaire Susanna (Milano 1955); La danza degli scimpanzé (Milano 1955); L’amore ha i giorni contati (Milano 1956); I figli deformano il ventre (Milano 1957); Il pollo non si mangia con le mani. Galateo moderno (Milano 1957); L’amore con la O maiuscola (Milano 1958); La maledizione (Napoli 1958); Sacrosanto diritto di fregarsene (Milano 1959); Amore a prezzo fesso (Milano 1963); I pubblicani e le meretrici (Milano 1963); I Kukukuku (Milano 1964); Lo specchio e l’enimma (Padova 1964); Odor di femmina (Milano 1964); Il dito nel ventilatore (Milano 1965); La bella e i curculionidi (short stories e storie in shorts) (Milano 1967); La donna di 30, 40, 50 e 60 anni (una croce sull’età) (Milano 1967); Queste, codeste e quelle (Milano 1968); Amori express (Milano 1970); Sette delitti (Milano 1971); Nostra Signora di Miss Tiff (Napoli 1974).
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Segreteria particolare del Duce, Carteggio ordinario; f. 532.422 (dedicato a Dino Segre); Ministero della Cultura popolare, Gabinetto, b. 56 (La produzione libraria italiana e straniera tradotta in italiano); Torino, Archivio storico del quotidiano La Stampa (www.lastampa.it), ad vocem; L’Italia che legge, in Giornale della libreria, XL (1927), 11, pp. 196-198; Elenco nominativo dei confidenti dell’OVRA, in Gazzetta ufficiale, 2 luglio 1946; Lettere all’OVRA di Pitigrilli, a cura di D. Zucaro, prefazione di E. Lussu, Firenze 1961; Pitigrilli lettere di una spia, a cura di D. Zucaro, Milano 1977; M. Giocondi, Lettori in camicia nera: narrativa di successo nell’Italia fascista, Messina 1978; I best seller del Ventennio. Il regime e il libro di massa, a cura di G. De Donato - V. Gazzola Stacchini, Roma 1981, ad ind.; E. Magrì, Un italiano vero: Pitigrilli, Milano 1999; U. Eco, Pitigrilli: l’uomo che fece arrossire la mamma, in Id., Il superuomo di massa. Retorica e ideologia nel romanzo popolare [1976], Milano 2016, pp. 151-187.