DIOCLE di Siracusa
Legislatore. Secondo Diodoro (XIII, 34; XVI, 82) fu membro d'una commissione per un codice di leggi, che da lui prese il nome e per cui ebbe onori divini. Egli si sarebbe punito da sé stesso con la morte per avere involontariamente trasgredito una delle sue leggi. Il codice di Diocle ebbe un esegeta al tempo di Timoleone e del tiranno Gerone; e Diodoro aggiunge ch'esso era difficile a intendersi per l'arcaicità del dialetto. Questo particolare, a cui non è facile negar fede, male si accorda con l'altra notizia pure di Diodoro, secondo la quale questo stesso D. avrebbe infierito contro gli Ateniesi prigionieri dopo la spedizione di Sicilia, e cioè sarebbe vissuto nella seconda metà del sec. V. d. C. Secondo alcuni (Costanzi, De Sanctis) Diodoro avrebbe qui confuso due Diocli. Il legislatore sarebbe un personaggio mitico. A Megara infatti si celebravano delle feste, dette dioclee; e un D. s'incontra a Eleusi, dove apprende da Demetra la pratica dei misteri. Conosciamo infine un D. di Corinto, amasio di Filolao, col quale poi si trasferisce a Tebe. L'apparizione di D. a Corinto, per quanto fugace, potrebbe renderci ragione del trasferirsi a Siracusa di questo eroe che i Siracusani avrebbero poi considerato come loro legislatore. Esso sarebbe stato confuso da Diodoro con l'omonimo demagogo che dopo il disastro ateniese in Sicilia riformò in senso democratico la costituzione siracusana.
Bibl.: V. Costanzi, Sguardo sulla politica siracusana ecc., in Rivista di storia antica, II, p. 66; id., Dioclea, in Miscellanea in onore di Paolo Orsi, Catania 1921; E. Pais, La legislazione di Diocle, in Studi ital. di filol. classica, VII (1899), pp. 75-98 (in difesa della tradizione di Diodoro); G. De Sanctis, Atthis, 2ª ed., Torino 1912, p. 36; id., in Studi ital. di filol. classica, XI (1903), p. 433-445.