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discacciare

di Federigo Tollemache - Enciclopedia Dantesca (1970)
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discacciare

Federigo Tollemache

Ricorre sempre in poesia (con la sola eccezione di un passo del Convivio), e sempre nella forma del participio passato, talvolta con valore di aggettivo. Dal senso proprio di " scacciare ", " allontanare con mal garbo ", documentato in Fiore CXIII 9 Ha 'ncor di gentil gente discacciata, / che non son costumati a lavorare, e CXIX 9, si passa, per estensione, al significato di " esiliare ": Rime CIV 10 Ciascuna par dolente e sbigottita, / come persona discacciata e stanca; Cv II XII 2 misimi a leggere quello non conosciuto da molti libro di Boezio, nel quale, cattivo e discacciato, consolato s'avea; Fiore CXIX 5.

Ancora nel senso di " allontanare ", ma nell'uso figurato, in Vn XIV 8 Allora io, riposato alquanto, e resurressiti li morti spiriti miei, e li discacciati rivenuti a le loro possessioni, dissi; XXXIX 2 discacciato questo cotale malvagio desiderio.

D. usa anche ‛ scacciare ' (v.), sia in poesia che in prosa. Anzi, a discacciati [spiriti] della prosa di Vn XIV 8 corrisponde nel sonetto (XIV 12 14) scacciati.

Vocabolario
discacciare
discacciare v. tr. [comp. di dis-1 e cacciare] (io discàccio, ecc.), letter. – Mandar via, allontanare da sé: d. i cattivi pensieri; vi sarete umiliato di quel primo timore, ... avrete implorato la forza per vincerlo, per discacciarlo,...
discacciaménto
discacciamento discacciaménto s. m. [der. di discacciare], non com. – L’atto, il fatto di discacciare, d’essere discacciato.
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