dispogliare
Nel senso di " spogliare ", opposto a ‛ vestire '; più raro nell'uso proprio che nel traslato, secondo quanto ricordano i lessici; sempre in senso traslato in D., con diverse sfumature di significato.
In Vn XXX 1 si allude a Firenze, che rimase... quasi vedova dispogliata per la morte di Beatrice; la stessa relazione in Pg XXXII 38, dove l'albero della giustizia di Dio è detto la pianta dispogliata (vedova al v. 50), a sottolineare il grave significato simbolico di questa spoliazione.
Nell'accezione di " derubare ", in Fiore CLIII 3, e CLXIII 8: l'uso volgare delle parole è conforme al tono generale del discorso della Vecchia a Bellaccoglienza: la femina de' aver amici molti.
In If XVI 54 doglia / la vostra condizion dentro mi fisse, / tanto che tardi tutta si dispoglia, l'uso traslato di d. non è perspicuo, seppure ripeta moduli biblici e classici. Il Tommaseo (che critica l'accostamento tra le due metafore fisse e dispoglia) cita Ps. 34, 26 " induantur confusione et reverentia ", ed Aen. IV 319 " exue mentem ". Il Barbi suggerisce " dilegua, sparisce ", consono al senso, non però al significato preciso del termine; forse sarà meglio intendere: " ci vorrà tempo prima che il dolore abbandoni il mio animo, cada da esso ". Per l'uso di questo presente nel significato di futuro, v. Parodi, Lingua 372; anche F. Brambilla Ageno, in Annotazioni sintattiche ad alcuni passi della " Commedia ", in " Studi d. " XLII (1965) 353-359.
In Pd XXVIII 117, in quello che il Parodi definì uno dei più bei versi della Commedia (questa primavera... / che notturno Arïete non dispoglia), vale " fa sfiorire ", ma la parola assume un' eccezionale suggestività dal contesto ricco di dati misteriosi e solenni (primavera sempiterna, notturno Ariete).