Dioscoride e la farmacopea antica
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Dioscoride di Anazarbo, medico sotto Caludio e Nerone, è autore di un trattato intitolato De materia medica in cinque libri, il più completo trattato di farmacologia antica che sia giunto in nostro possesso. Ricchissimo di dati, esso si fonda su un nuovo sistema di classificazione delle sostanze vegetali, animali e minerali, fondato sul criterio dell’affinità.
La tradizione farmacologica antica ha origini discusse; già i medici greci si interrogavano sulla provenienza di erbe e sostanze medicamentose dall’Oriente, da Babilonia o dall’Egitto, terra mitica in cui crescono piante dotate di poteri taumaturgici particolari, che donne esperte, come Elena, sanno confezionare in pozioni che alleviano il dolore fisico e fanno scomparire i mali dell’anima (nepente). I testi della collezione ippocratica raccolgono in parte tradizioni farmacologiche più antiche, pur non contemplando trattati esclusivamente dedicati alla materia farmacologica, incentrata sull’uso di semplici principi vegetali e animali di cui ancora Galeno tiene conto nei suoi lavori sulla “materia medica”.
È soprattutto dall’epoca ellenistica che la medicina avvia una riflessione sistematica sull’uso di sostanze naturali a scopo terapeutico, con la compilazione di ricettari, antidotari ed erbari in cui si illustrano le virtù terapeutiche o velenose di parti del corpo di animali, piante e, talvolta, minerali, arrivando a definire in modo chiaro cosa sia un pharmakon. Diocle di Caristo, Passagora di Cos, Teofrasto, Nicandro di Colofone, Crateuas, Mantia, Apollonio, tra gli altri, inaugurano una tradizione di letteratura specialistica farmacologica. Essa troverà, nel I secolo, in Scribonio Largo, medico al seguito dell’imperatore Claudio e autore di Compositiones (in cui si rinviene una farmacopea raffinata e molto avanzata anche di origine chimica) e in Dioscoride di Anazarbo i suoi più notevoli rappresentanti; questa tradizione sarà destinata a creare un patrimonio farmacologico occidentale in crescita e in perfezionamento continuo almeno sino alla fine dell’impero romano. Mazzini attribuisce, a ragione, questo grande interesse nei confronti della materia medica ai cambiamenti socio-economici che impongono alla classe medica di confrontarsi con problemi sanitari nuovi, derivati dall’urbanizzazione crescente, dal susseguirsi di crisi epidemiche e di guerre sempre più devastanti.
Di Dioscoride possediamo molte notizie, fornite in gran parte da lui stesso, in parte minore da Galeno, Oribasio, Ezio di Amida, Paolo di Egina e Alessandro di Tralles; nato ad Anazarbo, nella Cilicia romana, è probabilmente medico sotto Claudio e Nerone, dopo studi di farmacologia e botanica condotti ad Alessandria e a Tarso, città in cui esisteva una forte tradizione di interesse per le piante, come egli stesso racconta nella prefazione al suo trattato De materia medica, in cinque libri, scritto intorno alla metà degli anni Sessanta del I secolo. Il nome Pedanio potrebbe essere un omaggio a un patrono importante, forse un governatore della provincia d’Asia intorno al 50; uno dei suoi maestri sembra essere stato Ario di Tarso, autore di opere sulle droghe cui Dioscoride dedica il suo lavoro con parole grate. L’ambiente culturale in cui si muove favorisce la sua vocazione di studioso della natura, e i vivaci scambi commerciali che caratterizzano quella parte del Mediterraneo, all’incrocio delle strade che conducono alla Siria e alla Cappadocia, consentono l’ingresso nella sua farmacopea di sostanze “nuove”, mai sperimentate prima nel loro potere terapeutico.
L’opera di Dioscoride è la più importante e la più completa produzione sulla farmacologia antica in nostro possesso; databile tra il 60 ed il 78, cataloga circa mille principi ed è fondata su un sistema di classificazione innovatore, basato, più che sulla descrizione morfologica – come nella tradizione che l’aveva preceduto –, su un sistema di valutazione delle somiglianze formali tra le piante e dell’affinità di azione dei vegetali, animali e, in piccola parte, minerali (effetti sul corpo). Questo comporta anche la presentazione dei rimedi in base a un ordine logico, non alfabetico. Dioscoride dichiara che tutto ciò di cui parla è stato oggetto della sua personale ricerca e sperimentazione, durante viaggi di lavoro; la sua critica va alle opere degli asclepiadei e di Nigrus, che si sono basati solo sull’esperienza di altri. Il testo doveva prevedere illustrazioni che integrassero la parte scritta, come fa supporre anche un confronto con le splendide miniature dell’edizione celebre commissionata da Anicia Giuliana, figlia dell’imperatore Olibrio, nel 512. Galeno, pur distruggendo la classificazione dioscoridea nella sua creazione di una teoria farmacologica in grado di fornire spiegazioni sulle modalità di azione dei farmaci, dice chiaramente che “[… ] il suo lavoro sembra essere il migliore tra quelli di materia medica” (De simplici medicina VI, 11).