DIOGENE di Enoanda
Epicureo del sec. II o III d. C., noto per la grande iscrizione che fece incidere nella parete d'un portico della sua città natale, Enoanda (tra la Pisidia e la Licia), di cui si sono conservati varî frammenti. Essa è una specie di testamento spirituale di D., che la fece eseguire, pensando alla morte ormai prossima, nell'intenzione di diffondere il più possibile il vangelo epicureo: contiene infatti un sunto delle dottrine del maestro, sia fisiche sia etiche, seguite da un'appendice dossografico-polemica, che discute Democrito e lo stoicismo. Nel particolare, l'esposizione di D. diverge talora dall'epicureismo originario: ma identico è il tono fondamentale, onde la filosofia è esaltata come la lucreziana liberatrice, che, dissolvendo ogni pregiudizio, sottrae gli uomini a ogni timore di divinità, di morte o di male.
Bibl.: Dei framm. dell'iscrizione (edita la prima volta nel 1892 da G. Cousin) v. l'edizione di J. William, Diog. Oenoand. fragm., Lipsia 1907, che contiene anche la bibliografia precedente. Tra gli scritti posteriori v.: S. Sudhaus, in Rhein. Mus., LXV (1910), pp. 310-13; W. Nestle, in Berl. Philolog. Wochenschrift, 1917, p. 1093 segg.; R. Philippson, ibid., 1920, p. 1030.