dipingere [III singol. pres. indic., anche dipigne; II singol. pres. cong., in rima, dipinghe, nel Fiore]
Verbo piuttosto frequente, quasi esclusivo della poesia (due sole occorrenze in prosa). Praticamente costante l'uso figurato, mentre nel senso proprio ricorre talvolta ‛ pingere ' (v.).
Le fiammelle dei candelabri, che, nel corso della processione del Paradiso terrestre, D. vede andar davante, / lasciando dietro a sé l'aere dipinto / ... di tratti pennelli avean sembiante (Pg XXIX 74): è questo il passo in cui il verbo (al participio con valore predicativo) più si avvicina al senso proprio di " rappresentare con i colori un oggetto ", come si desume dal richiamo ai tratti pennelli (" cioè di fregatura di pennelli, come frega lo dipintore quando vuole fare una lista ", Buti; a meno che pennelli non significhi qui " stendardi "), nonché dal paragone, che subito segue, con quei colori / onde fa l'arco il Sole e Delia il cinto (vv. 77-78: l'accostamento con ‛ colore ' è molto frequente). Il richiamo al cinto di Delia trova sua eco nel passo di Pd XXVIII 23 Forse cotanto quanto pare appresso / alo cigner la luce che 'l dipigne / ... distante... un cerchio d'igne / si girava (si noti anche la rispondenza cinto - cigner), dove dunque nel verbo è implicita una notazione di ‛ colore ', che qualche commentatore (Buti, Porena) tuttavia non avverte.
Al senso proprio si accosta anche il luogo di If XXIII 58, dove gl'ipocriti, coperti dalle cappe dorate, vengono definiti, con ardito traslato, gente dipinta. Il participio, ancora con funzione attributiva, allude in un caso al trucco femminile (Pd XV 114).
Con valore più decisamente figurato, il verbo ricorre in Pg VII 79: nella valletta dei principi, rifulgente di mille colori, la natura, ad accrescerne la bellezza, non avea pur... dipinto, / ma di soavità di mille odori / vi facea uno incognito e indistinto; e cfr. anche le due rive / dipinte di mirabil primavera (Pd XXX 63; di nuovo un participio attributivo), immagine assai vicina a quella del Paradiso terrestre, dove Matelda si gia / ... scegliendo fior da fiore / ond'era pinta tutta la sua via (Pg XXVIII 42).
Con diverso traslato, in Pd XXVII 29 quel color che per lo sole avverso / nube dipigne [" tinge "] da sera e da mane, per cui i commentatori ricordano Ovidio (Met. III 183 ss. " Qui color infectis adverso solis ab ictu / nubibus esse solet aut purpureae aurorae ": il Porena considera questo passo sicuramente presente a D., perché " quell'avverso di Dante ha un senso latineggiante: significa ‛ che sta dinanzi, dirimpetto ', e quindi investe coi raggi "). Ma il Daniello spiega: " ‛ di quel color ' del quale... l'aria si dipinge ": il verbo avrebbe dunque un costrutto assoluto equivalente al costrutto intransitivo pronominale, per cui v. oltre.
In due luoghi dell'Inferno il participio è riferito alla pelle di animali: la lonza a la pelle dipinta è quella che di pel macolato era coverta, la fiera che D. aveva già definita a la gaetta pelle (XVI 108, I 33 e 42), dalla pelle " screziata "; cfr. anche XVII 15.
Per Pd XX 102 La prima vita del ciglio e la quinta [il primo e l'ultimo degli spiriti che si sono disposti a formare il ciglio dell'aquila] / ti fa maravigliar, perché ne vedi / la regïon de li angeli dipinta, la chiosa dell'Ottimo - " tu li vedi nel paese delli angeli in tanta chiarezza " - suggerisce l'equivalenza a " illuminata ", meglio che al generico " adornata " proposto da alcuni commentatori (Benvenuto, Buti, Lombardi, Chimenz), mentre per le ninfe etterne / che dipingon lo ciel per tutti i seni (Pd XXIII 27), tralasciando, di nuovo, l'" adornare " di Benvenuto e del Landino, si può giungere al più preciso " formare disegni su ", se le ninfe sono propriamente " costellazioni del cielo " come dice l'Ottimo (e anche il Lana: " quelle stelle figurano imagini diverse ": v. DIPINTO). Analogamente per Pd XVIII 109, ancora a proposito dell'aquila: Quei che dipinge lì, non ha chi 'l guidi (" cioè Iddio, il quale... fa fare quelle figure ", Ottimo; " Dio, disegna egli da sé ", Tommaseo; così anche Buti, Landino, Porena, Chimenz; ma cfr. Scartazzini-Vandelli: " è figura dipinta da Dio, il quale non ha, come i pittori di quaggiù, maestri ed esemplari a cui si attinga ").
Ancora in senso figurato, il verbo può valere " rappresentare ": con la fantasia, come in Rime CXVI 21 L'anima folle, che al suo mal s'ingegna, / com'ella è bella e ria / così dipinge; o con la parola (Fiore LXV 4), o con lo scritto, come nel caso di Ezechïel, che li dipigne [i quattro animali rappresentanti i Vangeli: cfr. Ezech. 1,5 ss.] / come li vide (Pg XXIX 100); o si può alludere alla mente di Dio, nel cui cospetto la contingenza, cioè la totalità delle cose e degli eventi, " est tota praesentialiter manifesta " (Benvenuto): tutta è dipinta (Pd XVII 39; cfr. anche XXIV 42).
Con diversa accezione d. ricorre in Pg XXXIII 76 voglio anco, e se non scritto, almen dipinto, / che 'l te ne porti dentro a te, dove, contrapposto a ‛ scrivere ', sta a indicare, metaforicamente, la comprensione imperfetta, approssimativa - di contro a un intendere pieno, cui D. non può arrivare - di quanto Beatrice va dicendo: " Dipinto, idest, signatum per verborum difficultatem, se non scritto, idest, ‛ quamvis non possis portare cum claro intellectu... ' " (Benvenuto). Per un'immagine analoga, cfr. Pd I 22-24 O divina virtù, se mi ti presti / tanto che l'ombra del beato regno / segnata nel mio capo io manifesti... Particolare anche l'accezione di Pd XXIII 91 ambo le luci mi dipinse / il quale e il quanto de la viva stella, " cioè gli entrò per gli occhi, come entra l'effigie di alcuna cosa nello specchio " (Daniello).
In alcuni casi, infine, si tratta delle varie espressioni che un qualche sentimento ‛ dipinge ', " rende manifeste " sul viso (frequente, in questo significato, il costrutto intransitivo pronominale): si tratta di vergogna, in una delle attestazioni del verbo in prosa (Cv IV XIX 10 dopo lo fallo nel viso loro [dei pargoli] vergogna si dipinge), in If XXIV 132 e, al participio, in Rime CXVII 14; o di meraviglia (Pg II 82), o della pietà, che l'angoscia... / nel viso [a D.]... dipigne (If IV 20); analogamente, le vergini e le donne buone e li adolescenti, in certe occasioni, si dipingono ne la faccia di palido o di rosso colore (Cv IV XXV 7). Cfr. infine, ancora al participio, Pd IV 10 Io mi tacea, ma 'l mio disir dipinto / m'era nel viso, e 'l dimandar con ello, e la bella immagine di Beatrice che, terminata la lunga dissertazione sulle gerarchie angeliche, tace, col volto di riso dipinto (Pd XXIX 7). Secondo alcuni (Serravalle, Torraca e altri) significa " dipinse " anche il pinse di If IX 1, comunemente inteso per " spinse " (V. PIGNERE).