dissenso
Complesso degli atteggiamenti di disaccordo e di critica nei confronti del sistema politico vigente in un determinato Paese, o di specifiche istituzioni e organizzazioni politiche, sociali, religiose. Le forme del d. possono spaziare dalla semplice disaffezione a un’opposizione più o meno violenta.
A partire dalla conclusione del Concilio vaticano II, nella Chiesa cattolica nacquero gruppi e movimenti ecclesiali che sostennero un’interpretazione del Concilio e dei suoi documenti su posizioni spesso divergenti e polemiche, appunto di d., nei confronti della gerarchia ecclesiastica, dando così luogo al fenomeno denominato in Italia «d. cattolico». In particolare, alcune comunità, chiamate in seguito «comunità di base» (per es. quella dell’Isolotto a Firenze), assunsero notorietà per la contrapposizione con i vescovi locali. Questi gruppi furono caratterizzati da un forte impegno sociale e politico (in molti casi furono tra i promotori del movimento Cristiani per il socialismo e tra i protagonisti della «nuova sinistra») e da una piena partecipazione dei laici; tra i principali animatori del d. vi furono tuttavia anche molti religiosi (tra i più noti, G. Franzoni ed E. Mazzi), mossi anche dalla ricerca di una nuova identità sociale ed ecclesiale del sacerdote. In Italia, il d. cattolico ebbe il momento di massima notorietà durante la campagna per il referendum per l’abrogazione della legge introduttiva del divorzio (1974).
Nell’Europa socialista, il d. si espresse attraverso movimenti sociali e culturali che, dagli anni Sessanta, sottoposero a critica vari aspetti del socialismo reale nell’URSS e nei Paesi dell’Europa orientale. Le prime espressioni del d. sovietico furono i samizdat, pubblicazioni clandestine, inizialmente a carattere poetico. La comparsa, nel 1963, del romanzo di A. Solženicyn Una giornata di Ivan Denisovič, pubblicato con l’approvazione di Chruščëv, era destinata a rappresentare uno dei momenti fondamentali del d. sovietico. Esso si espresse anche con manifestazioni di piazza, sul caso degli scrittori J. Daniel e A. Sinjavskij (1965) e contro l’invasione della Cecoslovacchia (1968), con la nascita di un comitato per la denuncia degli internamenti di dissidenti negli ospedali psichiatrici ecc. Il regime sovietico reagì, nel 1974, con l’espulsione dall’URSS di Solženicyn, che aveva appena pubblicato in Occidente Arcipelago Gulag. Dopo la firma (Helsinki, 1975) degli accordi della Conferenza per la cooperazione e la sicurezza in Europa, che stabilivano alcuni essenziali principi sui diritti umani e la libera circolazione delle idee, sorsero i cd. gruppi di Helsinki che chiedevano il rispetto degli accordi. Il d. sovietico aveva al suo interno diverse tendenze: quella di ispirazione religiosa-tradizionalista facente capo a Solženicyn, quella liberaldemocratica e filoccidentale (annoverante il fisico, premio Nobel per la pace 1975, A. Sacharov), quella marxista che si poneva nella prospettiva di un «socialismo dal volto umano» (tra i suoi esponenti più noti i fratelli Žores e Roj A. Medvedev). In Polonia si ebbe un avvicinamento tra le componenti marxiste e non marxiste del d. con gli scioperi del 1970 a Danzica, Gdynia e Stettino. Nel 1976, a seguito della rivolta contro il carovita, i marxisti J. Kuron e A. Michnik promossero la costituzione di un Comitato di autodifesa sociale (KOR), che rappresentò la prima organizzazione indipendente. Nel 1980, infine, il d. assumeva in Polonia la dimensione di un movimento di massa, che diede vita al sindacato Solidarność, guidato da L. Walesa, con una forte caratterizzazione in senso cattolico. In Cecoslovacchia, dopo la fine della Primavera di Praga del 1968, la più nota esperienza di d. fu il gruppo di Charta 77, le cui pubblicazioni, semiclandestine, uscirono nel gennaio 1977. Promossa dal filosofo J. Patoka, dal drammaturgo V. Havel e dall’ex ministro J. Hajek, Charta 77 abbracciò la causa dei diritti umani, esigendo l’applicazione degli accordi di Helsinki e di quelli dell’ONU sui diritti politici e civili. Nella Repubblica democratica tedesca emersero invece tre casi emblematici: il cantautore W. Biermann, il tecnocrate R. Bahro, lo scienziato e filosofo R. Havemann. Tutti e tre si dichiaravano marxisti e comunisti, favorevoli alla collettivizzazione dell’economia ma anche alla sua riforma. In Ungheria, la più rilevante manifestazione critica è stata la «scuola di Budapest», di ambito marxista, fondata da G. Lukács e avente tra i suoi rappresentanti A. Heller e l’ex presidente del Consiglio A. Hegedüs. L’ascesa politica dei movimenti di d. nell’URSS ebbe inizio dopo l’elezione (1985) alla carica di segretario del PCUS di M.S. Gorbačëv. Dal 1989 la fine del monopolio del potere politico nei Paesi dell’Europa orientale consentì alle varie tendenze del d. di contribuire ampiamente alla svolta politica in atto.