disgiungere
È vocabolo di media frequenza, attestato nella lingua due-trecentesca, che compare soltanto nel Convivio e nella Commedia, sempre sotto forma di participio passato.
In senso proprio significa " staccare ", " separare ": lo strazio disonesto / c'ha le mie fronde sì da me disgiunte (lf XIII 141); in Cv III III 4 ricorre con valore aggettivale: Le piante... hanno amore a certo luogo più manifestamente... le quali se si transmutano, o muoiono del tutto o vivono quasi triste, sì . come cose disgiunte dal loro amico; così anche al § 13 chi guarda col viso con[tra] una retta linea, prima vede le cose prossime chiaramente; poi, procedendo, meno le vede chiare; poi, più oltre, dubita; poi, massimamente oltre procedendo, lo viso disgiunto nulla vede; e in Pg IX 51 vedi l'entrata là 've [il balzo] par disgiunto (propriamente " interrotto " da una spaccatura).
Anche in senso figurato il participio conserva un valore prevalentemente aggettivale: Cv IV XI 1 Resta omai solamente a provare come le divizie sono vili, e come disgiunte sono e lontane da nobilitade; X 7 e 8. Analogamente in Pg VI 42 'l priego da Dio era disgiunto; XXV 64 [Averroè] per sua dottrina fé disgiunto / da l'anima il possibile intelletto.