disequilibrio microeconomico
Nella teoria microeconomica, situazione in cui gli scambi avvengono in presenza di vincoli o di impedimenti alla realizzazione dei piani degli agenti economici e quindi al raggiungimento dell’equilibrio in uno o più mercati. Alcuni aspetti della teoria del d. sono stati ripresi anche in macroeconomia, da J.-M. Grandmont, J.-P. Benassy, E. Malinvaud e altri esponenti della cosiddetta scuola francese, per studiare il fenomeno della disoccupazione (➔ disequilibrio macroeconomico).
Le teorie di d. m. differiscono tra loro a seconda del tipo di limitazioni imposte al funzionamento del mercato, al modo in cui gli agenti reagiscono al d. con particolare riguardo alla dimensione temporale, e quindi al processo di aggiustamento verso l’equilibrio. Il punto di partenza è la tradizionale definizione di equilibrio competitivo walrasiano (➔ equilibrio competitivo), in cui il sistema dei prezzi relativi è tale da assicurare l’uguaglianza tra domanda e offerta su tutti i mercati, date le scelte ottimali degli agenti economici, ossia consumatori e imprese. Il d. può avvenire, dunque, lungo due dimensioni: dal lato dei prezzi o delle quantità (ovvero, evidentemente, di entrambe le variabili). Si consideri, per semplicità, un’economia che produce e consuma un unico bene. Dietro alla definizione di equilibrio walrasiano si cela un meccanismo intuitivo di aggiustamento verso l’equilibrio, che ne assicura la stabilità: quando la domanda eccede l’offerta, il prezzo aumenta, e viceversa. Alternativamente, secondo l’approccio di tipo marshalliano (➔ Marshall, Alfred), è l’offerta a variare per uguagliare la domanda. Questa analisi della stabilità dell’equilibrio, che si basa, graficamente, sull’inclinazione delle curve di domanda e di offerta, è di tipo statico e non fornisce un’interpretazione dinamica del processo di convergenza nel tempo, a partire da un punto fuori dell’equilibrio, verso di esso. Lo studio di questo processo, detto di tâtonnement (➔), che può riguardare, come detto, i prezzi o le quantità, ha visto i contributi di molti economisti, tra cui lo stesso Walras, P.A. Samuelson, K.J. Arrow, F.H. Hahn e Takashi Negishi.
L’approccio originale di Walras studia il tâtonnement al variare dei prezzi, per mezzo della figura fittizia di un banditore (➔), che agisce come un pianificatore centrale che raccoglie informazioni sulla domanda e sull’offerta degli agenti in funzione dei prezzi, e fissa questi ultimi in modo da assicurare l’uguaglianza tra le due quantità. La teoria del tâtonnement individua le proprietà delle funzioni di domanda e di offerta che assicurano la stabilità dell’equilibrio. Tuttavia, fuori dell’equilibrio, per definizione, non possono realizzarsi i piani ottimali di consumo e produzione di tutti gli agenti economici, e quindi il tâtonnement nei prezzi non descrive come avvengano gli scambi nel mercato in condizione di disequilibrio. In altre parole, il riferimento dinamico è solo intuitivo, ma non identifica un processo reale. Al contrario, il tâtonnement nelle quantità assume che l’offerta, ossia la quantità prodotta, parta da un livello di d., mentre i prezzi assicurano sempre che la domanda sia pari all’offerta, ossia che un equilibrio, detto di breve periodo, sia raggiunto. In questo caso, dunque, gli scambi possono avvenire anche nel corso del tâtonnement, prima di raggiungere l’equilibrio di lungo periodo. Il processo diventa allora propriamente dinamico, e la teoria determina le condizioni sotto le quali esso converge all’equilibrio di lungo periodo.