DIODOTOS (Διόδοτος)
2°. - Supposto scultore greco di Nicomedia, figlio di Boethos, fratello di Menodotos, del II o, più probabilmente, I sec. a. C., autore di una statua ora perduta, replica di un Eracle, forse del tipo Farnese, con leontè e clava. Sul masso su cui poggiava la clava, appariva la firma dei due fratelli. Questo si apprende da Pirro Ligorio, (vol. iii, i, x, p. 223), il quale dice che la statua era visibile a Roma ancora nel 1500. L'iscrizione, ritenuta da alcuni falsa, ha suggerito tuttavia alcune ipotesi e identificazioni: dello stesso periodo si conosce uno scultore Menodotos (Loewy, I. G. B., 308), però figlio di Artemidoros, di Tiro. Il Loewy propende a ritenere che l'iscrizione (trascritta in tal caso erroneamente dal Ligorio), presenterebbe non due fratelli, ma semplicemente due compagni di lavoro, e il solo D. sarebbe perciò di Nicomedia e figlio di Boethos.
D. firma anche, con l'identico patronimico e senza etnico, una statua di Hermes proveniente da Gaeta (essa pure nota solo attraverso Pirro Ligorio), generalmente ritenuta falsa. Le maggiori difficoltà riguardano l'identificazione di Boethos. Propendiamo per Boethos I (v.), perché originario di Calcedonia, città molto prossima a Nicomedia, e perché di età di poco precedente a quella in cui si pensa sia vissuto Diodotos.
Bibl.: J. Overbeck, Schriftquellen, n. 1600; E. Loewy, I. G. B., pp. 521, 522; H. Brunn, Geschichte d. griech. Künstl., I, Stoccarda 1889, p. 501; I. G., XIV, pp. 140, 146; C. Robert, in Pauly-Wissowa, III, 1897, c. 606, s. v. Boethos, n. 13; V, 1903, c. 716, s. v., n. 18; W. Klein, Geschichte d. griech. Kunst, III, Lipsia 1907, p. 56 e 157; W. Amelung, in Thieme-Becker, IX, 1913, p. 310, s. v.; G. Lippold, Die Plastik, in Handb. d. Arch., Monaco 1950, p. 371.