Discorso sopra Pisa
Abbozzo di discorso scritto ai primi di giugno 1499 per un magistrato o un esponente politico. L’autografo è conservato alla BNCF con la segnatura Carte Machiavelli I 75. Proviene dalle carte machiavelliane della famiglia Ricci, depositate nei primi decenni dell’Ottocento presso la Biblioteca Palatina, poi Nazionale centrale. Ha le caratteristiche di una carta per appunti, la cui dimensione corrisponde alla metà dei fogli usati da M. in cancelleria e contiene altre brevi annotazioni. L’abbozzo s’interrompe all’inizio di un nuovo snodo del ragionamento, senza che il taglio combaci con la fine di una frase o della carta. Dalla differenza di ductus si può dedurre che il titolo e la data («1499») siano posteriori alla stesura del testo. In seguito all’errore di un curatore, questo scritto fu abbinato, a partire dall’edizione del 1796, ai Provvedimenti per la riconquista di Pisa del 1509, e venne pubblicato come testo unico per quasi due secoli, finché l’errore non fu corretto nell’edizione di Jean-Jacques Marchand del 1975.
La città di Pisa era stata conquistata dai fiorentini nel 1406. Nel 1494, in occasione della campagna d’Italia di Carlo VIII, Piero de’ Medici concesse ai francesi la fortezza di Pisa e, poco dopo l’ingresso di Carlo in città, i pisani ottennero da lui la «libertà» (9 novembre). Negli anni seguenti, i fiorentini tentarono con tutti i mezzi la riconquista di quello che era il loro porto naturale; a lungo osteggiata da potenze italiane e straniere, l’operazione sembrò possibile quando i veneziani, sconfitti nel Casentino, dovettero ritirare le loro forze da Pisa (fine aprile 1499). Firenze doveva affrontare da sola la difficile riconquista, proprio in un momento di crisi finanziaria e di sfiducia nelle istituzioni, che aveva indotto il Consiglio maggiore a non eleggere per il secondo semestre i Dieci di libertà e pace, responsabili della politica interna e delle attività militari. Tutte le responsabilità della politica interna ed esterna ricadevano perciò sui signori, i quali, per ottenere un più largo consenso popolare, solevano riunire con una certa frequenza i cittadini più autorevoli in Consulta. L’abbozzo si riferisce a una situazione politico-militare che si colloca tra la Consulta del 2 giugno 1499, nel corso della quale i fiorentini decidono di lanciarsi da soli alla riconquista della città ribelle, e l’inizio della campagna militare attorno al 10 giugno. Si può ragionevolmente pensare che il testo costituisca l’abbozzo di un discorso per un magistrato o un uomo politico in occasione della Consulta del 2 giugno; poco probabile, invece, l’ipotesi che si tratti della prima traccia di un’orazione per una storia della Repubblica soderiniana, di cui non esiste testimonianza.
Il Discorso, dato per acquisito «che riavere Pisa sia necessario a volere mantenere la libertà», punta sulle modalità del suo recupero (§ 1). Visto che i pisani rifiutano la resa volontaria (§§ 2-6) e che un loro protettore, entrato per forza o chiamato da loro, non accetterebbe di consegnarli ai fiorentini (§§ 7-9), spetta a Firenze riprenderne il controllo (§§ 10-11). Rimane solo da sapere quale sia il momento più favorevole per iniziare la campagna militare (§ 12).
In questo primo scritto politico si manifesta già la forma mentis machiavelliana del tertium non datur. L’azione politica o militare (la riconquista di Pisa) non può che essere il risultato di un’analisi razionale della situazione (le due vie: dell’«amore», senza conflitto, o della «forza», il conflitto armato), che porta a progredire verso la soluzione (il conflitto è la sola via percorribile) attraverso una riduzione delle varie possibilità a una serie di opzioni di tipo binario. Ne risulta che il discorso è costruito secondo una struttura dilemmatica propagginata o stemmatica che, con assoluta razionalità, porta alla sola azione possibile: la riconquista armata. Scartata ogni altra ipotesi, il dilemma diviene solo temporale: la campagna deve iniziare immediatamente o in un momento successivo? Ma proprio su questo interrogativo l’abbozzo s’interrompe.
Bibliografia: Edizioni: N. Machiavelli, Squarcio di un discorso fatto ai Dieci sopra le cose di Pisa, in Opere di Niccolò Machiavelli, 2° vol., Firenze 1782-1783, pp. 128-29; N. Machiavelli, Arte della guerra e scritti politici minori, a cura di S. Bertelli, Milano 1961, pp. 3-11; N. Machiavelli, Opere, 2° vol., L’Arte della guerra. Scritti minori, a cura di S. Bertelli, Verona 1979, pp. 202-06; N. Machiavelli, L’Arte della guerra. Scritti politici minori, a cura di J.-J. Marchand, D. Fachard, G. Masi, Roma 2001, pp. 419-28.
Per gli studi critici si vedano: G. Sasso, Niccolò Machiavelli, 1° vol., Il pensiero politico, Napoli 1958, Bologna 19933, pp. 55-58; J.-J. Marchand, Niccolò Machiavelli. I primi scritti politici (1499-1512). Nascita di un pensiero e di uno stile, Padova 1975, pp. 3-23, 317-30.