displasia
In biologia cellulare, anomala morfologia delle cellule di un organo o di un tessuto, e, nella accezione più estensiva del termine, anche le variazioni in eccesso o in difetto del numero delle cellule (iperplasia e ipoplasia). I tessuti displasici presentano un livello di differenziazione cellulare diverso dal normale, senza che ciò comporti la trasformazione di un tessuto in un altro di origine diversa (come nella metaplasia). La d. è causata da mutazioni genetiche nella cellula (talvolta in concomitanza con infezioni virali), che mantiene i caratteri di benignità e una certa fedeltà morfologica a quella di origine, pur dando adito a tessuti anomali. Particolare importanza hanno alcune d. per la loro possibile evoluzione in malattie neoplastiche: per es., i nevi displasici, la d. intraepiteliale della vulva, del glande, della cute perianale. D. mammaria, mastopatia fibrosocistica. ● In anatomopatologia, anormale sviluppo di un organo, di solito per cause genetiche: d. dell’anca, broncopolmonare, setto-ottica, ecc. Queste d. derivano da difetti genetici nello sviluppo del connettivo e delle cellule ossee. La più frequente è la d. dell’anca, anomalia della testa del femore associata ad un’eccessiva lassità legamentosa, per cui l’articolazione tende precocemente a lussarsi. D. fibrosa poliostotica: è un’osteite fibrosa disseminata, con aree di pigmentazione cutanea e disturbi endocrini, localizzata in genere nell’occipite, metatarso, metacarpo, femore, falangi, tibia; frequenti le fratture spontanee, si manifesta nel corso dell’età evolutiva. D. periostale: alterazione congenita dell’ossificazione periostale, che provoca nel lattante fratture del cranio e degli arti, flessibilità abnorme delle ossa, craniotabe. D. tanatoforica, con tipiche vertebre a forma di H e femori incurvati. D. campomelica: presenta marcata curvatura degli arti inferiori.