discriminazione di genere
loc. s.le f. Disparità di trattamento tra uomini e donne.
• Naturalmente il tempo passa e la società cambia e quindi il tema della giusta causa doveva necessariamente esser ridotto. Lo fece la [Elsa] Fornero, ministro del Lavoro nel governo Monti, donna di sinistra sociale. Restrinse i motivi di giusta causa alla discriminazione indicando a titolo esemplificativo la discriminazione di genere e di etnia. Ma era esemplificativo perché ci potevano essere una serie di discriminazioni abilmente nascoste ma che pure tali erano. (Eugenio Scalfari, Repubblica, 19 ottobre 2014, p. 27, Commenti) • «Non avrei intrapreso questa battaglia, anche di principio, se non avessi sentito discorsi e letto articoli dove le massime autorità stigmatizzavano pesantemente il fenomeno della discriminazione di genere» (Daniela Corsetti riportata da Maurizio Vezzaro, Secolo XIX, 20 luglio 2016, p. 10, Italia Mondo) • In un recente studio pubblicato sulla rivista «Vita e Pensiero» [...] abbiamo analizzato il legame tra leadership femminile, modalità di organizzazione del lavoro e discriminazione di genere in un campione di lavoratori e imprese europee. (Claudio Lucifora e Daria Vigani, Avvenire, 2 marzo 2017, p. 3, Idee).
- Composto dal s. f. discriminazione, dalla prep. di e dal s. m. genere, ricalcando l’espressione ingl. gender discrimination.
- Già attestato nella Stampa del 24 gennaio 1998, p. 5, Estero (Keith Botsford).