dispregiativo
I dispregiativi sono un tipo di alterati (➔ alterazione) il cui significato è peggiorativo con una forte componente affettiva. Ciò implica che la valutazione espressa dal parlante per mezzo dell’alterato esprime anche una sua netta presa di distanza rispetto a ciò di cui parla, in base a una scala di valori e di dimensioni, che vanno da quella tipicamente morale (ragazzaccio «ragazzo che si comporta male, da non frequentare») a sfumature che si differenziano secondo il contesto (attorucolo «attore che recita male, che non vale la pena seguire», stradaccia «strada mal illuminata, mal frequentata», filmaccio «film pornografico» ma anche «film di bassa qualità», ecc.).
La differenza rispetto al significato strettamente peggiorativo è sottile, e in genere sottolinea la valutazione negativa – appunto dispregiativa – da parte del parlante. In altre parole, libraccio avrà valore dispregiativo, oltre che peggiorativo, se viene usato in espressioni fortemente connotate come in (1):
(1) evitiamo certi libracci che ho visto in giro in questi giorni giorni, un nome??? Ad esempio l’autobiografia carceraria di Corona, pura apologia della delinquenza!!! (da Google)
Chiaramente, se la presa di distanza del parlante è meno forte, sarà anche meno in vista il valore dispregiativo e più probabile un mero peggiorativo, come nell’esempio seguente:
(2) Piero Calamandrei ricopiato su un quadernaccio e letto con voce emozionata ma appassionata da un adolescente ai propri coetanei (da Google).
Data la prossimità con il peggiorativo, e dato più in generale l’ampio spettro semantico che caratterizza gli alterati, non ci sono procedimenti morfologici specifici per i dispregiativi. La suffissazione ha comunque un ruolo centrale per creare effetti dispregiativi, in particolare per mezzo dei due suffissi peggiorativi -accio e -astro. Il suffisso -accio è molto produttivo, e si combina principalmente con nomi (donnaccia, palazzaccio) e con aggettivi in genere sostantivati (miseraccio, poveraccio), avverbi (malaccio), indefiniti (qualcosaccia: Ero dispiaciuta e tra me e me pensavo ... di aver fatto o detto qualcosaccia!, esempio da Google), esclamazioni (miseriaccia infame!), numerali (milionaccio: Rischiare di dover ‘regalare’ gli ennesimi milionacci allo stato, esempio da Google).
Inoltre, benché in genere «[t]ra i numerali, solo alcuni valori unitari, resi da forme nominali, ammett[a]no suffissi alterativi» (Merlini Barbaresi 2004b: 268), in realtà l’alterazione è possibile in tutti i casi in cui ci sia una motivazione morfopragmatica cogente, ad es. con il voto scolastico sei, come si vede da questo esempio:
(3) Oggi si è svolta la prima prova!!!! Di tutte le tracce che avevano ipotizzato ... indovinate quante ne hanno beccate?!!! Rullo di tamburi!!! trutrutrutru: NESSUNA!!!!!!!!!! Cm ogni anno ... nn ci beccano mai!!! va bè … tanto è così ... cmq penso di averla fatta decentemente … speramo un seiaccio schifoso ... (da un blog)
Esiste anche qualche nome deverbale con chiaro valore dispregiativo, come magnaccia dal roman. magnare.
Anche il suffisso accrescitivo -one dà luogo a un’ampia serie di derivati con valore dispregiativo, sia deverbali (accattone, pappone) sia denominali, con particolare evidenza per quelli «che segnalano la sporcizia e la trasandatezza nella cura della persona e del vestiario» (Lo Duca 2004: 213): sciattone, straccione, sporcaccione, il roman. zozzone, ecc. Anche il suffisso diminutivo -ino, impiegato per formare «nomi d’agente [...] indicanti mestieri e professioni in genere considerati umili» o deprecabili (come nelle formazioni: attacchino, netturbino e galoppino, traffichino), dà luogo a un «dilagare di formazioni […], alcune delle quali […] riescono a comunicare un tratto ironico-spregiativo che nasce forse dal contrasto tra la ‘piccolezza’ insita nel suffisso e la presunta ‘grandezza’ di certi programmi e uomini politici» (Lo Duca 2004: 209), come berluschino, craxino, ecc. Si noti in berluschino la sostituzione dello pseudosuffisso -oni della base Berlusconi, che ritroviamo, anche se in direzione inversa, nella formazione di accrescitivi come trampolone da trampolino, ecc.
Meno produttivo è il suffisso -astro, che pure ricorre in parecchie formazioni dispregiative come filosofastro, giovinastro, poetastro, medicastro, ecc. Questo suffisso, etimologicamente connesso al suffisso latino -aster che indicava somiglianza, mantiene tracce del valore attenuativo e approssimativo in derivati come figliastro, sorellastra, oltre che con gli aggettivi di colore: bluastro, nerastro, rossastro, ecc. (➔ colore, termini di). Analogo valore attenuativo ha il suffisso -oide, nato in ambito scientifico (medico, geometrico, antropologico) poi esteso al linguaggio comune con una funzione peggiorativa o dispregiativa, derivante dal significato di condizione imperfetta rispetto alla base, specialmente in derivati come intellettualoide, fascistoide, pazzoide, genialoide, ecc. (cfr. Merlini Barbaresi 2004a: 450).
Un altro gruppo di suffissi che può assumere valore dispregiativo è dato dai collettivi -ame, -ume, -aglia, nel caso in cui si combinino con «entità in cui il significato collettivo è percepito come spregiativo, in quanto spersonalizzante, come in professorame, bambiname, culturame» (Merlini Barbaresi 2004b: 292), ma anche romanticume, filosofume, borghesume, politicume, e plebaglia, bambinaglia, cialtronaglia, teppaglia, ecc.
Un chiaro caso di riuso di un suffisso originariamente diminutivo con valore dispregiativo, e più in generale peggiorativo, è -ucolo, etimologicamente connesso con il suffisso diminutivo -ucchio, oggi presente in vari alterati come attorucolo, artistucolo, avvocatucolo, dottorucolo, che si «appone di preferenza a nomi designanti persone il cui ruolo sociale è facilmente soggetto a valutazione critica» (Merlini Barbaresi 2004b: 292). In altri casi, invece, il suffisso preserva il suo valore diminutivo: straducola, processucolo. D’altronde, è stato già osservato come lo slittamento semantico dal valore attenuativo a quello peggiorativo o dispregiativo sia diffuso, come nell’es. (4) di un derivato con il suffisso vezzeggiativo -uccio:
(4) Sono le squillo di San Salvario, quelle che si vendono in case fatiscenti e in albergucci da tre soldi nei pressi di Porta Nuova (da Google)
Si aggiunga che è possibile anche il percorso inverso, in cui un suffisso tipicamente peggiorativo o dispregiativo come -astro dà luogo a formazioni vezzeggiative come cuginastro o topastro.
Oltre alla possibilità di impiegare le ripetizioni con effetto dispregiativo (si pensi a esempi come: Dove preferisci farlo? qualunque posto va bene ... anke il lurido lurido bagno, da Google), anche i prefissi si prestano per creare effetti dispregiativi, in particolare quelli che formano derivati con valore diminutivo o attenuativo come para- (paraletteratura, parascientifico) o sub- (subumano, subcultura, ecc.; Iacobini 2004b: 153). Inoltre, anche prefissi con valori privativi o negativi possono esprimere connotazioni peggiorative o dispregiative: così s- in sparlare o non- in non-film in espressioni del tipo:
(5) film decisamente scadente, dalla recitazione alla trama, ai doppiaggi ... come detto, un non-film (da Google)
Infine effetti dispregiativi possono essere ottenuti da ➔ elementi formativi come pseudo- che rientrano nell’ambito della composizione con elementi neoclassici, benché per molti versi siano «quelli che più si approssimano ai prefissi» (Iacobini 2004a: 88): si pensi a casi come pseudointellettuale, pseudocultura, pseudoscientifico, ecc.
Grossman, Maria & Rainer, Franz (a cura di) (2004), La formazione delle parole in italiano, Tübingen, Niemeyer.
Iacobini, Claudio (2004a), Composizione con elementi neoclassici, in Grossmann & Rainer 2004, pp. 69-95.
Iacobini, Claudio (2004b), Prefissazione, in Grossmann & Rainer 2004, pp. 97-163.
Lo Duca, Maria G. (2004), Nomi di agente, in Grossmann & Rainer 2004, pp. 191-218.
Merlini Barbaresi, Lavinia (2004a), Aggettivi deaggettivali, in Gross-mann & Rainer 2004, pp. 444-450.
Merlini Barbaresi, Lavinia (2004b), Alterazione, in Grossmann & Rainer 2004, pp. 264-292.