disdotto (disdutto)
Gallicismo (provenzale desdutz, antico francese desduit) che compare due volte nel Fiore, sempre in rima: la prima nel discorso di Ragione, nella variante più prestigiosa (con fonetismo siculo, oltre che francese e provenzale): XXXIX 6 non vo' che l'ami sol per lo disdutto / né per diletto, ma per trarne frutto; la seconda nel discorso della Vecchia, nella forma più usuale ‛ disdotto ': CXLVII 13 a cui intender facea che 'l su' disdotto / mi piacea più che null'altro che sia. È voce diffusa specialmente nella lirica cortese, dove denota il piacere amoroso. Nel Fiore indica il godimento sessuale, con contrapposizione, nel primo esempio, dell'edonismo erotico di Jean de Meun alla teoria cristiana, che subordina l'atto sessuale al fine riproduttivo. Cfr., nella stessa accezione, Cielo Rosa fresca 130 " Perdeci lo saboro e lo disdotto ".
L'espressione il su' disdotto del secondo esempio vale " il piacere che lui mi dava ", con significato attivo di suo.