Dispersione scolastica
Con l'espressione dispersione scolastica, tipica della sociologia dell'educazione, s'intende quel complesso di fenomeni consistenti nella mancata o incompleta o irregolare fruizione dei servizi dell'istruzione da parte di ragazzi e giovani in età scolare. In senso tecnico, rientrano tra i fenomeni di d. s.: a) la totale non scolarizzazione anche ai livelli iniziali di istruzione (fenomeno scomparso già all'inizio del secolo scorso nelle società progredite, ma presente ancora in fasce limitate di popolazioni appartenenti ad aree geografiche economicamente arretrate); b) l'abbandono, ossia l'interruzione per lo più definitiva dei corsi di istruzione (fenomeno quasi del tutto scomparso nei Paesi dove l'obbligo scolastico non supera il 14° anno di età, ma presente oltre tale limite, e cioè relativamente al secondo livello della scuola secondaria, anche quando l'obbligo legale è fissato al 17° anno di età); c) la ripetenza, ossia la condizione di chi si trovi a dover frequentare nuovamente lo stesso corso frequentato in precedenza con esito negativo (il fenomeno, negli ultimi decenni, riguarda in misura minima la scuola primaria, in misura modesta ma significativa la prima fascia dell'istruzione secondaria, in misura più consistente la fascia dell'istruzione secondaria superiore); d) casi di ritardo, quali l'interruzione temporanea della frequenza per i motivi più vari o il ritiro dalla scuola per periodi determinati di tempo.
Un fenomeno a parte è quello riguardante gli studi di istruzione superiore, quando gli studenti non riescono o non possono (anche perché impegnati contemporaneamente in attività lavorative) completare il piano di studi del corso prescelto nei limiti di tempo previsti dagli stessi piani di studio. L'ultimo rapporto OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) sull'educazione del 2004 rileva che la scolarizzazione è venuta sempre aumentando tra il 1995 e il 2002 in tutti i Paesi aderenti. Il tasso di scolarizzazione più basso, che negli anni precedenti si registrava alla fine della scuola dell'obbligo, si registra ora alla fine del secondo ciclo dell'istruzione secondaria. Ciò significa che la d. s., pur spostandosi in avanti nel corso dell'età scolare, è tutt'altro che scomparsa. Inoltre, dopo il corso secondario, un giovane di 17 anni ha speranza di passare soltanto 2,7 anni in media nell'istruzione terziaria (universitaria e non).
L'insieme dei fenomeni di d. s., a parte le conseguenze in alcuni casi di ordine legale (quale soprattutto quelli relativi all'evasione dell'obbligo scolastico), hanno una incidenza negativa non trascurabile sui costi pubblici per l'istruzione, oltre che sui bilanci delle famiglie. Ma le conseguenze più rilevanti riguardano la realtà socioculturale e le prospettive di sviluppo economico dei Paesi che patiscono la scarsa efficienza dei loro sistemi di istruzione, ai quali risalgono sia i fenomeni sopra indicati sia l'incapacità di incrementare i tassi di scolarizzazione ai livelli più avanzati possibili, secondo le esigenze espresse con sempre maggiore insistenza dalla globalizzazione dei mercati. Per combattere o contenere quanto più possibile i fenomeni di d. s. quasi tutti i sistemi di istruzione hanno cercato di elaborare strategie più o meno mirate, comprendenti misure e opportunità di vario genere. Le stesse agenzie internazionali insistono in questo senso già da anni, soprattutto con riferimento a quei Paesi che manifestano ritardi di un certo rilievo in tale materia. Fra queste misure rientra certamente la pratica dell'accoglienza, consistente in un insieme di iniziative (di informazione, primo orientamento, socializzazione) curate dalle istituzioni scolastiche e destinate a favorire l'inserimento di ragazzi o di giovani nelle strutture formative.
La pratica dell'accoglienza è consigliata soprattutto al momento dell'avvio di un corso di studio o del passaggio da un grado all'altro del processo di istruzione. è addirittura necessaria per l'inserimento di allievi provenienti da altri ambienti e paesi e, nel caso dei figli di immigrati, con un background culturale diverso da quello degli altri allievi. Un'altra misura significativa, suggerita dalla didattica contemporanea, ma di non facile generalizzazione, è l'individualizzazione o personalizzazione dell'insegnamento, definibile peraltro soltanto nel quadro di una programmazione didattica assai flessibile e tecnicamente qualificata. Altro istituto che dovrebbe contribuire a contenere i fenomeni dispersivi è quello di facilitare i passaggi da un canale all'altro dei corsi di istruzione secondaria attraverso apposite corsie non penalizzanti. Anche l'istituto del tutorato viene in larga misura concepito nella prospettiva di facilitare e aiutare il percorso formativo degli allievi, mettendo in atto ausili diversi secondo i casi e arrivando a coinvolgere nel processo anche le famiglie degli allievi in difficoltà. Da tempo, poi, specie nei Paesi di area anglosassone, è stata considerata una opportunità, utile nella medesima direzione, la creazione di comprehensive schools destinate ad accogliere alunni frequentanti corsi di indirizzo diverso (per es., liceali e tecnico-professionali), ma con la tendenza ad avvicinare i percorsi formativi nella prospettiva dell'uguaglianza delle opportunità. Tale via non ha avuto significativo successo in Europa, dove la creazione di comprehensive schools ha finito per rispondere più che altro a esigenze di razionalizzazione della rete scolastica ai fini del contenimento della spesa pubblica.
Bibliografia
R. Albarea, A. Burelli, D. Zoletto, Aspetti della complessità in educazione, Udine 2000.
Annali dell'istruzione, 2002, 4-5, nr. monografico: Lessico della riforma. Globalizzazione e nuove responsabilità educative, Atti del xli Convegno di Scholè, Brescia 2003.
R. Drago, Dispersione, in Voci della scuola 2004, a cura di G. Cerini, M. Spinosi, Napoli 2004, pp. 118-27.
OCDE, Organisation de Coopération et de Développement économiques), Regards sur l'éducation: les indicateurs de l'OCDE 2004, Paris 2004.