ANZILOTTI, Dionisio
Nacque a Pescia (Pistoia) il 20 febbr. 1867 da Giubano e da Isolina Allegretti.
Laureatosi in diritto internazionale privato presso l'università di Pisa, insegnò la medesima disciplina, dal 1892 al 1902, nel R. Istituto di Scienze Sociali "Cesare Alfieri" di Firenze. Divenuto professore straordinario di diritto internazionale presso l'università di Palermo, vi rimase dal 1902 al 1903. Nominato all'università di Bologna, vi insegnò fino al 1906. Chiamato a coprire la cattedra di diritto internazionale nell'università di Roma, la tenne dal 1911 fino a quando lasciò l'insegnamento nel 1937. Aveva intanto fondato, nel 1906, assieme ad Arturo Ricci Busatti e a Leone Adolfo Senigallia la Rivista di diritto internazionale, di cui fu il direttore e il principale animatore per circa venti anni.
Membro del Consiglio del contenzioso diplomatico e consulente del governo in varie occasioni, fra l'altro per gli arbitrati per la questione del fermo dei piroscafi francesi "Carthage" e "Manouba" (1912-13), fece parte della delegazione italiana alla Conferenza della Pace del 1919. Nel 1920 fu nominato sottosegretario generale della Società delle Nazioni e in tale qualità ebbe una parte notevole nell'elaborazione dello statuto della Corte permanente di giustizia internazionale, della quale, il 14 sett. 1921, fu eletto giudice dall'Assemblea e dal Consiglio della Società delle Nazioni. La Corte lo ebbe suo presidente per il triennio 1928-30. Nel 1930 fu rieletto giudice per il novennio 1931-40.
Già socio nazionale dell'Accademia dei Lincei, fu nominato accademico d'Italia il 22 sett. 1929. Membro dell'Institut de droit international, ne tenne la vice-presidenza dal 1932 al 1934. Fu, inoltre, socio corrispondente della Accademia dei Georgofili, accademico onorario in soprannumero dell'Accademia delle Scienze di Bologna e membro di numerose altre istituzioni culturali italiane e straniere.
La prima fase dell'attività scientifica dell'A. si svolse nell'ambito del diritto internazionale privato. Sostenne, in contrasto con la scuola dominante di P. S. Mancini, che le norme di diritto internazionale privato, lungi dal costituire un sistema del tutto indipendente dal riconoscimento concreto, sarebbero invece legate a tale riconoscimento, da parte degli stati, e che tutt'al più concorrerebbero a formare un ordine giuridico privato internazionale che, nonostante tutte le sue imperfezioni e lacune, si manifesterebbe con caratteristiche proprie. In seguito, fu portato a modificare profondamente questa sua primitiva concezione ed affermò, nel suo Corso di diritto internazionale privato (1925), rimasto incompiuto, che le norme di diritto internazionale privato finiscono con il costituire un semplice capitolo del diritto interno. Il loro duplice ufficio sarebbe quello di definire i presupposti di applicabilità di altre norme interne e di stabilire quali norme straniere potrebbero essere applicate invece di quelle interne. Il loro effetto caratteristico sarebbe pertanto quello di attribuire valore giuridico a norme che, pur essendo giuridiche in altri ordinamenti, non lo sarebbero nel nostro.
Anche nell'ambito del diritto internazionale pubblico le sue concezioni giuridiche furono informate, oltre che allo stesso bisogno di revisione dei problemi , alla sua particolare predilezione per il diritto internazionale privato. Fu così che delineò, in pagine rimaste definitive della sua Teoria generale della responsabilità dello Stato nel diritto internazionale (Firenze 1902), la tesi della responsabilità dello Stato per fatti commessi da individui, sostenendo che il fatto contrario al diritto internazionale non sorge dall'azione dell'individuo, ma dal contegno dello Stato riguardo all'atto compiuto dal privato. Successivamente, in un'altra opera fondamentale, Il diritto internazionale nei giudizi interni (Bologna 1905), accentuò ancora la tesi, detta dualista, della separazione del diritto internazionale dal diritto interno, svolgendola in tutta la sua portata e investigando il rapporto, che non era stato ancora approfondito, della posizione del giudice interno rispetto al diritto internazionale.
Agli importanti contributi sulle questioni fondamentali del diritto internazionale aggiunse numerose ricerche su questioni particolari di diritto internazionale di pace e di guerra, di diritto internazionale privato e di diritto processuale civile internazionale. La sua opera scientifica, il suo gusto per l'insegnamento e la sua grande esperienza in campo internazionale fecero di lui un maestro ascoltato e una guida preziosa. Il suo Corso di diritto internazionale (Roma 1912), fu, in realtà, un vero e proprio trattato in tre volumi, sul quale si formarono diverse generazioni. Oltre a numerose ristampe, il Corso ebbe tre edizioni, la migliore delle quali (Roma 1928), fu più volte tradotta e per l'ultima volta ristampata, con aggiunte e note tratte dagli appunti dell'autore, nel 1955.
Morì a Pescia il 23 ag. 1950.
La Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale ha intrapreso la pubblicazione di una raccolta degli scritti dell'A. Il primo volume è uscito a Padova nel 1955.
Bibl.: Ch. De Visscher, D. A., in La Comunità Internazionale, VI, 2 (1951), pp. 247-253; T. Perassi, Commemorazione letta all'Accademia Nazionale dei Lincei il 12 genn. 1952, ristampata in Rivista di diritto internazionale, XXXVI,1-2 (1953), pp. 5-21; P. Ziccardi, Note sull'opera scientifica di D. A., in Comunicazioni e studi dell'Istituto di diritto internazionale dell'università di Milano, III(1950), pp. 7-42; Annuario della R. Accademia d'Italia (1929-1930), Roma 1931, pp. 70-75.