dispetto (sost.; despetto; dispitto, gallicismo: v. Parodi, Lingua 221-222)
Vale di solito " disprezzo ", in D. (e v. anche DISPETTO agg. e DISPETTOSO): non solamente è vile, ma vilissimo, e degno d'ogni dispetto e vituperio più che altro villano, Cv IV VII 9.
Nell'espressione ‛ avere in d. ', col valore di " disprezzare ": If X 36 com'avesse l'inferno a gran dispitto (" cioè a vile ", Boccaccio), riferito a Farinata (v.); ogn'uomo ebbi in despetto tanto avante, / ch'io ne mori' (Pg XI 64) a Guglielmo Aldobrandeschi; così ‛ avere a d.', in Rime CVI 62 abbiate a vil ciascuno e a dispetto; anche ‛ tenere in d. ', in Cv IV I 7 erano in villano dispetto tenuti.
Nell'espressione ‛ rendere in d. ', nel senso di " rendere in disprezzo ", " rendere spregevole ", in If XVI 29 Se miseria d'esto loco sollo / rende in dispetto noi e nostri prieghi, in riferimento alla miseria del sabbione che rende spregevoli i tre postulanti, Guido Guerra, Tegghiaio Aldobrandi e Iacopo Rusticucci e le loro preghiere; la parola è ripresa nella risposta di D.: Non dispetto, ma doglia / la vostra condizion dentro mi fisse (v. 52).
I commentatori interpretano di solito i dispetti di Capaneo (If XIV 71) come " sdegni "; ma, anche tenendo conto di dispettoso e torto (v. 47; v. DISPETTOSO), in riferimento al disprezzo di Capaneo per Dio, sarà forse più opportuno interpretare " disprezzi ": " i dispregi ch'elli fa di Dio " (Buti; ma Benvenuto: " scilicet rabies, furor, indignatio "). Vale invece " sdegno ", " ira ", in Pg XV 96 e in Fiore CCX 7 Allor lo fie' con molto gran dispetto, / come colei ch'a uccider lo bada; anche in Fiore CCIV 8 il Bertoni (in " Giorn. stor. " LXXIX [1922] 198) legge dispetto: molto mi fecer dispett'e ladura, ove il Parodi aveva letto dispettela dura.