ETRUSCA, Disciplina
È nome usato dai testi antichi per indicare l'insieme della scienza sacra dei Tuschi-Etruschi (l'alternanza Etruscorum libri, Tuscorum litterae, disciplina etrusca, Tusci libelli, etc. ben si addice alla duplicità etnica della nazione); il vocabolo "disciplina" aggiunge il valore di "materia di insegnamento".
La "disciplina etrusca" si suddivide in tre gruppi: libri haruspicini, libri fulgurales, libri rituales (Cic., Div., i, 72; ii, 42; ii, 49). La scienza degli haruspices, o "esaminatori delle viscere" vien fatta risalire nella tradizione etrusca a Tagete che li avrebbe scritti nella patria lingua e che poi i Romani tradussero nella propria (Fest., 492 L). La materia, anche se nel complesso è la stessa, assume però nei due popoli un significato diverso; gli Etruschi traggono dall'esame delle viscere - il fegato in primo luogo - deduzioni sul futuro, giacché il fegato è suddiviso in tante piccole caselle ognuna delle quali è attribuita, con iscrizione, a un dio; per i Romani le viscere - o ancora aderenti al corpo, o strappate (adhaerentia, o erepta exta) costituiscono soltanto col loro aspetto normale o anormale buona o cattiva riuscita di una data azione (hostiae consultatoriae).
Esclusivamente etrusco sembra il rito delle hostiae animales secondo il quale i mortali potevano diventare "dèi" e sfuggire alle leggi della mortalità (Arnob., Adv. nat., ii, 62: ab legibus mortalitatis educi).
I libri fulgurales (lampo e tuono) sono meglio noti. Anche nell'arte sacra fulgurale è assai differente il punto di vista etrusco da quello dei Romani: i quali pensavano che ogni fulmine, derivato da urto di nubi (Jen., Nat. Quaest., ii, 32, 2), può costituire un presagio favorevole o sfavorevole, laddove per gli Etruschi gli dèi provocano i fulmini per indicare la loro volontà.
La scienza fulgurale è basata sull'orientazione e sulla divisione del cielo in 16 regioni; è riferita a nove dèi, i quali dispongono ciascuno di una determinata specie di fulmini; constava di un sistema di regole esegetiche per determinare la divinità interessata e l'interpretazione del fenomeno; e infine le regole, i sacrifici, le preghiere per deviare o impedire le conseguenze perniciose del fulmine.
I frammenti dei libri fulgurales, sia pure in veste latina, sono abbastanza numerosi, sicché la nostra informazione è notevolmente precisa.
I libri rituales contengono le prescrizioni per la fondazione delle città, il rituale relativo alle porte delle città stesse, la vita amministrativa e sociale della città; le norme per la guerra e la pace. Contenevano inoltre (libri fatales e Acheruntici) le norme sulla vita degli uomini e delle nazioni, e le regole per prolungarla; i saecula e i portenta che ne indicavano la fine. Anche di questi libri abbiamo molte notizie riflesse nell'abbondante documentazione dei prodigia romani.
L'unica rappresentazione sicura di haruspicina è quella dello specchio Vaticano, Gerhard, ii, 223 (v. E. A. A., vol. ii, fig. 388); lo haruspex è alato e si chiama Chalchas (iscrizione). Una statuetta pure del Vaticano (G. Q. Giglioli, Arte Etrusca, tav. 261, 2) viene comunemente definita "Aruspice"; una scena di extispicium, già al Louvre, è in C. Clarac, 195; Rép. Stat., i, 83; Dict. Ant., ii, 299.
Bibl.: C. O. Thulin, Die Etr. Disciplina, Göteborg 1905-1909; id., Etr. Disciplina, in Pauly-Wissowa, VI, 1909, c. 725; cfr. anche Religionsgesch. Versuche Vorarbeiten, II, 4 (Blecher) e III i (Thulin); g. Körte, in Röm. Mitt., XX, 1905, p. 348; C. O. Thulin, in Pauly-Wissowa, VII, 1912, cc. 2431 ss., s. v. haruspices; Bouché Leclercq, in Dict. Ant., s. v. haruspices.