DIONIGI il Piccolo
Detto nelle fonti latine Dionysius exiguus, fu un monaco, nativo della Scizia, ma vissuto a lungo a Roma. Non si sa con precisione quando andasse in questa città; certo dopo il 496, anno in cui morì il papa Gelasio, che egli dice di non aver conosciuto personalmente. E siccome afferma di aver avuto dal papa Ormisda l'incarico di una versione dei canoni greci, così è certo che D. andò a Roma prima del 523, anno in cui morì quel pontefice; e senza dubbio molto prima. Poche notizie abbiamo di lui, e la massima parte di esse ci è fornita da Cassiodoro, che fu suo compagno di studî: Beda il venerabile e Paolo diacono, parlando di lui, lo chiamano abate; ma non si sa se a puro titolo di onore, o perché egli abbia veramente rivestito tale dignità in qualche monastero romano. Non sappiamo l'anno in cui nacque; incerta è pure la data della sua morte, che dové avvenire dopo il 526, perché di questo anno è una sua lettera sui cicli pasquali, diretta a Bonifacio, primicerius notariorum e a Bono secundicerius, e prima del 555, perché Cassiodoro, nel suo libro Institutiones divinarum et humanarum litterarum, dell'anno 555, parla di lui come di persona già defunta. L'appellativo di exiguus non gli fu dato per la piccolezza della sua statura, come taluni hanno creduto; sembra invece che fosse da lui assunto per umiltà. Uomo assai pio e dotto, specie nella Sacra Scrittura e nel greco, fece parecchie versioni da questa lingua; e, come dice Cassiodoro, aprì all'Occidente il tesoro della letteratura orientale. Tradusse le vite di San Pacomio e di altri santi, e lasciò pure altri scritti. Ma a due opere soprattutto va raccomandato il suo nome. Una di queste è l'introduzione dell'era cristiana, o era volgare. D. introdusse in Occidente la tavola dei cicli pasquali di Cirillo d'Alessandria, che li calcola dall'anno 487 all'anno 531: e la proseguì con una tavola sua, che ha inizio dal 532. Però, mentre Cirillo indica gli anni secondo l'era di Diocleziano, D. invece introduce l'indicazione degli anni Domini Nostri Iesu Christi, non volendo circulis nostris memoriam impii et persecutoris innectere. Secondo il suo calcolo la data di nascita di Gesù Cristo sarebbe il 25 dicembre dell'anno di Roma 753; quindi il primo anno dell'era cristiana sarebbe il 754 di Roma.
La collezione Dionisiana. - È questa l'altra opera per cui va famoso Dionigi: una delle più antiche collezioni canoniche occidentali, da lui composta verso il 500. Esortato da autorevoli persone a dare una versione dei canoni greci migliore e più chiara di quella contenuta nella Prisca (v. Canoniche, collezioni), compilò una raccolta di canoni, traendo il materiale dai sinodi orientali. La buona accoglienza avuta da questo primo lavoro, indusse D. a farne un altro, nel quale riunì tutte le decretali pontificie che poté trovare; e delle due raccolte fece poi una collezione unica, divisa in due parti, con alcune modificazioni e aggiunte. La prima parte contiene 50 canoni degli Apostoli (v. apostoli); 165 canoni di 7 concilî orientali (già riportati nelle collezioni greche della seconda metà del sec. V), e 27 canoni del concilio di Calcedonia, tradotti poi in latino; 20 del concilio di Sardica e 138 del XVII concilio cartaginese. La seconda parte comprende 38 decretali di papi, da Siricio (anni 384-390) ad Anastasio II (anni 496-498). Questa fu la collezione dionisiana, detta anche corpus canonum, corpus codicis canonum, che per la cura scrupolosa e per la fedeltà posta dall'autore nella raccolta dei testi ebbe grande favore, come attesta fra gli altri Cassiodoro; citata anche dai sommi pontefici, fu per varî secoli usata in Italia, in Gallia, nella Spagna, in Africa.
La collezione dionisiana, nel 774, fu offerta a Carlomagno dal papa Adriano I; ma il codice donato non riproduceva fedelmente l'originale, bensì con alcune modificazioni e aggiunte. Questi cambiamenti nell'opera del dotto monaco non furono fatti tutti in un tempo. I fratelli Ballerini ritennero che alcune aggiunte fossero contemporanee a D.; ma F. Maassen, pur ammettendo come verosimile che taluna di esse sia stata da principio una semplice annotazione al manoscritto, poi incorporata nel testo nelle successive redazioni, combatté l'opinione dei Ballerini e ritenne che le addizioni fossero fatte più tardi.
In questa nuova veste, l'opera prese il nome di Collectio Dionyso-Hadnana. Ce ne sono diverse redazioni, poiché alla collezione primitiva furono poi aggiunte parecchie altre fonti. Se ne fecero anche estratti, uno dei quali, che porta il titolo di Epitome, fu pubblicato la prima volta da E. Canisio nelle sue Lectiones antiquae, e poi anche in appendice alle collezioni dei concilî, come quella del Mansi.
L'intenzione del papa Adriano I, nell'inviare questa raccolta a Carlomagno, era senza dubbio quella di assicurarle una maggiore diffusione nel regno dei Franchi; e raggiunse lo scopo, perché da allora in poi essa fu la sola a cui ricorsero i concilî franchi e i sovrani carolingi nei loro capitolari; anzi Carlomagno la fece accettare come autentica dai vescovi dell'impero, nel sinodo di Aquisgrana dell'anno 802, col titolo di Codex seu Liber canonum. Tuttavia tale dichiarazione non valse a conferire alla raccolta carattere di esclusività; onde le decretali pontificie, benché non comprese in essa, avevano egualmente valore di legge. Ciò affermò espressamente il papa S. Niccolò I, in una lettera rivolta ai vescovi francesi, i quali appunto volevano ritenere apocrife alcune decretali non riportate nel Codex canonum.
Col nome di Liber conciliorum, la Dionisiana è rappresentata in alcune antiche glosse e nella Summa Lipsiensis, e la cita anche Rufino. Di un'altra raccolta compilata da D., per ordine del papa Ormisda, prima della collezione maggiore, e in cui riportava i canoni greci con la versione latina, non resta che la prefazione. La collezione originale fu pubblicata nel volume I della Bibliotheca Iuris Canonici. La Collectio Dionyso-Hadriana è in Patrol. lat., LXVII, parte 1ª.
Bibl.: Fratelli Ballerini, De antiquis tam editis tam ineditis collect. canonum ad Gratianum usque tractatus in quatuor partes distributus, Venezia 1757; Fr. Maassen, Gesch. der Quellen u. der Lit. des canon. Rechts im Abendlande bis zum Ausgang des Mittelalters, Graz 1879, I; J. F. Schulte, Gesch. dre Quellen u. Lit des canon. Rechts von Gratian bis auf die Gegenwart, Stoccarda 1877, I, p. 41; Fr. X. Wernz, Ius Decretalium, 2ª ed., Roma 1905, I, n. 210; D. M. Prümmer, Man. iuris canonici, Friburgo 1927, pp. 49-50.