DISCRASIA (dal gr. δος e κρᾶσις composizione")
Termine medico che ha il significato generico di alterazione della composizione (crasi) del sangue e conseguentemente degli umori e dei tessuti organici.
Così sono stati discrasici l'iperazotemia dei nefritici, l'iperglicemia dei diabetici, le diverse alterazioni del sangue nelle emopatie (p. es., nella leucemia, nell'anemia perniciosa), nei tumori maligni, nelle cachessie di varia origine, nelle diverse sindromi tossiche, autotossiche, tossi-infettive, particolarmente in alcune condizioni morbose di origine disendocrina (p. es., addisonismo, ipertiroidismo) e di origine avitaminica (p. es., scorbuto). Lo stato discrasico diminuisce la resistenza organica e per ciò favorisce l'attecchimento dei germi patogeni e in generale l'insorgenza dei processi morbosi, e, invece, rappresenta una condizione sfavorevole allo stabilirsi dei processi di guarigione (p. es., cicatrizzazione di una ferita, consolidazione di una frattura, risoluzione di una polmonite, ecc.).