dispietato
Attributo a bassa frequenza, usato soprattutto nella poesia (2 volte nelle rime per la cosiddetta donna Pietra) e una sola volta nella prosa del Convivio. Come ‛ spietato ' (v.), vale fondamentalmente " crudele ": Rime L 1 La dispietata mente (" la crudele memoria "); CII 36 la dispietata luce, " la crudele immagine " (Barbi-Pernicone).
In Cv III IX 1 feci una ballatetta ne la quale chiamai questa donna orgogliosa e dispietata, D. allude alla ballata Voi che savete (Rime LXXX), dove si parla di una donna disdegnosa, / la qual... / Tanto disdegna qualunque la mira, / che fa chinare gli occhi di paura (vv. 3-6).
In If XXX 9 D. chiama dispietati artigli le braccia di Atamante, che, in un accesso di follia, uccise il figlioletto Learco (cfr. Met. IV 512-519).
In Rime dubbie VIII 5 dispietata è lezione del Moore, accolta anche dal Contini; il Barbi legge spietata. In codici toscani anche antichi si legge dispietate strida in If I 115, in luogo di disperate, variante ripresa anche dal Boccaccio.