distanza genetica
Misura delle differenze genetiche tra due individui o tra due popolazioni della medesima specie. Più in generale, indica la misura della differenza genetica esistente tra due taxa (organismi concreti distinti tra loro e nominati a livello di specie – Homo sapiens contro Homo neanderthalensis, oppure di genere – per es., Canis contro Vulpes, o di famiglia, o di ordine ecc.) espressa come probabilità di condivisione di uno stesso gene. Il concetto di distanza genetica scaturisce dall’approccio statistico all’evoluzione con cui una popolazione naturale è descritta in termini di frequenze dei differenti geni allelici presenti al suo interno in una data generazione. Questo approccio sincronico permette di confrontare tra loro due o più popolazioni (ma sempre prese a due a due), stimando se e di quanto le frequenze dei singoli alleli di un gene sono differenti da popolazione a popolazione. Nell’ottica diacronica della microevoluzione, le differenze di frequenze alleliche vanno ricondotte, gene per gene, alla sostituzione di un singolo allele da parte di un altro allele (per es., per mutazione) nel corso delle generazioni. La sostituzione allelica rappresenta, perciò, la quantità unitaria di evoluzione di una popolazione. Esistono differenti metodi di costruzione di stimatori della distanza genetica tra popolazioni; i vari indici condividono l’assunto che la distanza calcolata attraverso un locus sia indipendente da quelle calcolate impiegando altri loci genici. L’idea teorica sottostante è cioè che i geni evolvano in maniera indipendente. Indici molto noti sono quelli proposti dal genetista giapponese Masatoshi Nei: indice di Somiglianza di Nei e indice di Distanza di Nei. La distanza genetica è nulla (D=0) quando tutti gli alleli a tutti i loci saggiati hanno la stessa frequenza nella coppia di popolazioni studiate, essa aumenta (D>0) con il diminuire del numero di alleli in comune tra le popolazioni. Una volta ricavate, le distanze tra popolazioni possono essere immesse in una matrice (detta delle distanze) che può essere opportunamente trasformata in un grafico-diagramma ad albero (dendrogramma). In tal caso, i dendrogrammi sono forme di rappresentazione delle distanze genetiche tra le popolazioni; la fase successiva a quella di costruzione dei dendrogrammi, raggiunta con diverse procedure, consiste nel tentativo di risalire alle cause dei pattern osservati. (S. F.)