CIGNAROLI, Diomiro
Figlio di Leonardo e della sua seconda moglie Maddalena Vicentini, nacque a Verona nel 1718. Fu discepolo del fratellastro Giambettino che seguì a Venezia (1735-38) e poi di nuovo a Verona e con il quale visse sino all'anno della morte di lui avvenuta nel 1770.
Poiché nel 1756 veniva posta sull'altare di S. Vincenzo Ferreri della chiesa di S. Domenico a Ferrara una pala di Giambettino, è probabile che la statua della Penitenza, opera dei C. sullo stesso altare, sia contemporanea e che sia quindi il primo suo lavoro che si conosca. Ma le prime opere dell'artista sicuramente datate (1759) sono i bassorilievi con i SS. Pietro e Paolo e angeli che sostengono il Santissimo, sull'arco esterno della cappella del Sacramento nel duomo di Verona, e il busto di Clemente XIII per la chiesa dei ss. Siro e Libera, sempre a Verona (Dalla Rosa). In quest'ultima chiesa resta l'unica opera pittorica del C. che ci sia rimasta: Mosè che ordina i Leviti, sul soffitto della sacrestia.
Dopo la morte di Giambettino, nel 1771 venne commissionato al C. il busto dello stesso da collocarsi nella sede dell'Accademia, busto che l'artista eseguì in collaborazione con il figlio Gaetano (Semenzato, ill. 245). Insieme con Gaetano il C. venne eletto, a pieni voti, nelranno 1773 a insegnare nell'Accademia. Nel 1776 venne innalzato l'altar maggiore nella chiesa di S. Giustina a Rovigo ed è probabile che in quell'anno il C. ponesse il Redentore e gli angeli sul tabernacolo dello stesso altare e ai lati le statue di S. Giustina e S. Apollonia, opere tutte che sembra siano andate perdute con la demolizione della chiesa.
Nel 1783 eseguì otto statue per la chiesa di S. Maria in Porto a Ravenna (il ciclo più importante del C. che sia pervenuto) e nel 1788 il busto di Zaccaria Betti per l'Accademia di agricoltura, commercio ed arti in Verona. Nel 1791 il C. scolpiva il busto dell'abate Piero Camillo de' Carli nella sacrestia della chiesa di S. Barbara in Corte a Mantova. Il 19 luglio 1799 fece testamento, e morì il 25 genn. 1803 a Verona.
Oltre alle opere che sono state nominate e che sono datate, altre ne eseguì: per la chiesa della Carità di Brescia, due statue allegoriche anteriori al 1760 (una illustrata in Storia di Brescia, III, p. 474);alcune statue non precisate e perdute, per la soppressa chiesa di S. Barnaba in Ferrara; una S. Elisabetta Regina, sulla porta del convento di S. Elisabetta d'Ungheria, a Verona; un S. Gerolamo e un S. Giovanni Battista, non rintracciati, per la chiesa di S. Bovo in Verona, con la collaborazione del fratello Gian Domenico. Ancora con la collaborazione di Gian Domenico, e sempre in Verona, l'artista eseguì una serie di Angeli, che sono andati perduti, per la soppressa chiesa di S. Croce alle Zitelle e alcune statue, pure perdute, per la soppressa chiesa di S. Lucia in Porta Palio. Restano invece, nella chiesa veronese di S. Eufemia, un S. Giuseppe e angeli sull'altare di S. Tommaso di Villanova e le statue di S. Giovanni Battista, S. Gerolamo, S. Benigno e S. Caro sull'altare dell'Addolorata.
La vicinanza del più fanioso e più dotato fratellastro Giambettino contribuì certo all'affermazione dei C. nell'ambiente veronese, ma egli non mancava di doti personali come è già testimoniato dalla statua della Penitenza.
La scultura del C. è improntata a un impianto largo, decisamente rococò (ma nel busto di Zaccaria Betti è avvertibile una conversione al gusto neoclassico), con accenti di virtuosismo; ma non è sempre dello stesso livello formale, come testimoniano i rilievi della cappella del ss. Sacramento nel duomo di Verona, piuttosto sommari.
Nonostante la relativa ampiezza della sua attività che lo vide impegnarsi anche fuori di Verona, i caratteri della sua arte non escono dai limiti di una provincialità decorosamente interpretata.
Dei figli avuti dalla moglie Anna Maria Buttorosso furono scultori Gaetano e Leonardo (Verona, 1758-1830 circa), del quale non si conoscono opere; si sa che egli collaborò con il padre e con il fratello e che nel 1787 fu eletto professore di scultura all'Accadernia Cignaroli di Verona.
Bibl.: I. Bevilacqua, Memorie della vita di G. B. Cignaroli, Verona 1771, p. 5; Verona, Bibl. com., ms. 1008: S. Dalla Rosa, Catastico delle pitture e delle scolture esistenti nelle chiese e luoghi pubblici... in Verona, 1803-04, passim;D. Zannandreis, Le vite dei pittori, scultori veronesi, Verona 1891, pp. 403 s.; C. Semenzato, La scultura veneta del Seicento e del Settecento, Venezia 1966, ad Indicem (con riferimenti ai docum. e bibl.); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 584 (con bibl.).