Diodoro Siculo
Storico greco, vissuto fra l’80 e il 20 a.C., nativo di Argirio in Sicilia. Scrisse una storia universale, Bibliotheca historica, dalle origini del mondo alle campagne di Cesare in Gallia e in Britannia; dei quaranta libri originari si sono conservati i primi cinque, sulle origini mitiche di Asia, Africa ed Europa, e la seconda deca (libri XI-XX), comprendente gli avvenimenti dal 480 al 301 a.C.
La tradizione manoscritta di D. comprende cinquantanove testimoni divisi in due gruppi differenti: i manoscritti dei libri I-V e quelli dei libri XI-XX. Ignoto al Medioevo, il testo di D. giunse in Occidente nel 15° sec.: il primo a possederne un codice fu Giovanni Aurispa, che lo portò in Italia reduce dal suo secondo viaggio in Grecia. Probabilmente l’esemplare di Aurispa conteneva i primi cinque libri, che sarebbero poi stati tradotti in latino da Poggio Bracciolini. Niccolò V commissionò infatti la traduzione completa dell’opera dividendola in tre sezioni: i primi cinque libri furono assegnati a Poggio, i libri XI-XV a Jacopo da San Cassiano e gli ultimi a Pier Candido Decembrio. Solo Bracciolini portò a termine il compito affidatogli e la sua traduzione ebbe una notevole diffusione manoscritta, prima di essere stampata per la prima volta a Bologna nel 1472. Il testo di Poggio, diviso in sei libri, non può definirsi una traduzione letterale, in quanto l’umanista non esitò ad abbreviare, parafrasare o anche ampliare l’originale, tanto che non è possibile risalire all’esemplare greco da lui utilizzato, ma si è ipotizzato che egli avesse a disposizione manoscritti diversi e ne abbia contaminato il testo.
M. utilizzò il testo di D. nella traduzione poggiana: Innocenzo Cervelli (1998) ha dimostrato come nel capitolo “Di Fortuna” (vv. 130-35), non solo l’inserimento dell’Egitto nella successione degli imperi universali derivi da D. (essendo tale elemento assente in altre fonti), ma l’espressione poggiana «imperium orbis» riferita al regno dell’egiziano Sesoosis trovi una puntuale eco nei versi machiavelliani. L’unica citazione esplicita di D. è nei Discorsi, dove M. affronta il problema della perdita della memoria storica degli eventi più remoti, dovuta per lo più ai mutamenti di religione e di lingua, ma anche a eventi naturali:
E perché queste sètte in cinque o seimila anni variano due o tre volte, si perde la memoria delle cose fatte innanzi a quel tempo; e se pure ne resta alcun segno, si considera come cosa favolosa e non è prestato loro fede: come interviene alla istoria di Diodoro Siculo che, benché e’ renda ragione di quaranta o cinquantamila anni, nondimeno è riputato, come io credo, che sia cosa mendace (Discorsi II v 11).
Gennaro Sasso (1987) dedica a questo passo un’acuta analisi, sottolineando come M. ponga un delicato problema di critica storica: allo storico greco viene mosso da parte del Segretario fiorentino un duplice, anche se coerente, rimprovero: non solo di aver costruito un quadro ‘favoloso’, ma anche, e in primo luogo, di non essersi reso conto della difficoltà metodica che l’indagine del più remoto passato racchiude in sé (p. 380).
L’impossibilità di ricostruire il contesto è quindi il principale ostacolo all’accertamento della verità, da qui l’accusa di mendacità rivolta a D., i cui primi cinque libri venivano definiti ‘fabulosi’ già dallo stesso Poggio che li tradusse con il titolo De antiquorum gestis fabulosis. Più recentemente Giorgio Inglese (1992) e Riccardo Fubini (1998) hanno additato quale vero obiettivo polemico di M. le Antichità di Annio da Viterbo.
Sempre Sasso (1967, p. 168) aveva individuato un’allusione a D. I, 8, 1-2 nel celebre passo «vissono un tempo dispersi a similitudine delle bestie» di Discorsi I ii 3, generalmente accostato ai vv. 931-32 del V libro del De rerum natura.
Bibliografia: R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci ne’ secoli XIV e XV, 2 voll., Firenze 1967, pp. 47-48; G. Sasso, Studi su Machiavelli, Napoli 1967; A. Franceschini, Giovanni Aurispa e la sua biblioteca. Notizie e documenti, Padova 1976, p. 123; G. Sasso, Machiavelli e gli antichi e altri saggi, 1° vol., Milano-Napoli 1987, pp. 378-83; G. Inglese, Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio di Niccolò Machiavelli, in Letteratura italiana, diretta da A. Asor Rosa, Le Opere, 1° vol., Dalle origini al Cinquecento, Torino 1992, p. 993 nota 12; F. Chamoux, P. Bertrac, introduction à Diodore de Sicilie, Bibliothèque historique, éd. P. Bertrac, Paris 1993, pp. CXLIV-CXLIX; I. Cervelli, Machiavelli e la successione degli imperi universali, «Rinascimento», 1998, 38, pp. 27-79; R. Fubini, Politica e morale in Machiavelli. Una questione esaurita?, in Cultura e scrittura di Machiavelli, Atti del Convegno, Firenze-Pisa 27-30 ottobre 1997, Roma 1998, pp. 140-41.