SOLOMOS, Dionisio (Σολωμός, Διονύσιος)
Poeta neogreco, nato a Zante nel 1798 da ricca famiglia comitale oriunda di Creta; morto nel 1859 a Corfù. Ebbe per primo maestro l'esule abate Santo Rossi di Cremona, dal quale fu accompagnato in Italia: a Venezia, Cremona e Pavia dove studiò giurisprudenza. Compose le sue prime poesie in lingua italiana (trenta sonetti furono pubblicati nel 1823 a Corfù da Lodovico Strani con dedica a Ugo Foscolo) e anche dopo il ritorno in patria (1828) conservò sempre nei suoi affetti e nei suoi canti un culto vivissimo per l'Italia "terra della sapienza e della cortesia". Il suo amore per l'Italia si rivela anche nell'Elogio del Foscolo, al cui spirito immortale si rivolge il S. perché chieda a Dio "di mandare alla patria vicina la libertà". Della libertà conseguita allora dalla Grecia egli fu l'araldo con l'Inno alla libertà (1824), che, musicato dal Manzaros, diventò ed è l'inno nazionale ellenico. Però in quest'inno, nell'ode in morte di lord Byron e nel maggior numero delle sue poesie, usò la lingua greca.
Con lo studio assiduo della poesia popolare, e sull'esempio di Vilaras e Christopulos, si foggiò una lingua adatta per esprimervi la sua anima e l'anima del suo popolo, e le concezioni filosofiche che era venuto approfondendo al contatto con la filosofia e l'estetica tedesche, specialmente durante il suo soggiorno a Corfù, dove si era trasferito nel 1828. Nel periodo corcirese poco produsse il S., travagliato da una vita disordinata e inquieta. Alla sua morte si trovarono parecchi abbozzi di grandi poemi rimasti incompiuti e accompagnati da annotazioni italiane che permettono di immaginare il disegno generale. Notevoli i frammenti del Lambros (Λάμπρος), ove si descrive la storia di un prode che lotta per la libertà, e di Messolongi o I liberi assediati (Μεσσολόγγι ἤτοι οἱ ἐλεύϑεροι), il cui nodo era la psicologia degli assediati e la differenza tra l'eroismo degli uomini e delle donne. Grande popolarità ebbero subito le brevi liriche, come L'avvelenata (‛Η ϕαρμακωμένη), La biondina (‛Η ξανϑοῦλα), L'incognita (‛Η ἀγνώριστη), che rivelano l'incanto della sua poesia e la finezza del suo spirito.
Edizioni. - Oltre alle vecchie edizioni di Zante 1857, di Corfù 1859, con la biografia scritta dal Polylas, e di Zante 1880, con i prolegomeni del De Biasi, v. specialmente l'edizione di Atene 1901, Biblioteca Marasli, con prologo di C. Palamas, ristampata dall'Eleutherudakis, ivi 1911. Le poesie italiane, con prolegomeni e traduzione greca di G. Kalosguros, Atene 1921, ristampate nell'edizione completa col Prologo dal Polylas, ivi 1924. Poesie inedite pubblicò il Kerofylas, Atene 1927.
Bibl.: Del S. scrissero con alte lodi N. Tommaseo, G. Regaldi, M. A. Canini, G. Canna, G. Barone, ecc. I migliori saggi di critici greci sul S. sono raccolti nei due volumi Γύρω στὸ Σολωμό, Atene 1925-1927; Hesseling-Pernot, Hist. de la littér. grecque moderne, Parigi 1924; A. Cambamis, ‛Ιστορία της Ελληνικῆς λογοτεχνίας, 4ª ed., pp. 127-153; K. Palamas, in Μεγάλη ‛Ελληνικὴ ‛Εξκυκλ., XXII (1933), pp. 91-95, con bibl. di E. Fotiadis.