dismagare
A proposito di questo vocabolo, gli antichi commentatori ci sono di scarso aiuto, poiché tanto nel primo caso (Pg III 11 la fretta, / che l'onestade ad ogn' atto dismaga) che nel secondo (XIX 20 io son dolce serena, / che ' marinari in mezzo mar dismago) non sono unanimi, anzi si trovano in disaccordo non solo per quanto riguarda il verbo ma per l'interpretazione stessa dei versi. Infatti il primo passo viene così commentato dal Buti: " la fretta manca l'onestà in ogni atto ", nel senso che essa " manca in ogni atto virtuoso "; dismago di Pg XIX 20 è spiegato da Benvenuto " navigantes disturbo ", dal Buti " consummo ", da Giovanni da Serravalle " perverto, idest extra sensum traho, idest a vero itinere ".
La soluzione è offerta ai commentatori moderni dal confronto col verbo ‛ smagare ' (v.) dal quale d. trae origine, e che deriva dal tardo latino exmagare, " togliere le forze ", " indebolire "; quindi " diminuire " (cfr. Fiore II 1).
In Pg III 11 d. varrà dunque " diminuire ", " togliere " (l'onestà, cioè il decoro, a ogni atto). L'imperturbabilità, e la relativa compostezza dei movimenti, è attributo del ‛ magnanimo ', secondo il concetto aristotelico che D. fa suo. in Pg XIX 20 d. si ricollega all'uso traslato di ‛ smagare ' presente in If XXV 146 l'animo smagato, " smarrito ", " stupito ", " incantato ", per cui varrà " incantare ", " affascinare ". Il Porena, infine, spiega dismago come equivalente a " faccio venir meno dal piacere ", interpretazione che troverebbe conferma nel verso successivo: tanto son di piacere a sentir piena.