disordinazione
Le tre attestazioni di questo vocabolo, tutte nel primo trattato del Convivio, riguardano la prima motivazione portata da D. per giustificare la scelta del volgare nella composizione dell'opera, e cioè la cautela di disconvenevole ordinazione (V 2). In V 6 Dunque, a fuggire questa disordinazione, conviene questo comento, che è fatto invece di servo a le 'nfrascritte canzoni, esser subietto in ciascuna sua [condi]zione (ordinazione nell'edizione del '21), d. è la " inettitudine " a ottenere il giusto fine; è, in altre parole, una " ordinazione disconvenevole ". In VI 1 Mostrato come lo presente comento non sarebbe stato subietto a le canzoni volgari se fosse stato latino, resta a mostrare come non sarebbe stato conoscente, né obediente a quelle; e poi sarà conchiuso come per cessare disconvenevoli disordinazioni fu mestiere volgarmente parlare, tutta la frase significa che occorre evitare le ‛ disordinazioni ' che sarebbero disconvenevoli. Lo stesso valore ha il vocabolo nel passo di I X 5 per cessare disconvenevole disordinazione... io mi mossi al volgare comento.
Nella terza e quarta edizione di Oxford si legge ‛ disordinazione ' anche in Cv I V 2, lezione accettata, oltre che dal Moore, pure dal Giuliani e dal Sanesi. Riteniamo invece autentica la lezione dell'edizione critica (disconvenevole ordinazione), per cui cfr. Busnelli-Vandelli, ad l.
Bibl. - E. Moore, Studies in D., IV, Oxford 1906, 13 n.; I. Sanesi, in " Giorn. stor. " LXXXI (1923) 154.