DIOSKOURIDES (Διοσκορίδης)
4°. - Famoso intagliatore di pietre d'età augustea, probabilmente originario di Aigai in Cilicia (almeno, tale dichiaravasi il figlio Euthyches), autore di un sigillo con l'immagine dell'imperatore, di cui si servirono Augusto ed i suoi successori (Plin., Nat. hist., xxxvii, 8; Suet., Aug., 50; Cass. Dio, li), e autore probabilmente anche di buona parte dei ritratti di Augusto incisi su gemme. Fin dal Rinascimento, intorno al nome di D. si raccolse un gran numero di gemme, molte delle quali, però, sono solo o copie di originali perduti o falsificazioni. La critica è concorde nell'attribuirgli: 1) corniola firmata (British Museuni), con Hermes offerente con kerykèion e coppa su cui è una testa d'ariete; 2) corniola Marlborough (British Museum), con Hermes stante; 3) corniola Devonshire House, col ratto del Palladio (firmata); 4) corniola Poniatowski, con una testa femminile cornuta; 5) ametista già proprietà del principe di Piombino, ora in Inghilterra (coll. privata), con busto di Demostene; 6) corniola di Napoli, con un eroe ignudo, probabilmente Achille che prova le nuove armi (firmata); 7) cammeo sardonica di Berlino, con Eracle che lega Cerbero (firmato; v. fig. 159); 8) frammento di cammeo con scena esotica, pure firmato. Una ametista del Cabinet des Médailles di Parigi, con testa del cosiddetto Cicerone e una corniola del British Museum, con testa di Cesare, sono dubbie, come pure è discutibile l'attribuzione a D. della Gemma augustea di Vienna (Furtwängler, Gemmen, ii, 258). Dei suoi figli e scolari, Euthyches, Herophilos e Hyllos, rimangono varie gemme firmate. D. appare un raffinato imitatore dell'arte ellenica, di cui predilige i tipi statuarî del V sec., degno esponente nel campo della glittica di quel gusto aulico dell'epoca di Augusto che si configurò nel nome del neoatticismo.
Bibl.: D. Levi, in Enc. It., s. v.; O. Rossbach, in Pauly-Wissowa, V, 1903, c. 1143, s. v., n. 16; E. Pernice, in Thieme-Becker, IX, 1913, pp. 319-320; E. Babelon, Cabinet des Ant. Bibl. Nat., Parigi 1887, tav. LVI, 18, pp. 208-209; A. Furtwängler, in Jahrbuch, III, 1888, p. 106 s., 218 s., 297 s.; id., Gemmen, Lipsia-Berlino 1900, III, pp. 306, 315, 352 s., 355 s., fig. 197, tavola XLIX, nn. 1, 6, 7, 9, 10; L, 5; LI, 17, 19, 21; LII, 15; LVII, 8; G. Lippold, Gemmen u. Kameen des Altertums u. Neuz., Stoccarda s. d., tav. X, 5; XL, 9; XLII, i; LXVII, 3.