DISSONANZA
. È il rapporto di più suoni non consonanti (v. consonanza), cioè il rapporto di suoni che appartengono a elementi tonali, ossia accordi (v.), differenti. La qualità dissonante dipende dunque dai valori tonali e pertanto armonici. Benché le dissonanze siano tutte di una sola natura, si possono distinguere dissonanze diatoniche e cromatiche. Diatoniche: per es., nei toni di do magg.- la min., do-re è intervallo dissonante; perché, o re è suono estraneo introdotto nell'accordo do mi sol o la do mi; oppure do è suono estraneo introdotto nell'accordo re fa la o sol si re. Cromatiche: sono simili a quelle diatoniche, ma i suoni estranei introdotti in un accordo sono estranei anche al tono a cui l'accordo appartiene. Per es., sempre nel tono di do magg.-la min., il rapporto do-re♯ è dissonante perché nell'accordo do mi sol ovvero la do mi viene introdotto re♯, sensibile diatonica del tono di mi magg., o sensibile alterata di mi minore.
Il valore delle dissonanze, come tutti i valori tonali e armonici, è condizionato dal ritmo, sicché le dissonanze hanno piena efficacia soltanto quando sono situate "in battere" ed efficacia più o meno ridotta quando sono "in levare", come nelle cosiddette note e accordi di passaggio e nelle anticipazioni.
Poiché la dissonanza è connessione di suoni tra loro estranei con l'assuefarsi dell'orecchio aumenta la facoltà di connettere suoni sempre più lontani e pertanto diviene più frequente l'uso delle dissonanze. In questo senso la storia della musica può dirsi un graduale sviluppo della dissonanza, sia per frequenza sia per maniera d'impiegarla. Difatti, da un lato la musica incomincia a svilupparsi a base di consonanze, e va tendendo sempre più, sino all'esclusione di consonanze, sulla dissonanza. Da un altro lato, mentre in una prima fase l'orecchio sentiva il bisogno di venir guidato, cioè di udire la nota più acuta dell'intervallo dissonante (la più percettibile) dapprima in un intervallo consonante, per poi accettarla come dissonanza, che in fine si risolveva su un'altra consonanza, in una seconda fase invece l'orecchio non ha più bisogno di tale guida e connette (e quindi gradisce) la dissonanza anche non preparata e non risolta. Sull'evoluzione del concetto e del senso della dissonanza v. consonanza; armonia.