disarmo
Riduzione o eliminazione delle armi belliche
La questione del disarmo si è imposta nel Novecento, un secolo che ha visto uno sviluppo senza precedenti delle armi belliche e lo scatenarsi di due guerre mondiali. Essa ha dato luogo a una serie di accordi internazionali il cui scopo è di ridurre il numero delle armi esistenti oppure di proibirne la produzione, l'uso e il commercio. Gli accordi più importanti riguardano le armi atomiche, quelle chimiche e le mine antiuomo
Nel primo dopoguerra, sotto la spinta della Società delle nazioni (l'antenata dell'ONU), furono avviati alcuni tentativi di riduzione delle armi, che tuttavia fallirono in seguito al riarmo della Germania attuato da Adolf Hitler.
Dopo la Seconda guerra mondiale, con l'invenzione delle armi atomiche, la questione del disarmo divenne decisiva e l'ONU diventò la sede privilegiata per il raggiungimento di accordi internazionali. Tali accordi ebbero come protagonisti principali le due superpotenze, Stati Uniti e Unione Sovietica, che guidavano i due grandi blocchi in cui si era diviso il mondo dopo il 1945. Con la disgregazione dell'URSS, nel 1992, finì il timore di un conflitto nucleare tra le due grandi superpotenze, ma le tensioni si spostarono altrove, soprattutto in Medio Oriente e nel mondo arabo.
Il principale oggetto delle trattative tra Stati Uniti e URSS furono i missili intercontinentali, la cui lunga gittata (5.500 km) costituiva una devastante minaccia reciproca. Nel 1972 fu raggiunto un primo accordo (SALT I), che riduceva il numero dei missili ma non impediva il loro 'perfezionamento' (e infatti di lì a poco videro la luce i missili a testata nucleare multipla). Nel 1979 fu firmato il SALT II, ma il Congresso americano si rifiutò di ratificarlo come ritorsione per l'invasione sovietica dell'Afghanistan.
Nel frattempo il Patto di Varsavia aveva raggiunto, in Europa, la superiorità nel settore delle armi convenzionali e aveva schierato una serie di nuovi missili, gli SS-20; la NATO rispose, a partire dal 1983, schierando i missili Pershing-2 e Cruise. Con l'ascesa al potere in URSS di Michail S. Gorbačëv si giunse a un accordo (1987) che prevedeva lo smantellamento di tutti i missili presenti in Europa e la distruzione di quelli a lunga gittata. Lo scioglimento del Patto di Varsavia (1991) e la fine dell'URSS mutarono completamente il quadro politico-militare: fu così possibile firmare gli accordi START I (1991) e START II (1993), che prevedevano una forte riduzione dei missili e la completa eliminazione di quelli a testata multipla.
Un altro aspetto importante del disarmo atomico è quello che riguarda gli esperimenti nucleari. Nel 1963 fu sottoscritto un trattato che proibiva di effettuarli nell'atmosfera e nei mari, che però non fu firmato da Cina e Francia (quest'ultima effettuò da allora oltre 40 test nucleari presso l'atollo di Mururoa, nell'Oceano Pacifico). Nel 1996 si è giunti al bando totale dei test nucleari, questa volta sottoscritto anche da Cina e Francia.
Molto importanti furono i trattati per la non-proliferazione delle armi atomiche, che ne vietavano il commercio: nel 1968 fu firmato un primo accordo con durata di 25 anni, non sottoscritto, però, da Cina, Israele, India e Pakistan. Nel 1995 tale accordo è stato sottoscritto anche da altri paesi (Cina inclusa) e la sua durata è stata estesa a tempo indefinito. I pericoli maggiori vengono oggi da piccoli paesi che possiedono l'arma atomica (come la Corea del Nord) e soprattutto dalla possibilità che se la procurino, magari in forma rudimentale, anche gruppi terroristici.
Nel 1993 è stata firmata una Convenzione che vietava il possesso, l'acquisto, la produzione, il commercio e l'uso delle armi chimiche e impegnava gli Stati firmatari a distruggere entro 10 anni quelle che possedevano. Anche in questo caso il pericolo maggiore, allo stato attuale, viene dalla possibilità che gruppi terroristici entrino in possesso di armi chimico-batteriologiche.
Nel 1997, 135 paesi hanno firmato la Convenzione di Ottawa, che vieta di usare, conservare, produrre ed esportare le mine antiuomo; essa prevedeva anche la distruzione completa delle mine esistenti entro 4 anni e lo sminamento di tutte le aree interessate entro 10 anni. Purtroppo la realtà rimane spesso lontana da tali obiettivi.