DISTILLAZIONE (XIII, p. 36)
La distillazione e la rettifica continuano a svilupparsi anche oltre il campo dei liquidi alcoolici, dove se ne ebbero le prime applicazioni, campo peraltro ancor oggi industrialmente importantissimo. Vi fanno ricorso, per esempio, le industrie dei prodotti petroliferi, quella della separazione in diversi costituenti dell'aria e dei gas tecnici, quella dei derivati del catrame e tante altre. I principi di funzionamento sono quelli esposti nel vol. XIII, p. 36; l'una e l'altra operazione si basano sul fatto che nelle miscele liquide la composizione dei vapori è generalmente differente dalla composizione del liquido: là dove in casi speciali cessa tale differenza non vi ha distillazione né rettifica.
Distilllazione. - Composizione del distillato in funzione della sua quantità rispetto a quella iniziale. - Nei casi normali, quanto più grande è la quantità di liquido distillato che si vuol ottenere, in confronto con la quantità inizialmente immessa nel lambicco, tanto più piccolo è l'arricchimento in componente volatile rispetto al tenore del detto liquido di partenza. Per una miscela di due liquidi si calcola facilmente come al crescere della quantità di distillato diminuisca il suo tenore in componente più volatile. Si devono conoscere a questo scopo i tenori di equilibrio in componente volatile nel liquido e nel vapore; l'equilibrio dev'essere a pressione costante: quella del lambicco. I detti tenori che risultano da tabelle o grafici del tipo delle figg.1, 3, 4, 5 del vol. XIII, p. 36 e segg., possono essere disposti in un diagramma nel quale l'ordinata y è il tenore di equilibrio nel vapore in funzione dell'ascissa x che indica il tenore nel liquido (fig.1). sia L il peso di liquido esistente nel lambicco all'inizio di un determinato tempuscolo, in capo al quale evapori la quantità dL; x sia il tenore di tale liquido in componente volatile al principio del tempuscolo. Si ammette che il tenore del vapore formatosi sia quello y di equilibrio col liquido. Si ha così il bilancio: Lx = (L - dL) (sc - dx) + dL y dal quale si ottiene l'equazione (di Rayleigh) tipica della tecnica distillatoria:
Poiché la funzione y (x) è nota almeno graficamente, l'equazione sí può integrare fra L1 iniziale ed L2 finale in maniera che per ogni sc1 iniziale e noto si abbia un tenore x2 finale funzione della quantità di liquido residuo L2. Si ha percio integrando:
Da calcoli del genere si ricavano le note curve di esaurimento del lambicco (fig. 2) talora presentate con varianti non sostanziali.
Principio della condensazione parziale del vapore. - Si rinforza talora l'effetto della distillazione provvedendo alla condensazione parziale del vapore. Se un vapore generato da una miscela liquida si porta a contatto con una superficie più fredda atta a sottrarre una certa quantità di calore, una parte del vapore si condensa. Im quantità condensata sarà più o meno grande a seconda della quantità di calore asportata dalla superficie fredda. Normalmente è il componente meno volatile a condensarsi di preferenza, cosicché il vapore che rimane incondensato si trova tanto più impoverito di componente meno volatile, ossia arricchito di componente più volatile, quanto più si sono asportate per condensazione parziale delle quantità meno ricche di componente più volatile. Questo aspetto dell'arricchimento per condensazione parziale del vapore si può rappresentare per una miscela binaria, in grafici detti curve di arricchimento uno dei quali, per la miscela acqua-alcool etilico, è dato dalla fig. 3.
In esso, k è il rapporto fra il peso del vapore uscente e quello del vapore entrante. Il valore k = 1 corrisponde evidentemente al caso che manchi ogni condensazione. Per ogni y1 (tenore in componente volatile del vapore entrante) e per ogni k scelto in relazione al voluto grado di importanza della condensazione si ha il tenore y2 del vapore uscente. Questo tenore cresce evidentemente col diminuire di k, ossin cresce con l'importanza della condensazione parziale.
Poiché l'arricchimento per condensazione parziale è in certo modo un easo inverso rispetto alla distillazione, ne risulta un criterio di calcolo analitico o grafico, analogo a quello già esposto. Qui si ammette però che in ogni punto il vapore si trovi a contatto con un liquido con esso in equilibrio, ossia che il fenomeno abbia uno schema analogo a quello índicato in fig. 4, mentre nei dispositivi in equicorrente e in controcorrente, rappresentati in fig. 5, i calcoli corrispondono meno bene alla realtà.
Sia dunque V la quantità variabile di vapore che attraversa in un dato tempo una certa sezione della superficie di raffreddamento (la quantità iniziale di detto vapore è V1 e quella finale V2). A contatto della successiva infinitesima parte di superficie una parte del vapore si condenserà in quantità dV. Se y era il tenore della quantità V, la piccola quantità condensata avrà il tenore x di equilibrio rispetto ad y; il vapore residuo si arricchirà passando al tenore y + dy; donde il bilancio:
dal quale si la un'equazione di tipo simile, che integrata fra V1 e V2; y1 e y2 dà
tale equazione si può utilizzare anche qui mediante un'integrazione grafica se i tenori di equilibrio non sono legati da una funzione analitica. La condensazione parziale o deflemmazione si pratica industrialmente in scambiatori di calore a serpentino, piastra tubiera ecc., però si ha deflemmazione, sia pur modesta, ovunque il vapore sollevatosi dal lambicco incontri una superficie più fredda; per es. negli antichi lambicchi "a testa di moro" o con lente deflemmatrice (fig. 6).
Rettifica. - Continua nella tecnica della rettifica il progresso della forme costruttive e delle basi di calcolo, dovute alla teoria non meno che ad osservazioni pratiche. Prima di illustrarli conviene esporre il principio della rettifica, considerando i dispositivi della fig. 7.
Una miscela liquida, per esempio di due componenti, stia bollendo nel recipiente A (fig. 7, a), dal quale si sollevino perciò vapori che attraversano il dispositivo B costituito da un qualunque sistema atto a suddividere il flusso del vapore e a porlo a contatto con un liquido che eventualmente vi discenda per gravità. Se immaginiamo che il dispositivo B contenga materiale secco ed alla stessa temperatura dei vapori che si alzano da A, il passaggio di essi attraverso B non ha effetto alcuno sulla loro composizione. Se invece B è più freddo dei vapori, si ha l'effetto di condensazione parziale. Ora, il principio della rettifica è attuato invece se la zona di contatto B è irrorata da una miscela liquida della stessa specie, ma più fredda del vapore che incontra e più ricca in componente volatile (fig. 7, b). Si verifica così un fenomeno avente due aspetti fra loro dipendenti e che costituisce il cardine dell'operazione di rettifica: 1) ai vapori salienti vien sottratto calore ad opera del liquido più freddo; perciò essi si condensano ricadendo in parte indietro; la parte che ricade è meno ricca in componente volatile rispetto al vapore entrato; perciò il vapore uscente non condensato dal sistema B si troverà assai più ricco in componente volatile di quand'era entrato dal disotto; 2) il liquido scendente su B si riscalda perché riceve il calore sottratto al vapore saliente; perciò libera dell'altro vapore che ha, al solito, contenuto in componente volatile ancor più elevato rispetto al liquido - già ricco - da cui proviene.
Il principio della rettifica può essere applicato ripetutamente collocando più sistemi di contatto B uno sopra l'altro (fig. 7, c). Il liquido di lavaggio (riflusso) dev'esser fatto piovere sul più alto dei dispositivi B; corrispondenti quantità di condensato cadono dal dispositivo B più basso. Essi cadono nella caldaia ove bolle il liquido sottoposto a rettifica e si generano i vapori - meno ricchi, ma più caldi - destinati a salire arricchendosi attraverso i successivi contatti.
Il liquido di riflusso vien prodotto in modo assai semplice: condensando il vapore uscente dall'alto della colonna, ossia dall'ultimo dei dispositivi B; infatti tale vapore è il più ricco di tutti e può perciò assumere la funzione sopra indicata. La condensazione occorrente per produrre il detto liquido di riflusso può avvenire in due maniere:1) parziale, ossia essere affidata ad un deflemmatore (fig. 8, a) che si limiti a condensare la sola quantità da restituirsi alla colonna come riflusso. Il vapore non condensato (ed arricchito da quest'ultima parziale condensazione) scende dal deflemmatore, va a condensarsi in un altro raffreddatore e costituisce il distillato finale che perciò, come si è detto, è più ricco del riflusso; 2) totale, nel qual caso esiste un condensatore (fig. 8, b) che abbatte tutto il vapore senza produrre perciò alcun arricchimento. Il riflusso ha la stessa composizione del distillato.
L'apparecchio di rettifica risulterà tanto più efficace quanto più intimo sarà il contatto fra liquido e vapore nei dispositivi B. A questo scopo sono adottate due disposizioni principali: il piatto di rettifica e la colonna a riempimento.
Il primo è sostanzialmente un gorgogliatore, attraversato dal basso in alto dal vapore che sale e dall'alto in basso dal liquido di riflusso che scende, precipitando dal piatto soprastante. Corrispondenti quantità di liquido sono poi asportate da un tubo di troppo pieno. Si cerca di far muovere il liquido sul piatto, incrociando secondo una traiettoria non troppo breve la corrente di vapore, il che si ottiene collocando in posizione non diametralmente corrispondente i tubi di troppo pieno di due piatti consecutivi (occorre d'altronde evitare che il piatto venga per così dire cortocircuitato, ossia attraversato dal liquido senza che questo sia stato adeguatamente a contatto col vapore).
Il contatto fra liquido e vapore può anche ottenersi se si lascia la pioggia liquida costituita dal riflusso distribuirsi minutamente alla superficie di un materiale inerte più o meno regolarmente suddiviso e che riempia il volume della colonna (per es. anelli di porcellana tipo Raschig o d'altra forma). Il velo liquido così distribuito sulla superficie è poi lambito dal vapore che sale. Qui lo scambio non è più concentrato in un gorgogliatore, o piatto, ma avviene con continuità lungo tutta l'altezza della colonna.
Distillazione e rettifica continue.- Così come sono state descritte, le operazioni di distillazione e rettifica sono discontinue, in quanto il liquido caricato in caldaia all'inizio si esaurisce con continuità mentre variano continuamente parecchi dei parametri che caratterizzano il funzionamento dell'apparecchio (tenori, temperature X ecc.). Nella grande industria processi del genere sono meno economici di quelli continui, a causa degli arresti per la carica e la discarica degli apparecchi, per la continua sorveglianza di regolazione, ecc.
Si può pensare a una distillazione continua realizzata mediante il dispositivo della fig. 9, a. Entra con continuità in caldaia un liquido avente tenore xe in componente più volatile. In caldaia bolle un liquido di tenore medio più piccolo scm, parte del quale viene asportato con pari continuità. Inoltre esce dalla caldaia un vapore di tenore y, che si suppone in equilibrio con scm, e normalmente più ricco. Trattasi di un dispositivo a funzionamento continuo, ma esso dà luogo ad un modesto arricchimento, limitato ad una porzione della differenza di tenori y e xe. Si può peraltro pensare a collocare in serie più dispositivi; i vapori provenienti dalle diverse caldaie possono poi essere o non essere riuniti (fig. 9: b).
Analoghi dispositivi potrebbero essere immaginati per la rettifica. La rettifica continua però si ottiene assai più efficacemente introducendo in un piatto intermedio il liquido di alimentazione ed estraendo dal fondo, che conserva sempre funzione di caldaia, il liquido esaurito. Nulla cambia al disopra del piatto di alimentazione (v. vol. XIII, p. 39, fig. 8). Questo è il tipo di apparecchio usato nella grande rettifica industriale. In certe industrie (alcoli e soprattutto petroli) possono aversi più prelievi intermedî.
Cenno ai calcoli inerenti alla rettifica. - Nella rettifica a piatti occorre cominciare col calcolo del numero di piatti necessario per ottenere un certo arricchimento. Un primo risultato di massima si ottiene con mezzi semplici ammettendo le seguenti ipotesi:
1) si ha equilibrio fra vapore uscente e liquido giacente su ogni piatto. In ogni piatto si ha perfetta miscela, onde il liquido che rifluisce in basso ha identica composizione di quello giacente sul piatto;
2) il calore di condensazione del vapore sui piatti è prevalente di fronte a tutte le altre poste del bilancio termico. Di più, tale calore di condensazione non varia apprezzabilmente col tenore della miscela (in realtà invece i componenti di questa possono avere calori di condensazione piuttosto diversi). Ammesso ciò, ogni quantità di vapore genera condensandosi uguale quantità di vapore sia pure di tenore differente cosicché la portata in vapore non cambia, a regime, lungo la colonna.
È facile dopo ciò dimostrare che esiste una relazione lineare fra il tenore in componente volatile del liquido che cade da un piatto a quello sottostante e il tenore del vapore coesistente con detto liquido ossia che sale dal piatto sottostante. Questa relazione si può rappresentare sul diagramma x, y già considerato, con una retta (di lavoro).
Per esempio, per quella parte della rettifica continua che sovrasta il piatto di alimentazione, oppure per la rettifica discontinua considerata in un breve tempuscolo si ha per un piatto qualunque: Portata del vapore saliente (V) = Portata del riflusso (R) + Portata del distillato sottratto in testa all'apparecchiatura (D). Secondo le già fatte ipotesi, V ed R sono costanti lungo tutta la colonna; D è del pari costante.
Un'analoga ipotesi vale per le quantità di componente volatile rispettivamente contenute nel vapore, nel riflusso e nel distillato, ossia è
dove xd è il tenore in volatile nel distillato; y ed x rispettivamente i tenori nel vapore e nel coesistente riflusso.
Sostituendo a V il valore R + D, dato dalla precedente relazione, dividendo e mettendo in evidenza il rapporto R/D = v. (rapporto di riflusso) si ha
equazione della retta "di lavoro" della parte superiore di una rettifica continua che vale anche, durante un tempuscolo, per la rettifica discontinua, ossia finché non cambino apprezzabilmente v e xd. Dopo ciò, se rappresentiamo contemporaneamente sul piano x, y, la curva di equilibrio e la retta di lavoro, è facile rappresentare graficamente i dati essenziali della rettifica (fig. 10, a) per es. discontinua.
Si parta per esempio dal tenore x1 del liquido bollente in caldaia. L'ordinata per xi incontra la curva di equilibrio nel punto1, avente ordinata corrispondente al tenore del vapore che si alza dalla caldaia. Questo vapore coesiste, nello spazio immediatamente al disopra della caldaia, col liquido che scende dal piatto più basso. Quindi sulla retta di lavoro vi sarà un punto 2 che avrà la stessa ordinata di 1 e una ascissa x2, misurante il tenore in volatile del liquido rifluente dal piatto più basso secondo la composizione media di questo. Da questo piatto si alzerà un vapore avente il tenore misurato dall'ordinata di 3; e così via via fino al punto 5 che rappresenta le condizioni dell'ultimo piatto e con la sua ordinata misura le condizioni del vapore che si solleva da questo e che, se condensato totalmente senza deflemmazione, dà luogo ad un distillato di uguale tenore.
Il numero teorico dei piatti è quello dei vertici della spezzata 1 2 3 4 5 giacenti sulla curva di equilibrio meno il primo che si riferisce alla caldaia, nel caso della figura si avrebbero due piatti.
Il criterio di calcolo suddetto si estende anche alle colonne a riempimento, previa determinazione in base a varî criterî, anche sperimentali, dell'altezza di riempimento equivalente al piatto teorico. Per questo tipo di apparecchi si hanno peraltro criterî di calcolo diretto (Kirschbaum).
Dalla suddetta equazione della retta di lavoro risulta che questa ha il coefficiente angolare
che cresce tendendo all'unità per elevati valori di v, ossia per elevati valori del riflusso; perciò per questi elevati valori, la retta risulta alquanto più ripida. Ma dal confronto grafico risultante dalla fig. 10, b si deduce che il numero di piatti occorrenti per giungere a un determinato arricchimento partendo da uno stesso tenore è tanto più grande, quanto meno è ripida la retta di lavoro, ossia quanto meno abbondante il riflusso. In questi casi si ha perciò una colonna di maggiori dimensioni ossia notevole costo di impianto e di ammortamento. Un riflusso meno abbondante significa in cambio minore spesa di calore per generare il vapore da ricondensare. S'intuisce come si possa cercare un rapporto di riflusso ottimo, tale cioè da dar luogo a un minimo costo complessivo. Il criterio è generale e si applica a varî tipi di rettifica.
Determinato il numero pratico di piatti, il calcolo di dimensionamento della torre prosegue con criterî in gran parte pratici. Per le forme costruttive si vedano quelle riportate al vol. XIII, p. 36 e segg. Le colonne di rettifica si sviluppano talora ad altezza anche di molte diecine di metri; i piatti sono anche in numero di 50, 100 e qualche volta di più. Allorché l'altezza delle colonne tende a diventare eccessiva, si può dividere una colonna in più parti sorgenti allo stesso livello, a patto di usare una pompa per il riflusso (fig. 11).
Nel frazionamento di miscele di più componenti (olî minerali grezzi, alcoli, ecc.) si impiegano molte colonne in serie, ossia una colonna viene alimentata col liquido esaurito o col distillato di quella precedente. Si hanno anche colonne con prese da piatti intermedî. In teoria, per separare nei casi normali tutti i componenti allo stato puro da una miscela ad n componenti, occorrerebbero n + 1 colonne; è noto però che dalla distillazione dei petrolî non si pretende di ottenere prodotti puri, ma ancora miscele di diversa volatilità.
Il riscaldamento della caldaia avviene nei piccoli apparecchi mediante doppî fondi o camicie percorse da vapore. Più usati nella pratica industriale sono i serpentini e, nelle grandi istallazioni, i riscaldatori a vapore a fascio tubiero, talora separati dalla caldaia vera e propria alla quale rimane la funzione di liberare il vapore dal liquido riscaldato. Talora la caldaia è munita di agitatore per liquidi molto viscosi.
È notevole l'analogia delle forme costruttive della rettifica con quelle dell'apparecchiatura di lavaggio dei gas. Anche i criterî di calcolo hanno grande generalità e si estendono ad altre apparecchiature della chimica industriale (assorbimento, lavaggio dei gas, estrazione, ecc.).
Economia del calore. - Nella distillazione e nella rettifica secondo i dispositivi elementari testé descritti, il bilancio termico può presentarsi gravemente oneroso. Nel caso della rettifica esso risulta tanto più oneroso quanto più ricco in componente volatile si desidera il prodotto finale rispetto a quello di partenza, perché occorre una ingente portata di liquido ricondensato come riflusso.
In apparecchiature industrialmente importanti, specie se a funzionamento continuo, si possono praticare recuperi di calore in diversi modi, che spesso si concretano nel preriscaldamento del liquido di alimentazione con un calore che altrimenti sarebbe perduto. La fonte di recupero è sovente il calore di condensazione del vapore uscente dalla colonna oppure il calore sensibile del liquido esaurito, al quale perciò si fanno percorrere appositi scambiatori che scaldano il liquido di alimentazione. È possibile, e spesso conveniente, ricorrere a mezzi di recupero basati sul principio termodinamico (pompa di calore, compressione del vapore) sottraendo ancora calore al vapore o al liquido esaurito uscenti, ma aggiungendo una ulteriore somministrazione di calore a spese di lavoro meccanico per raggiungere una temperatura tale da render possibile di ceder calore al liquido bollente in caldaia.
Piuttosto che agire direttamente sui vapori del prodotto da distillare, il che spesso non è pratico, si può ricorrere all'acqua come fluido intermedio: per esempio, facendo evaporare a pressione ridotta acqua del condensatore, comprimendo e perciò riscaldando il vapore così generato, ed inviandolo a ceder calore in caldaia. L'impiego di vapor d'acqua come fluido intermedio permette l'adozione di apparecchi statici (iniettori) al posto di compressori in movimento.
Si veda nella fig. 12 uno schema di recupero del calore perduto dal liquido esaurito.
Quando si rettificano aria o gas tecnici a bassissima temperatura per la produzione di ossigeno, azoto, idrogeno ecc., il prodotto della rettifica è successivamente impiegato in fase gassosa ed a temperatura ordinaria. Date le basse temperature raggiunte con spesa di lavoro meccanico, ha importanza qui recuperare le frigorie dei gas uscenti dalle colonne di rettifica. Ciò si realizza mediante scambiatori di calore basati sia sul principio dello scambio attraverso pareti tubolari, sia dello scambio previa accumulazione in recipienti pieni di materiale assoggettato ad alternative di riscaldamento e di raffreddamento, a spese, rispettivamente dei gas entranti e di quelli uscenti; tali alternative si ottengono mediante periodica manovra di valvole.
Distillazione molecolare.
La distillazione a pressione moderatamente ridotta (cosiddetta nel "vuoto") in certi casi non permette di operare senza alterare più o meno profondamente le sostanze trattate; invece la distillazione molecolare studiata nell'ultimo ventennio e perfezionata in questi ultimi anni per le grandi applicazioni industriali, permette di ovviare in gran parte al suddetto inconveniente. L'evaporazione in questo sistema avviene a temperatura limitata e sotto un vuoto elevatissimo.
Per comprendere l'aspetto sostanziale di quest'operazione, occorre ricordare che in un sistema liquido-vapore le condizioni di coesistenza sono determinate dal fatto che un certo numero di molecole abbandona con continuità lo specchio liquido per passare a far parte del vapore, mentre altre effettuano il passaggio opposto, ossia escono dal vapore per incorporarsi nel liquido.
Se però si captasse ognuna delle molecole provenienti dallo specchio liquido asportandola subito dall'atmosfera sovrastante il detto specchio, impedendo ad essa di ritornare comunque a contatto col liquido donde è partita, si otterrebbe la soppressione del flusso di molecole di ritorno nel liquido stesso. Detta captazione si potrebbe pensare eseguita, per esempio, mediante una superficie fredda, purché vicinissima allo specchio evaporante. Su tale superficie la molecola si condenserebbe e aderirebbe. Allora si avrebbe un passaggio unidirezionale di molecole dal liquido alla superficie fredda, a condizione beninteso che al liquido stesso venisse fornito il calore di evaporazione occorrente. La possibilità di realizzare questo principio dipende dal poter condensare ogni molecola entrata nel vapore subito dopo che abbia abbandonato il liquido, impedendole di incontrare, prima della superficie fredda, un'altra molecola della stessa specie o la molecola di un gas estraneo. Infatti se quest'urto si verificasse, la molecola sarebbe deviata dal suo cammino verso lo schermo freddo e riproiettata nel liquido. Si esige dunque che lo schermo freddo sia a piccolissima distanza dalla superficie evaporante per ridurre la probabilità di tali urti: a distanza più piccola della cosiddetta traiettoria media libera delle molecole evaporate, ossia del cammino medio che ogni molecola percorre prima di urtare contro un'altra.
Tale cammino medio è estremamente piccolo nei vapori a pressione normale o a vuoto ordinario, perciò detta condizione porterebbe a disegnare apparecchi non costruibili. Soltanto a rarefazione elevatissima (un decimillesimo di mm. di mercurio) detta distanza può essere di due o più centimetri e render così realizzabile l'apparecchio. È chiaro però che il liquido, pur essendo riscaldato, non deve giungere all'ebollizione, anche perché la superficie condensante non venga investita da schiume o gocce le quali passerebbero nel distillato pur avendo la stessa composizione del liquido di partenza.
Nella distillazione molecolare il vapore ovviamente non è in equilibrio di fase col liquido che non bolle, né si ha tensione di vapore stazionaria con la temperatura. Non si ha nemmeno temperatura fissa di distillazione per una data miscela e si può distillare a diverse temperature. Questa caratteristica richiede controlli della temperatura, del vuoto, ecc. più delicati di quelli della grossa distillazione industriale. Anche l'apparecchiatura è più delicata e costosa e di minore produttività riferita al costo e all'ingombro, benché negli ultimi anni si siano avuti progressi notevoli pur non essendosi esaurite le possibilità di perfezionamento.
La fig. 13 rappresenta un apparecchio isolato assai elementare (di vetro) atto a far parte, come distillatore molecolare, di una apparecchiatura comprendente numemse parti accessorie (preriscaldatori-degasatori, pompe a vuoto, ecc.). Dal condotto A entra il liquido da distillare, il quale scorre a velo verso il basso, aderendo alla parete esterna del tubo B, riscaldato all'interno, ed evapora nel modo detto. Ogni molecola di vapore va a condensarsi sulla superficie interna del tubo C che la condensa, perché è a sua volta circondata da un mantello refrigerante. Il distillato esce da D, il residuo da E. Il liquido deve essere preventivamente liberato da gas disciolti, nonché da componenti troppo volatili, per evitare che le rispettive molecole disturbino l'andamento del fenomeno urtando contro quelle dei componenti da distillare.
L'apparecchio descritto è in vetro e la sua produzione oraria è bassa anche per la scarsa quantità di liquido fluente a velo per gravità lungo il tubo B. Recentemente però si sono costruiti apparecchi di maggiore potenzialità, più atti al lavoro industriale nei quali la lamina liquida è ripartita da distributori a forza centrifuga costituiti da dischi o coni metallici riscaldati e rotanti. Così il costo dell'apparecchio è risultato non eccessivo rispetto al valore della produzione giornaliera. Il rotore può essere anche di 2-3 m. di diametro.
La distillazione molecolare, che è in fase di rapido perfezionamento e sviluppo, si applica ora a certe distillazioni di olî minerali, di grassi, di bitumi, di derivati dal catrame, nella produzione di vitamine solubili in grassi, della penicillina, ecc.
Bibl.: Q. Villa, Elementi di calcolo sulla distillazione frazionata, Milano 1946; id., Moderne distillerie, Milano 1947; G. Pastonesi, Elementi di calcolo di impianti industriali chimici, II, Milano 1944; E. Kirschbaum, Destillier- und Rektifiziertechnik, Berlino 1940; E. Berl, Chemische Ingenieurtechnik, III, Berlino 1935; Sherwood, Adsorption and Extraction, New York e Londra 1937. Per la distillazione molecolare: Fawcett, in Kolloidzeitschrift, I, 1939, p. 34; K.C.D. Hickman, in Industrial and Engineering Chemistry, XL, 1948, p. 16.