ERBA, Dionigi
Ignote sono le date di nascita e di morte di questo sacerdote compositore attivo a Milano tra il secolo XVII e il XVIII e scarse e contraddittorie le notizie sulla sua vita. La sua origine può certamente essere collegata alla famiglia Erba, antico casato nobiliare originario di Como, poi trasferitosi a Milano. Ebbe senza dubbio dei contatti con Benedetto Erba Odescalchi, arcivescovo di Milano nel 1712 e cardinale l'anno successivo. Non trova riscontro, invece, la notizia riportata dall'Eitner secondo cui l'E. era fratello maggiore del cardinale dato che il nome dell'E. non viene menzionato nella storia della famiglia o nella biografia del cardinale. Oltretutto non troviamo mai riportato il nome di Dionigi come Erba Odescalchi.
Riguardo all'attività dell'E. la prima data che si possa stabilire con certezza è quella del 1692, anno in cui venne nominato maestro di cappella nella chiesa di S. Francesco a Milano. Il processo di secolarizzazione, diventato evidente dalla fine del XVI secolo, il clima controriformistico e una serie di tensioni socioculturali nella vita e nel lavoro dei sacerdoti compositori dell'epoca rinascimentale barocca si evidenziano nella varietà e imprecisione dei termini in merito allo stato ecclesiastico dei compositori stessi: per questo non è possibile stabilire la esatta posizione dell'Erba. Dal 1653 (con l'Orione di F. Cavalli [P.F. Caletti]) aveva avuto inizio a Milano la serie di opere scritte appositamente per il teatro Ducale, opere che durante tutto il Seicento furono diciotto. Tra queste figura l'Arione a cui collaborò l'Erba. Una delle caratteristiche di quel periodo, in cui si cercò di dar vita a un teatro autonomo, fu di affidare le opere a diversi autori. All'E. si devono i recitativi del secondo atto dell'Arione (Quadrio), opera alla cui composizione partecipò anche lo Scarlatti e che fu rappresentata il 9 giugno 1694 a Milano per il cinquantaquattresimo compleanno dell'imperatore Leopoldo I.
Nel 1695 l'E. collaborò all'Antemio in Roma (Novara 1695) di A. R. Bella Villa. Si tratta del primo libretto per musica pubblicato a Novara, melodramma di cui l'E. musicò il secondo atto (il primo e il terzo atto furono musicati rispettivamente da Alessandro Besozzi e Giacomo Battistini). Dopo il servizio prestato nella chiesa di S. Francesco fu nominato maestro di cappella in S. Maria presso S. Celso, sempre a Milano, dove rimase dal 1710 almeno sino al 1729. Calcoliamo quest'ultima data in base al fatto che egli, per l'esposizione del SS. Sacramento, compose tre cicli di "Sei Cantate a gloria del SS. Sacramento, esposto nell'insigne Tempio della Beatissima Vergine de' Miracoli presso S. Celso", rispettivamente nel 1710, 1718 e 1729. Queste ultime furono composte "in occasione degli Esercizj Spirituali alli 26, 27, 28 febbraio 1729" e conservate nella Biblioteca del Liceo musicale (ora Civico Museo bibliografico musicale) di Bologna. Analizzando le composizioni dell'E., notiamo come proprio questi cicli di cantate costituiscono la parte più cospicua della sua peraltro limitata produzione, essendosi egli dedicato prevalentemente a collaborazioni. Anche l'oratorio La necessità soccorsa del glorioso Santo di Padoa (Milano 1725) fu scritto in collaborazione con altri dodici compositori.
Il suo nome viene ricordato soprattutto per aver egli composto, nel 1690 circa, un Magnificat per due cori, oboe, strumenti a corda e basso, dal quale Händel, ricopiandolo di suo pugno, attinse copiosamente utilizzandone brani nella seconda parte del suo Israele in Egitto.
Intorno alla paternità di questo Magnificat si è sviluppato un ampio dibattito. Chrysander, che ne curò una stampa nel 1888 a Lipsia, avverte nella prefazione che, proprio analizzando l'autografo di Händel, è possibile dedurre come egli non fosse l'autore del brano ma solo il copista. Eppure, già da allora, ci fu chi attribuì il Magnificat a Händel stesso (Chrysander cita un suo contemporaneo, Herrn Rockstro; cfr. anche P. Robinson, 1935, p. 277). Gli ultimi studi hanno, comunque, riconosciuto nell'E. il legittimo autore del brano.
Fonti e Bibl.: F. Quadrio, Dell'istoria e ragione d'ogni poesia, III, Milano 1752, p. 516; F. Chrysander, Supplemente enthaltend Quellen zu Händel's…, Leipzig 1888, pp. 158-160; P. Robinson, Händel and his orbit, London 1908, p. 181; Catal. of printed music in the Library of the Royal College of Music, London 1909, p. 125; P. Robinson, Händel or Urio, Stradella and E., in Music and letters, XVI (1935), 4, p. 269; C. Sartori, Dori e Arione: due opere ignorate di A. Scarlatti, in Note d'archivio per la storia music., XVIII (1941), pp. 40 s.; Catal. della Bibl. del Liceo musicale di Bologna, V, U. Sesini, Libretti..., Bologna 1943, p. 159; W. Dean, Händel's dramatic Oratorios and Masques, London 1959, pp. 53, 56, 318, 543; G. Barblan, La musica in Milano nei secc. XVII e XVIII, in Storia di Milano, XII, Milano 1959, p. 965; F. Burkley, Priest-composers of the Baroque: a sacred-secular conflict, in The Musical Quarterly, 1968, pp. 182 s.; Encyclopédie de la musique Fasquelle, I, Paris 1958, p. 698; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker und Musikgelehrten, III-IV, p. 344; Diz. Ricordi della musica e dei musicisti, p. 436; The International Cyclopedia of Music and Musicians, London 1964, p. 608; Encicl. della musica Ricordi, II, p. 133; Enc. della musica Rizzoli-Ricordi, II, p. 393; The New Grove Dictionary of music and musicians, VI, p. 223; Diz. encicl. univers. della musica e dei musicisti, Le biografie, II, p. 655.