MONTORSELLI, Dionisio
MONTORSELLI, Dionisio. – Figlio di Stefano, nacque probabilmente all’Aquila intorno al 1653. Il nome della madre è ignoto.
Se l’origine aquilana del pittore appare sicura essendo ricordata in più occasioni dalle fonti coeve, qualche incertezza sussiste sull’epoca della nascita – ricavata dall’atto di morte (Siena, Archivio arcivescovile, Culto e disciplina, S. Pietro alla Magione, 1814, n. 336/140) che, oltre a rendere noto il nome del padre, dichiara l’artista cinquantaseienne e sui primi anni dell’attività, attestata esclusivamente a Siena.
La prima menzione di Montorselli risale al maggio 1666, quando entrò nella Compagnia di S. Giovanni Battista in Pantaneto (Archivio di Stato di Siena, Patrimonio dei resti, 769, c. 80v; Siena, Biblioteca comunale, Mss., A.II.8, c. 55r) al cui interno è costantemente documentato. Non si hanno informazioni sul suo operato fino al 9 dicembre 1677, data in cui gli fu corrisposto un acconto relativo a pitture eseguite per le monache di S. Paolo, identificate con due tele nell’oratorio dei Ss. Pietro e Paolo: S. Nicola da Tolentino offre il pane benedetto, Un angelo indica a s. Monica la partenza del figlio Agostino dall’Africa (Torriti, 1994, p. 107). Immediatamente successiva dovrebbe essere la realizzazione del Transito della Vergine per la chiesa della Madonna del Rosario (ora Siena, S. Caterina della Notte) in pendant con la Natività della Vergine di Deifebo Burbarini che reca un’iscrizione relativa al biennio 1677-78 (Ciampolini, 2010, pp. 383, 388 s.).
Queste prove – che presentano già le peculiarità di tutta la sua produzione, come la caratteristica maniera di trattare i frastagliati panneggi definiti da pieghe angolose o le fisionomie un po’ fisse e inespressive – denunciano una formazione già avvenuta nel solco di quella cultura pittorica senese che procedeva dal naturalismo di Rutilio Manetti e si caratterizzano per una personale rilettura del cortonismo di Raffaello Vanni condotta anche attraverso suggestioni classicistiche.
I documenti attestano ancora un pagamento, il 13 marzo 1678, per un altro Transito della Vergine in una delle lunette della cappella di S. Maria della Stella, attigua all’oratorio della Compagnia di S. Antonio abate; la tela fu preparata dal pittore Giovanni Domenico Manenti, saldato l’8 gennaio 1679. Per la medesima compagnia Montorselli eseguì contemporaneamente una «historia», perduta, con S. Paolo eremita e S. Antonio abate che doveva ornare la macchina dell’esposizione delle Quarantore (Bagnoli, 1985; Butzek, 1985). Un pagamento all’Università dell’arte dei legnaioli «per pitture fatte» in S. Giuseppe è registrato in un libro di uscite del periodo 17 gennaio 1680 - 9 gennaio 1682 (Fargnoli, 2003), epoca alla quale deve verosimilmente risalire l’esecuzione delle tele presenti nella chiesa, con la Gloria di s. Caterina da Siena, attribuita concordemente dalle fonti e la Gloria di s. Bernardino, stilisticamente vicina.
Il 13 dicembre 1681 il pittore fu eletto priore della Compagnia di S. Giovanni Battista in Pantaneto, ruolo che gli venne riconfermato per il mandato successivo e che ricoprì anche nel 1701 (Archivio di Stato di Siena, Patrimonio dei resti, 769, cc. 186v, 188r, 225v). A questa data risale inoltre un opuscolo encomiastico di Pompeo Amerighi, pubblicato in occasione della propria laurea (Speculum theologicum..., Siena 1681), corredato di due incisioni allegoriche rispettivamente di François Spierre (Allegoria con la Prudenza e la Verità che sconfigge l’Errore) e Benoît Farjat (Anfione salvato da un delfino) su disegno di Montorselli.
Il 10 gennaio 1685 fu redatto il contratto di matrimonio con Isabella Boccabelli, mentre la dazione dell’anello ebbe luogo in S. Stefano il 1° maggio (Archivio di Stato di Siena, Gabella, Denunzie di contratti, 503, c. 79v).
Montorselli era ormai un artista affermato tanto che il 21 gennaio 1685 fu nominato accademico di merito nell’Accademia romana di S. Luca. È ricordato inoltre come «Maestro del Disegno» del collegio Tolomei a Siena (Le lune tolomee in festa..., Siena 1685). Proprio dal refettorio del collegio proviene il ciclo di sei tele con Episodi del Vecchio Testamento assegnato al pittore a partire da Ettore Romagnoli (dal 1820, Siena, S. Leonardo in Valdimontone). La data 1685 compare poi nell’incisione con Leopoldo I riceve la sottomissione dell’Asia e dell’Africa per la grande tesi di Niccolò Piccolomini eseguita da Arnold van Westerhout e Jacques Blondeau su disegno dell’artista. Nello stesso anno la consulta della collegiata di Provenzano accettò la tela con S. Caterina ha la visione del martirio di s. Lorenzo, eseguita per le monache del convento di S. Lorenzo (Bandini Piccolomini, 1895, p. 118).
Il 14 settembre 1690 venne stipulato un contratto per la decorazione a fresco della volta di S. Michele Arcangelo di Dentro (Ciampolini, 2010) con S. Michele Arcangelo caccia gli angeli ribelli. Si apre così la stagione dei grandi cicli murali dell’artista che diede un nuovo indirizzo alla decorazione barocca in città, sulla scorta delle suggestioni delle scenografiche imprese della pittura romana.
Tra il 1691 e il 1693 sono datate o databili diverse incisioni eseguite su suo disegno, probabilmente tutte per tesi: la Caduta dei giganti e un’Allegoria con l’Amor sacro e l’Amor profano di Arnold van Westerhout, un’Allegoria della Giustizia di Nicolas Dorigny e un’altra di Teresa del Po.
Nell’intervallo tra il 1693 e il 1695 si situa la realizzazione della volta dell’oratorio della Compagnia di S. Giovanni Battista in Pantaneto con la Gloria di s. Giovanni Battista: al 7 gennaio 1693 risale infatti un atto con il quale la medesima cedeva a Montorselli una casa nella zona di Camollia, fino a quel momento in usufrutto a una figlia dell’intagliatore Domenico Arrighetti, come compenso per la pittura, da realizzarsi nell’arco di due anni. Nello stesso anno è registrata una spesa della Compagnia relativa all’allestimento dei ponteggi necessari; il 21 maggio 1695 il pittore ottenne inoltre un rimborso per aver anticipato alcuni denari per gli stucchi (Archivio di Stato di Siena, Notarile postcosimiano, Originali, 1111, n. 12 e Protocolli, 3278, cc. n.n., notaio Giovanni Battista Bai; Patrimonio dei resti, 747, cc. 29r, 35r; Bonelli). In quel periodo eseguì anche le due tele con l’Angelo annunciante e l’Annunciata ai lati dell’altare dell’oratorio, dove già esistevano pitture murali con il medesimo soggetto. Alle opere da realizzarsi si accenna infatti nel contratto ricordato mentre due pagamenti (25 agosto e 10 novembre 1693) al pittore Giovanni «Battista» Manenti per le tele «comprese nell’instrumento del Montorselli pittore» confermano indirettamente la commissione (Archivio di Stato di Siena, Patrimonio dei resti, 747, c. 30r). Il pittore in questione è da identificare assai probabilmente con Giovanni Domenico Manenti, il medesimo che aveva fornito nel 1679 la tela per il dipinto della cappella di S. Maria della Stella e del quale il M. acquistò un’opera nella vendita dell’eredità, avvenuta il 20 luglio 1694 (Ciampolini, 2010, p. 384).
Coeva è la tesi di Francesco Bandini con il Giudizio di Salomone, incisa da Arnold van Westerhout su disegno di Montorselli, per la quale si conoscono alcuni studi preparatori e il bozzetto monocromo (Firenze, Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi, inv. 4847S; Siena, Collezione Chigi Saracini, inv. FAC 1313 e 1328), mentre nel 1695 si colloca la stampa, ancora frutto della prolifica collaborazione con l’artista fiammingo, con la Giustizia coronata dalla Fama per un opuscolo di tesi non identificato.
All’inizio del Settecento risale la decorazione della volta dell’oratorio di S. Giacomo in Salicotto con la Gloria di s. Giacomo Maggiore: il 23 settembre 1700 venne registrato il contratto con l’omonima compagnia nel quale Montorselli si impegnava a realizzare l’opera prima della ricorrenza dei santi patroni Giacomo e Anna, il 25 luglio 1702 (occasione nella quale fu infatti scoperta la pittura) e a indicare le modalità di realizzazione degli stucchi, eseguiti da Giacomo Franchini nel 1701. Il pagamento di 400 scudi al pittore avvenne in undici rate tra il 1700 e il 1713; l’ultima fu versata dopo la morte del pittore al figlio Stefano (Moran, 1980B).
Come per la decorazione di S. Giovanni Battista in Pantaneto la volta fu dipinta a secco con colori a olio, tecnica che causò il rapido deperimento delle pitture, interessate da un massiccio e assai libero intervento di restauro a opera di Cesare Maffei tra il 1836 e il 1838. Significative appaiono le influenze della grande decorazione romana, negli scorci aerei e nell’affollata e ricca composizione, che ricorda le cupole dipinte dal Baciccio, e nel cromatismo luminoso e acceso.
Nel 1705 il pittore risulta garante dell’inventario dei beni della residenza senese del governatore, Francesco Maria de’ Medici (Ciampolini, 1990, p. 195). La circostanza, unita all’interessamento mostrato diversi anni prima dal governatore stesso in relazione alla collocazione del Martirio di s. Lorenzo nella collegiata di Provenzano, lascia supporre un rapporto non occasionale con la committenza medicea, come induce a ritenere anche la collaborazione con l’incisore van Westerhout che operò assiduamente per i Medici.
Nel 1710 è attestata l’ultima opera conosciuta, la Sacra Famiglia con Dio Padre e lo Spirito Santo, in S. Michele Arcangelo a Fungaia presso Monteriggioni (Martini, 1988, p. 102).
Morì a Siena il 17 settembre 1710 nella sua casa nel terzo di Camollia, la stessa ottenuta dalla Compagnia di S. Giovanni Battista in Pantaneto nel 1693, e fu sepolto nel cimitero della chiesa di S. Pietro alla Magione (Siena, Archivio arcivescovile, Culto e disciplina, S. Pietro alla Magione, 1814, n. 336/140).
Dall’inventario dei suoi beni, compilato post mortem il 20 settembre, si hanno notizie circa gli eredi, la moglie, Isabella Boccabelli, e i figli, il maggiore Stefano, Cristofano (chierico), Flaminio e Bartolomea questi ultimi in età pupillare (Archivio di Stato di Siena, Curia del Placito, 309, cc. 198r-201v; Bonelli).
Tra le numerose opere non documentate ma citate dalle fonti o attribuite si ricordano, a Siena la Predica di s. Bernardino (S. Francesco, in deposito dalla Pinacoteca nazionale, inv. 22 mag.), l’Adorazione dei magi (S. Maria dei Servi, già S. Maria in Portico a Fontegiusta), l’Adorazione dei magi e la Circoncisione (Ss. Nome di Gesù), quattro tele con gli Evangelisti (Ss. Pietro e Paolo) e, nei dintorni, la Madonna col Bambino appare a s. Bruno e S. Caterina da Siena assalita dai soldati fiorentini (Castelnuovo Berardenga, S. Pietro a Pontignano).
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