disidentita
disidentità s. f. inv. Perdita della consapevolezza della propria identità.
• Se è vero, com’è stato notato, che il nuovo Giappone giovanile viene qui radiografato con spietatezza antisociologica, tutt’altro che «amorale» (aggettivo liso e cool) è lo sguardo su questo universo di emorragie affettive e opaca disidentità. (Sandro Modeo, Corriere della sera, 18 giugno 2008, p. 42, Libri) • Leggendo questo centinaio di pagine, che propagandano i grandi libri italiani e proclamano fieramente il compito messianico del loro autore (temi che tornano nell’ultima parte delle stesse «Memorie»), non si può non pensare che la grande impresa di [Lorenzo] Da Ponte sia stata la fantasia di un emigrato. Insomma, i suoi giudizi sulla lingua e sulla letteratura italiana sono nati, oltre che dall’ammirazione per la bellezza, anche dalla nostalgia e dal confronto con i fantasmi della disidentità. (Nicola Gardini, Sole 24 Ore, 9 febbraio 2014, p. 26, Letteratura) • ben di più nella filigrana d’Europa è teatralmente cambiato. Qualcuno ‒ come Alain Finkielkraut nel suo «L’Identité malheureuse» o il più pessimista Michel Houellebecq ‒ ha parlato di una progressiva disidentità europea, un lascito maligno che ha soppiantato valori e speranze consentendo ai populismi nascenti di proliferare sulla delusione collettiva. (Giorgio Ferrari, Avvenire, 27 febbraio 2016, p. 1, Prima pagina).
- Derivato dal s. f. inv. identità con l’aggiunta del prefisso dis-; titolo del libro di Giampaolo Lai, Disidentità, Milano 1988.
- Già attestato nella Stampa Sera dell’8 agosto 1988, p. 3 (Pier Mario Fasanotti).