disperdere
Il verbo, presente solo nelle Rime e nella Commedia con un basso indice di frequenza, appare in contesti assai diversi l'uno dall'altro.
In If X 48 Fieramente furo avversi / a me e a miei primi e a mia parte, / sì che per due fïate li dispersi, nelle dure parole di Farinata contro i ‛ maggiori ' del poeta, il verbo equivale a uno " scacciare ", aggiuntavi però un'idea di diaspora, considerando che nel Medioevo gli ‛ sbandimenti ' di una Parte politica sconfitta erano seguiti da duri decreti di esilio e di confisca dei beni. Interessante notare come in Rime CIV 75 (E io, che ascolto nel parlar divino / consolarsi e dolersi / così alti dispersi / l'essilio che m'è dato onor mi tegno) i dispersi siano i valori morali " esiliati " da un mondo basato sul caos politico e morale, passo ove appare chiaramente il valore di " violento allontanamento " impresso dal poeta al significato più usuale del verbo.
In If XXIX 130 la brigata in che disperse / Caccia d'Ascian la vigna e la gran fonda, il verbo assume la funzione di " dissipare ", come leggiamo nelle antiche chiose: " habebat iste pulcerrimam et praeclaram possessionem quam vendidit et consumpsit " (Benvenuto); " consumpsit omnes possessiones et alia bona in dicta brigata " (Bambagliuoli).
Semplice il caso di Rime CIII 45 ove 'l sangue, ch'è per le vene disperso equivale al nostro moderno " distribuito ".