FACONTI, Dionigi
Nacque a Bergamo da Francesco e da Rosa Giacomini il 9 ott. 1826 (Casassa, 1990). Si iscrisse all'Accademia Carrara di belle arti nel 1838 e iniziò gli studi di pittura come allievo di E. Scuri. Si dedicò soprattutto alla pittura storica, cui affiancò poi il ritratto e la scena di genere.
L'attività del F. si svolse comunque soprattutto a Torino, dove nel 1849 partecipò alla mostra della Società promotrice con cinque tele: tre Ritratti (catal., nn. 64 ss.), una Vergine (ibid., n. 67) e il famoso Raffaello che, rapito da una bellissima donna con due bimbi, immagina il quadro della Madonna della Seggiola (ibid., n. 63).
Il dipinto fu messo in vendita e se ne persero presto le tracce; solo in occasione della mostra torinese del 1980 fu riconosciuto nei depositi di palazzo Madama, restaurato ed esposto nuovamente al pubblico (Lamberti, 1980).
Il F. continuò a partecipare alle mostre annuali della Società promotrice di Torino, ottenendo successo e una discreta fama non solo con quadri di argomento storico, ma anche con tele mitologiche e scene di genere di carattere intimistico, secondo il gusto della ricca borghesia.
Nel 1850 espose Venere e Adone (catal., n. 785), nel 1851 Dante di Castiglione ... (catal., n. 154), ispirato all'Assedio di Firenze di F. D. Guerrazzi, e un Costume di montanara bergamasca (ibid., n. 155); l'anno successivo un altro quadro di soggetto storico ricavato dalla Storia di Milano di B. Corio, Episodio dellabattaglia di Milano: agonia di uno dei novecento della Congregazione della Morte (catal., n. 168), accanto a una tela religiosa, Il riposo in Egitto (ibid., n. 169). Al 1854 risalgono Desiderio, ultimo re dei Longobardi giura di vendicare la figlia ripudiata da Carlo Magno (catal., n. 165, acquistato dalla Società) e Un alfiere greco difende la bandiera da quattro turchi (ibid., n. 166, ispirato a un episodio del 1823). Di questa ampia e ricca produzione si sono perse le notizie; tuttavia i numerosi quadri che risultano nei cataloghi dell'epoca testimoniano la popolarità ottenuta dal Faconti.Dal catalogo della Promotrice del 1854 si sa che a quella data il F. risultava residente nella città di Torino.
Nel 1856 espose alla Promotrice torinese cinque tele di soggetto intimistico, La vedova convalescente (catal., n. 60: acquistata da "S.A.R. il principe di Piemonte"), La calma (ibid., n. 120), L'orfana (ibid., n. 221), Una prova di musica (ibid., n. 327) e Il temporale (ibid., n. 391); nel 1857 Dispetto e inganno (catal., n. 8) e Amore e dubbio (ibid., n. 41); l'anno successivo Moldo Orgogliosi e Beatrice Alighieri sulla tomba di Chiara Polentani nella chiesa del monastero di S. Chiara in Ravenna (catal., n. 39, acquisto di "Una società di amici"), accanto a quattro tele di genere, Un filosofo (ibid., n. 52), La lettera (ibid., n. 148), Lo scherzo (ibid., n. 149) e Il conforto (ibid., n. 244); nel 1859 Una rosa senza spine (catal., n. 52), citato dallo Stella (1893) e un soggetto dal vero, Cacciagione (catal., n. 88).
Il 1860 fu l'anno del riconoscimento ufficiale dell'arte del F.: il re Vittorio Emanuele II acquistò La fine della battaglia di San Marcello detta della Gavinana, esposta alla Promotrice (tratta dall'Assedio di Firenze del Guerrazzi, catal., n. 1), quadro "con molta ricchezza di tavolozza, le cui figure non sono studi accademici, ma persone vive" (Cfr. Album della Promotrice, p. 24).
Sempre nel 1860, il 18 giugno, il F. fu nominato, a seguito della proposta del direttore generale della Real Accademia, maestro assistente alla cattedra di pittura, attività che svolse fino al 1865, anno della morte, prima con G. Ferri e poi presso la cattedra di E. Gamba.
Nel 1861 il Municipio di Torino acquistò Arrigo da Settimello, esposto alla Promotrice (catal., n. 301; conservato presso la Galleria d'arte moderna di Torino, cfr. L. Mallè, La galleria d'arte moderna, Torino 1968, p. 140), lodato per la sua bellezza nell'Album annuale della Società da L. Rocca; nello stesso anno il F. presentò il dipinto Il paggio (catal., n. 69, acquistato dalla Promotrice). Al 1861 risale anche la partecipazione del F. alla Esposizione nazionale fiorentina, con Passatempo d'estate (Firenze, Galleria d'arte moderna di palazzo Pitti; cfr. B. Cinelli, Firenze 1861: anomalie di una esposizione, in Ricerche di storia dell'arte, 1982, 18, pp. 30, 31 fig. 7). Negli anni successivi i suoi quadri esposti alla Promotrice riguardano soggetti tratti da opere letterarie o ritratti di personaggi famosi e dimostrano quindi così l'assoluta adesione del F. alla cultura ufficiale.
Nel 1862 espose un episodio del Faust di Goethe, Margherita reca i fiori raccolti di fresco davanti all'immagine della Mater Dolorosa (catal., n. 203), accanto a In vedetta (ibid., n. 273, acquisto della Società promotrice); nel 1863 presentò un Ritratto di S. M. il re (catal., n. 262), Carlotta e Werther (ibid., n. 337) e il famoso Werther (ibid., n. 487, di proprietà del socio Solei e acquistato dal principe Amedeo), di cui fu fatta una incisione da A. Gilli, pubblicata nell'Album con un commento lusinghiero e ricco di lodi di A. Pavan (pp. 73 s.). Non mancano però un piccolo appunto al pittore e un'esortazione a scegliere soggetti virtuosi anziché un personaggio prossimo al suicidio.
Il Werther fu considerato subito il capolavoro assoluto del F., la sua opera esemplare: fu pubblicato nel 1869 su L'Arte in Italia, a fianco del necrologio scritto da G. Camerana e lo Stella, nel catalogo della mostra retrospettiva del 1893, lo definisce "uno dei quadri più importanti e significativi della mostra ...".
Al 1864 risale un altro quadro famoso del F., il Ritratto di Pietro Giannone (Milano, Gall. d'arte moderna, depositi, cfr. L. Caramel - C. Pirovano, Galleria d'arte moderna. Opere dell'ottocento, Milano 1975, p. 315), che l'artista presentò alla Promotrice di Torino (catal., n. 230, acquisto del ministero dell'Istruzione Pubblica) e successivamente a Brera a Milano.
Morì a Torino il 22 apr. 1865. L'attesta un biglietto del 24 apr. 1865 indirizzato dalla moglie Adele dell'Acqua e dai giovani figli Maria ed Alfredo al segretario dell'Accademia C.F. Biscarra (cfr. documentazione presso l'Accademia Albertina).
Fonti e Bibl.: Necr. in G. Camerana, in L'Arte in Italia, giugno 1869, p. 100, tav. 17; Torino, Accademia Albertina, Atti a stampa della Real Accademia Albertina 1845-1880, ad annos; Ibid., Diploma decreti 1855-1899 (ms.), ad annos; A. Stella, Pittori e scultori in Piemonte 1842-1892 (catal. dell'esposizione retrospettiva del 1892), Torino 1893, p. 237; M. Soldati, Catalogo della Galleria d'arte moderna, Torino 1927, p. 122; L. Mallè, I dipinti della Galleria d'arte moderna, Torino 1968, p. 140; G. Giubbini, L'acquaforte originale in Piemonte e in Liguria 1860-75, Genova 1976, p. 217; L. Mallè, La pittura dell'Ottocento piemontese, Torino 1976, p. 35; M. M. Lamberti, in Cultura figurativa ed architettonica negli Stati del re di Sardegna 1773-1861 (catal.), II-III, Torino 1980, pp. 720, 1439; E. Spalletti, in Raffaello: elementi di un mito (catal.), Firenze 1984, p. 189; R. Maggio Serra, in La pittura in Italia, Ottocento, Milano 1990, I, pp. 66, 84; A. Casassa, ibid., pp. 815 s.