diretto
In Pd VIII 105 sì come cosa in suo segno diretta, è certo forma participiale del verbo ‛ dirigere ', quindi da interpretarsi come equivalente a " indirizzata ". Da notare inoltre che l'immagine dell'arco che saetta ha portato Benvenuto a leggere ‛ cocca ' per " freccia ", invece di cosa. Comunque sia, il valore di diretta non cambia. Meno certo risulta il valore participiale in Pg XVII 97 Mentre ch'elli [l'amore] è nel primo ben diretto, in quanto non siamo di fronte a un significato passivo ma attivo, di modo che è diretto non appare logicamente predicato verbale ma predicato nominale; l'interpretazione più esatta si rivela perciò non tanto quella di Vellutello (" è... indirizzato "), poi ripresa da Momigliano, Sapegno, Fallani, quanto quella di Casini e Provenzal: " è rivolto ", " si dirige ".
Unico caso in cui d. è sicuramente aggettivo è quello di Pd XXVII 147 sì che la classe correrà diretta: la flotta, la barca dell'umanità, invertirà la rotta verso la giusta direzione; d. è qui dunque usato come sinonimo di " diritto ", nel senso di " non obliquo ", " che non diverge " (dalla meta, dal suo fine): cfr. Cv IV V 8. Infine, in Pd XVIII 16 'l piacere etterno, che diretto / raggiava in Beatrice, al valore aggettivale si affianca o addirittura si sostituisce il valore avverbiale, per cui d. viene a coincidere con " direttamente " (cfr. Momigliano, Sapegno e altri) e ha perciò il significato di " senza intermediario ": mentre infatti il piacere etterno illumina l'animo di Beatrice " direttamente, e non per obliquo " (Buti), D. lo riceve solo come raggio ‛ riflesso ', appunto attraverso Beatrice.