discernere (dicernere)
Nell'originario significato di " vedere distinguendo ", in senso fisico, è attestato in Vn III 3 una nebula di colore di fuoco, dentro a la quale io discernea una figura d'uno segnore, e Pg VIII 34; e con valore auditivo, in Pd VIII 17 e come in voce voce si discerne. In taluni casi inclina verso un generico " vedere ", come in Pg XII 63 mostrava il segno che lì si discerne, e Pd. XXIX 53; ma talvolta è in relazione con qualche difficoltà di luce o di distanza, come in If III 75 com'i' discerno per lo fioco lume; così anche IV 12, XXXIV 3, Pg XVI 95 e Pd XX 72 ben che sua vista non discerna il fondo, dove la metafora è di ovvio significato metafisico; o si giova di un rapporto retorico, come in Pg XXXI 137 Per grazia fa noi grazia che disvele / a lui la bocca tua, sì che discerna / la seconda bellezza, dove è evidente la reciproca influenza di disvele e discerna. In Pg XXVII 129 dov'io per me più oltre non discerno, esprime il limite della facoltà di Virgilio di esser guida di D.: il significato allegorico, verso cui di solito si affrettano i commentatori, è che la ragione priva della rivelazione non vede più oltre; ma esso è indissolubile dal significato letterale, nel quale proprio il d. ha una funzione opaca e ambiguamente allusiva.
Spesso il vedere comporta più esplicitamente il conoscere e l'intendere, come in If IV 71 ma non sì ch'io non discernessi in parte / ch'orrevol gente possedea quel loco; Pg XIV 151 onde vi batte chi tutto discerne (" in senso pregnante, vede e giudica ", Chimenz), e Pd XXVI 104; ed è assunto, secondo il traslato tradizionale, quale facoltà della mente, sì che d. acquista un senso intellettuale, che ora vive nella superstite veste metaforica (" vedere con gli occhi della mente ") cui concorrono gli elementi relativi all'atto visivo, luce, chiarezza, mirare, ecc. (come in Pg IV 77 unquanco / non vid'io chiaro sì com'io discerno; XVIII 11, Pd VII 62, VIII 90, IX 107), ora si afferma nel valore semantico indipendente di " intendere ", come in Pg XVI 131 e or discerno perché dal retaggio / li figli di Levì furono essenti; Pd VII 55 e XI 123.
In Pd XIX 56 vostra veduta... / non pò... esser possente / tanto, che suo principio non discerna / molto di là da quel che l'è parvente, le contrastanti interpretazioni del passo comportano diversi significati anche per d.: nell'interpretazione vulgata esso vale " riconoscere ": " non può la nostra veduta esser di sua natura tanto possente, che non debba riconoscere esser il suo principio molto di là da quello che le apparisce " (Barbi, Problemi I 290; così già Buti, Tommaseo, Venturi-Robiola, Scartazzini-Vandelli); d. perde la negazione e vale " conoscere " nell'interpretazione del Torraca (la mente umana non è tanto potente da conoscere Dio al di là di ciò che a essa si mostra) accolta dal Chimenz, che salva la negazione considerandola pleonastica (cfr., oltre il commento, Il canto XIX del ‛ Paradiso ', Roma s.a., 14 e 30 nota; e " Giorn. stor. " CXXXIII [1956] 185-187) e dal Sapegno. Altri (Pietrobono Porena, Momigliano) considerano discerna, col significato più pregnante di generale intelligenza, predicato di principio: per quanto potente, " la mente delle creature è molto più limitata che quella di Dio ": così il Momigliano, che concorda in questa interpretazione con il Del Lungo: questi però spiega d. come " riconoscere ", di cui principio è oggetto.
Il concetto di " vedere distinguendo " torna anche nel traslato, dove si riscontra propriamente il significato di " distinguere ", come in Pd I 78 con l'armonia che temperi e discerni, significato che nel discorso speculativo del Convivio non va disgiunto da un impegno di particolare attenzione (cfr. Cv I VIII 5 la faccia del dono dee essere simigliante a quella del ricevitore, cioè a dire che si convegna con lui, e che sia utile: e in quello è detta pronta liberalitade di colui che così dicerne donando); o di precisa intelligenza, come in XI 7 la loro usanza pongono in alcuna arte e a discernere l'altre cose non curano; III X 2, IV XXV 4. In IV XXIV 2 e però che infino a quel tempo l'anima nostra intende a lo crescere... non puote perfettamente la razionale parte discernere, a seconda che si assuma come soggetto del d. l'anima o la razionale parte, vale " distinguere " l'uso della ragione condizionato dall'apparenza o dalla realtà obiettiva, o " intendere ", cioè attuare, la propria razionalità; anche in IV XXIII 14 lasciando la sesta [ora]... per la ragione che si discerne, alcuni spiegano " che si capisce " (soggetto la ragione), altri " che si distingue facilmente " (soggetto l'ora sesta).
Può valere altresì " riscontrare ", come in Cv IV XXIV 3 lo tenere de l'arco, nel quale poco di flessione si discerne; " riconoscere ": Vn IX 6 che per loro non si discernesse lo simulato amore; " individuare ": Cv II X 9 quanti vizii si discernono per aver questo lume; " giudicare opportuno ": If I 112 Ond'io per lo tuo me' penso e discerno / che tu mi segui, dove la coppia di predicati difficilmente separabili si giustifica meglio alla luce del valore simbolico di Virgilio come ragione e della sua funzione di promotore e guida del viaggio (cfr. Pagliaro, Ulisse 804); per il Tommaseo d. " ha qui senso quasi di decerno ".
Discussa, infine, è l'accezione di d. in If XII 37 Ma certo poco pria, se ben discerno, / che venisse colui: riferito al rapporto tra terremoto e frana (vv. 41 e 45), è spiegato " se giudico bene " o " se non erro ", come fanno per es. Scartazzini-Vandelli; ma la posizione dell'inciso sembra legarlo unicamente al terremoto e alla sua cronologia; né tra terremoto e frana è altro che la congiunzione copulativa a significare quel rapporto di causa ed effetto sul quale Virgilio si augurerebbe di non errare. Altri spiegano " se bene distinguo ricordando " (Del Lungo, Fraticelli, Pietrobono), o, riferendo esplicitamente l'inciso all'indicazione cronologica, lo considerano un temperamento del precedente certo (Torraca); il Boccaccio commenta con " imaginando ", il Tommaseo pensa al calcolo più che alla memoria (" computando "), il Sapegno spiega " se non ricordo male " e ritiene che si tratti " soltanto di un modo volutamente basso, di discorso parlato "; il Momigliano avverte nella rima offerta dall'inciso " un po' di stento stilistico ".
Infine due varianti, entrambe interessanti, e la seconda passata nel testo della Simonelli: Pd XI 22 (discerna in luogo di ricerna è testimoniato da codici fiorentini, tra i quali Mart Triv e il gruppo del Cento) e Cv IV V 1 (che la nostra ragione [lo] discerne, là dove la '21 e Busnelli-Vandelli leggevano c[on] la nostra ragione; la lezione adottata dalla Simonelli è offerta dal gruppo C; cfr. ad l.).