disputazione
Trattazione di un problema mediante la discussione di argomenti pro e contra. È una forma tipica dell'insegnamento medievale. In Cv II XII 7 D. dice di essere andato là dov'ella [la filosofia] si dimostrava veracemente, cioè ne le scuole de li religiosi e a le disputazioni de li filosofanti. In Mn III IV 1 chiama disputatio l'argomentazione che sta per condurre contro gli assertori della dipendenza dell'autorità imperiale da quella ecclesiastica, ed effettivamente il discorso è condotto secondo le regole della d. medievale, con questa sola differenza: che la confutazione di ogni argomento avversario viene subito dopo questo, nel testo citato della Monarchia, mentre nelle quaestiones disputatae scolastiche le risposte agli argomenti avversari erano date alla fine. Così è del resto anche nella Quaestio, che ha la tipica forma della quaestio disputata, e dove è detto (§ 3): formam totius disputationis calamo designare (cfr. anche Cv IV XII 20).
La disputatio è una delle due forme dell'insegnamento medievale: l'altra è la lectio. Secondo A. Landgraf (Zum Begriff der Schol., p. 488), fin dal sec. IX VI vi sarebbe un insegnamento in forma di d.; infatti nel Commento a S. Paolo, di Haimo (o Remigio) di Auxerre, si trovano i termini " philosophice sive dialectice disputare " (P.L. CXVII 530) e " liberaliter disputare " (CXVII 581), ma la d. non è distinta dalla lectio fino al sec. XII (Landgraf, Zur Technik, p. 175). M. Grabmann (Il 16) vede un primo esempio di d. nel Commento a S. Paolo, di Roberto di Melun (XII sec.), scritto in forma di quaestiones che preludono alle d. di Simone di Tournai. Grabmann ricorda poi (II 18, 20) le definizioni della d. date da Giovanni di Salisbury nel Metalogicon (Il 4) e dal Magister Radulphus. Ma la d. si sviluppa specialmente, e assume forma tecnica, nelle università del sec. XIII, con la quaestio ordinaria e la quaestio de quolibet. La d. ordinaria era tenuta parecchie volte l'anno sopra un argomento scelto probabilmente dal maestro, davanti agli scolari e ai baccellieri; la d. quodlibetale, più solenne, era tenuta una o due volte l'anno (in Avvento e in Quaresima) e vi partecipava non solo tutto il personale universitario, ma anche autorità religiose e civili. I problemi potevano essere posti da chiunque (a quolibet) e su qualunque argomento (de quolibet): di qui il carattere di attualità di tali d., e la loro importanza per la conoscenza della storia dell'epoca (come osserva il Glorieux).
La d. quodlibetale non è esclusiva della facoltà di Teologia: se ne tengono anche nella facoltà delle Arti (le disputazioni de li filosofanti) e negli Studia degli ordini religiosi (le scuole de li religiosi), per esempio a S. Croce di Firenze, da parte di Pier Giovanni Olivi (P. Glorieux, Litt. quodl., II 20, 26).
Nella d. vi sono opponentes e respondentes: c'è un respondens ufficiale, per dir così, che generalmente è un baccelliere, distinto dal magister. Talora quest'ultimo aderisce alla soluzione del respondens, talora dà egli stesso una risposta propria: comunque è sempre il magister a determinare, ossia a dare la risposta definitiva (cfr. Quaestio 17 in ostendendo sive determinando). Se la determinatio fosse data nel medesimo giorno della d. o in un giorno seguente, è incerto: Mandonnet sta per la seconda ipotesi, Pelster ne dubita, almeno per le d. ordinarie.
Sulla prova solenne - articolata in quattro d. e distribuita in due cerimonie: Vesperiae e Aula - sostenuta dal laureando, ossia da colui che voleva diventare magister, danno precise notizie gli statuti della facoltà teologica di Bologna del 1364, pubblicati da F. Ehrle. J. Koch (pp. 160 ss.) ha riscontrato i caratteri descritti negli statuti bolognesi anche in due questioni di Durando di S. Porciano, che divenne magister a Parigi nel 1312: gli statuti bolognesi dovevano quindi riflettere regole già in uso da tempo.
Bibl. - M. Grabmann, Geschichte der scholastischen Methode, II, Friburgo 1911 (rist. fotost. Basilea-Stoccarda 1961); P. Mandonnet, Chronologie des Questions disputées de S. Thomas d'Aquin, in " Revue Thomiste " XXIII (1918) 266-287, 341-371; P. Glorieux, La littérature quodlibétique de 1260 à 1320, 2 voll., Parigi 1925-1935; ID., Le Quodlibet et ses procédés rédactionnels, in " Divus Thomas " (Piacenza) XLII (1939) 61-93; ID., Où en est la question du Quodlibet?, in " Revue du Moyen-age latin " Il (1946) 405-414; J. Koch, Durandus de S. Porciano, Monaco 1927; F. Pelster, Literargeschichtliches zur Pariser theologischen Schule aus den Jahren 1230 bis 1256, in " Scholastik " V (1930) 46-78 (cfr. 59-67); F. Ehrle, I più antichi Statuti della Facoltà teologica di Bologna, Bologna 1932; A. Landgraf, Zum Begriff der Scholastik, in " Collectanea Franciscana " XI (1941) 487-490; ID., Zur Technik und Ueberlieferung der Disputatio, ibid. XX (1950) 173-188.